Cina, intercettate le chat di Skype

Decine di migliaia di sessioni di chat censurate, registrate e accessibili online. Ad innescare quello che appare come uno strumento di sorveglianza, la digitazione di parole sospette


Punto Informatico

Roma – Le conversazioni testuali degli utenti cinesi di Skype sono sotto controllo, come anche le conversazioni testuali di tutti i cittadini della rete che comunicano con utenti cinesi a mezzo Skype. TOM Online, il partner che ha introdotto Skype oltre la Grande Muraglia Digitale, conserva monumentali archivi con i dati di tutti coloro che hanno infarcito le proprie conversazioni di parole sospette.

Nart Villeneuve, ricercatore dell’Università di Toronto attivo in Open Net Initiaive e CitizenLab aveva rilevato con lo sniffer Wireshark anomali comportamenti del proprio client Skype. Ogniqualvolta digitasse imprecazioni come fuck, gli veniva segnalata una connessione HTTP con un server TOM Skype. Insospettito, ha visitato le directory verso cui puntava la connessione, un paio di tentativi a mezzo Python, poi l’impatto con i file decifrati. Si trattava di un’infinità di dati personali, milioni di record contenenti indirizzi IP, nomi, numeri telefonici, contatti di utenti Skype, numeri di carte di credito e intere conversazioni testuali intessute fra utenti corredate dai riferimenti per collocarle nel tempo.

Sono otto i server dedicati allo stoccaggio delle relazioni fra gli utenti TOM Skype, a quella che nel report dedicato all’indagine Villeneuve definisce “rete di sorveglianza”. In aggiunta, un server in cui sono raccolti gli SMS e uno contenente le conversazioni intrattenute dai netizen che frequentano gli Internet café, insieme ad una lista delle parole sensibili. Parole che, digitate dai netizen cinesi o da coloro che avessero conversato con loro per mezzo dei servizi TOM, fanno scattare l’oscuramento e segnano l’avvio del logging.

Villeneuve, che in passato si è occupato della censura cinese indagando sul comportamento dei motori di ricerca, non è rimasto sorpreso della lista delle parole chiave capaci di marchiare l’utente e innescare quello che al ricercatore appare come uno strumento di sorveglianza: Falun Gong, Tibet e Tiananmen rappresentano un segnale d’allarme per TOM. Lo stesso vale per il corrispettivo cinese di comunista, la parole più ricorrente nei messaggi bloccati, Giochi Olimpici, terremoto, latte in polvere e aggiramento di filtri, argomenti di conversazione per potenziali dissidenti. Sono parole contenute in quello che Villeneuve definisce keyfile, una lista cifrata inclusa nel client TOM-Skype, un elenco di parole messe al bando dalle finestre dell’applicazione.

Il contenuto dei server? 71237 indirizzi IP unici localizzati in 59 diversi paesi, ma concentrati per il 95 per cento in Cina, 44254 username, 166766 conversazioni. Skype ha sempre assicurato ai propri utenti il rispetto della privacy, ha promesso che il sistema di cifratura sarebbe rimasto inattaccabile nonostante i filtri imposti ai cittadini cinesi della rete e le apprensioni che il client VoIP ha suscitato presso le autorità. Ora dall’azienda cadono dalle nuvole e si prodigano in scuse: “La notte scorsa siamo stati informati che questa pratica ha subito delle modifiche senza che lo sapessimo o che garantissimo il nostro consenso e siamo estremamente preoccupati”. Skype ha segnalato a TOM la falla e si prevede che il partner cinese si adoperi quanto prima per rendere inaccessibili i dati accumulati sui server.

“Non possiamo per ora asserire che l’obiettivo sia la sorveglianza piuttosto che il filtraggio delle parole – spiega Villeneuve nel documento – in ogni caso sappiamo che, indipendentemente dal motivo per cui ciò avvenga, l’intero testo dei messaggi è stato raccolto e può essere usato per la sorveglianza”. Non è altresì possibile imputare al governo cinese la responsabilità del monitoraggio: se a puntare implicitamente il dito contro le autorità locali è una portavoce di Skype che rivela che “il fatto che sorveglino le comunicazioni dentro e fuori dal paese non sorprende nessuno”, è altresì noto che la Repubblica Popolare persegua le proprie strategie confidando nella timorata autocensura da parte degli attori della rete. Da TOM si limitano a ricordare che “come azienda cinese, ci adeguiamo alle leggi e alle regolamentazioni della Cina, paese in cui portiamo avanti i nostri affari”. Resta il fatto che 270 persone sono finite nei log di TOM per aver nominato la democrazia.

Gaia Bottà

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