Digitale terrestre, Quarta Conferenza organizzata da DGTVi. CNT-Terzo Polo: hanno parlato solo i monopolisti

Il CNT Terzo Polo Digitale intende iniziare la battaglia nell’ambito delle task force, dei tavoli tecnici, del CNID, in cui si discute il passaggio al digitale


Comunicato CNT-Terzo Polo

Si è tenuta il 20 e 21 gennaio u.s. la Quarta Conferenza sul digitale terrestre organizzata da DGTVi, l’associazione che rappresenta i broadcasters e che ha celebrato il successo della transizione al digitale in Sardegna, il calendario dello switch off (lo spegnimento dei canali analogici e la contemporanea attivazione dei canali digitali) nelle varie regioni fino alla completa transizione prevista per il 2012. DGTVi ha comunicato con grande clamore la costituzione della nuova piattaforma satellitare TIVU’ SAT su cui opereranno i broadcasters del digitale terrestre in evidente competizione con Sky. Grande successo della Conferenza anche se noiosa, ripetitiva e banale negli interventi, nella sontuosa sede dell’Auditorium Parco della Musica a Roma. Tutto bene allora? Niente affatto. Si è trattato della celebrazione dei “soliti noti” del monopolio pubblico e privato Rai – Mediaset già pronti a ripetere ed anzi ad ulteriormente consolidare il monopolio anche nel DTT. Il CNT Terzo Polo Digitale, l’associazione che raccoglie gli editori ed i broadcasters indipendenti e nata dalla fusione tra CNT Coordinamento Nazionale Televisioni e Terzo Polo, storiche associazioni delle televisioni indipendenti fin dagli anni ‘80, non ci sta e intende guastare la festa. In primo luogo non è vero che il passaggio al digitale in Sardegna sia stato un successo. Non si contano le proteste di utenti e cittadini per la cattiva o addirittura mancata ricezione dei programmi televisivi in molte aree, in pratica se si esce dalle città capoluogo i canali in digitale sono difficilmente ricevibili e le proteste ormai arrivano a raffica dagli enti locali, dagli amministratori e dagli stessi vertici della Regione Sardegna. I problemi sono prevalentemente di natura tecnica e prima o poi verranno risolti. Ciò che invece non può essere risolto a livello tecnico è l’abuso di posizioni dominanti di Rai e Mediaset dopo che Telecom ha dichiarato a mezzo del proprio amministratore delegato, nel corso della stessa Conferenza, di essere interessata alla IPTV e solo marginalmente al digitale terrestre. A processo concluso Rai e Mediaset potranno contare su quasi cento canali pur con la condizione di fittare a terzi il 40% della capacità trasmissiva. Questa riserva è solo l’ultima trovata furbesca per confermare il monopolio, creare barriere insuperabili all’ingresso e al tempo stesso prendere in giro l’opinione pubblica ma soprattutto la Comunità Europea, facendo credere che in Italia esista un sistema pluralistico. Anche il più sprovveduto operatore sa bene che pochi canali gestiti da terzi e per giunta divisi su vari mux non potranno competere con la potenza di fuoco di Rai e Mediaset con i circa cinquanta canali a testa che controlleranno. Il CNT Terzo Polo Digitale ritiene quindi di dover contestare i risultati della Conferenza sul digitale terrestre precisando innanzitutto che esiste un’altra associazione che raccoglie e rappresenta i broadcasters digitali e tanto più importante è la funzione di questa associazione, quanto più si riconosce la dimensione elefantiaca, invasiva e protezionista dell’associazione promossa da Rai e Mediaset. La nuova piattaforma satellitare TIVU’ SAT, guarda caso, avrà il presidente espresso dalla Rai e l’amministratore delegato (quello che conta!) da Mediaset. Il CNT Terzo Polo Digitale intende ora iniziare la battaglia proprio nell’ambito delle task force, dei tavoli tecnici, del CNID, in cui si discute il passaggio al digitale. Finora le decisioni sono state assunte sulla base di accordi presi al di fuori dei tavoli stessi, con la benedizione o quantomeno la benevola assenza del MSE e dell’Agcom. Intanto Retecapri, unica rete nazionale indipendente con i due mux che ha richiesto e che le spettano, intende assumere tutte le iniziative anche nelle sedi giudiziarie per contrastare il monopolio in nome di una partecipazione effettivamente pluralista al nuovo scenario televisivo.

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