Digital download, iPod e radio web. E’ in salute la musica indipendente

Se il mondo della major multinazionali va pian piano in frantumi, quello delle etichette indipendenti, piccole, agili, locali, alternative alla grande industria senza confini, sembra vivere una seconda giovinezza


(Repubblica.it) – di ERNESTO ASSANTE – IL MONDO della musica è molto cambiato negli ultimi anni, quelle certezze che sembravano assolute sono diventate oggi del tutto relative, molte verità non sono più tali, il mercato è stato rivoluzionato e ancora non si vede la fine di una crisi di vendite che è piuttosto la crisi del disco, del supporto registrato. Se il mondo della major multinazionali va pian piano in frantumi, quello delle etichette indipendenti, piccole, agili, locali, alternative alla grande industria senza confini, sembra vivere una seconda giovinezza.
E lo dimostra al Mei, il grande raduno delle case discografiche indipendenti che da molti anni si svolge a Faenza e che ieri sera ha portato a conclusione la sua edizione 2008. La vivacità di questa scena che un tempo avremmo definito “underground” ma che oggi invece opera alla luce del sole offrendo al grande pubblico innumerevoli occasioni di intrattenimento e cultura, è davvero straordinaria. Sono centinaia le etichette piccole e grandi che operano sul nostro territorio, che si muovono quotidianamente alla ricerca di nuove possibilità, che danno spazio ai nuovi talenti, che li sostengono e li producono e a Faenza ci sono tutte, ognuna con il suo piccolo spazio, le sue proposte, i suoi dischi e i suoi download, a rappresentare un universo che è quello in cui la musica italiana, quella vera, cresce e si moltiplica.
Non pensiate che si tratti di un raduno di “perdenti”, di una sagra dello sconosciuto, di una festa dedicata a quelli che “non ce la faranno mai”. No, al Mei c’è la vera musica italiana, quella che tutte le sere prende vita in club e sale da concerto, in migliaia di locali e di piazze, di centri sociali e di pub, la musica fatta da chi ama la musica e che di musica vuole e desidera vivere. Certo, le cose non sono facili in un mercato come quello italiano, dove già in passato si vendevano pochi dischi e oggi se ne vendono ancor meno. Ma sono proprio le piccole “indie” a muoversi con maggior velocità e intelligenza verso il “nuovo che avanza”, verso il digital download, verso gli iPod e le radio via Internet, verso tutto quello che consente a una piccola etichetta locale di rompere il muro dell’indifferenza, di saltare a piedi pari lo scoglio delle grandi radio, di rendere inutile la mega distribuzione.
La nuova musica e il nuovo mercato, insomma, sono state di scena a Faenza in questi tre giorni, in una fiera affollatissima, tra mille suoni e mille parole. Del resto i numeri parlano chiaro: 400 artisti, 33 espositori, 100 incontri, moltissimi concerti, chiusi questa sera dal concerto di Remo Anzovino e dall’eccellente rappresentazione di “Epta”, l’ultima opera del maestro Nicola Piovani.
Non è un mercato di alternativi fricchettoni che sognano ancora un mondo che non arriverà mai, le etichette indipendenti italiane sono gestite in maniera intelligente da giovani e meno giovani che amano la musica, che pensano al loro business senza dimenticare gli artisti e il pubblico, che cercano di conciliare la novità delle proposte con la necessità di avere successo.
E infatti è da questo mercato indipendente che sono arrivate negli ultimi anni le novità più curiose della musica italiana, dai Subsonica agli Afterhours, dai Baustelle a Caparezza, ma anche personaggi di grandissimo successo come Elisa e i Negramaro.
Giordano Sangiorgi, che instancabilmente da molti anni prova ad accendere i riflettori del sistema dell’informazione su questa straordinaria e importantissima realtà del mercato musicale italiano è soddisfatto, l’edizione che si conclude questa sera ha dimostrato ancora una volta che la musica indipendente italiana è in ottima salute, che gruppi e solisti hanno idee e progetti in grande quantità, che sia rap o canzone, rock o folk, musica d’avanguardia o dance, la musica sta entrando in una fase nuova, ricca di incognite ma anche di grandi possibilità, un futuro dove le major forse conteranno di meno, o magari non penseranno più di essere onnipotenti, e dove le piccole, agili, creative etichette indipendenti, continueranno a portare al successo giovani talenti trovati nelle mille strade musicali d’Italia.

(30 novembre 2008)

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