Entro 10 anni l’oloTv sugli scaffali

Ricercatori dell’Università dell’Arizona lavorano al suo perfezionamento. Prima monocromatica, ora con più colori. Prima un piccolo quadrato, ora un display più grande. L’olotivù cresce


Punto Informatico

Roma – L’Università dell’Arizona ha fatto altri due passi avanti nel campo della riproduzione olografica, grazie ai quali qualcuno ritiene ancora più vicino il “vero” entertainment tridimensionale, capace un giorno di spazzar via tutto quello che fin qui è stato 3D.

Il gruppo di ricerca che ci lavora, rispetto al passato, è cresciuto: al dottor Nasser Peyghambarian si sono aggiunti altri studiosi e ora sono in 10 ad occuparsene. I primi risultati non si sono fatti attendere: “Ciò che stiamo realizzando ora, è un profondo miglioramento del modello concettuale. Se prima avevamo utilizzato un solo colore, ora ne abbiamo tre. La volta scorsa il display era quadrato, da 4 pollici. Ora stiamo lavorando su un display grande all’incirca quanto quello di un computer”, racconta a CNN il dottor Peyghambarian.

Il rinnovato ottimismo non deriva dalla possibile commercializzazione, ancora di là da venire, ma da un significativo step evolutivo proprio in quei dettagli che tengono lontani i display olografici dal poter essere fabbricati in grandi serie e impiegati dal grande pubblico. Chi legge Punto Informatico ricorda che l’Ateneo dell’Arizona non è nuovo agli studi, proprio in questo settore: all’inizio dell’anno il gruppo di studio, sempre capitanato da Peyghambarian, aveva portato a “soli” tre minuti il tempo necessario a cancellare dalla memoria un’immagine olografica monocromatica: un tempo ancora lungo, ma il lavoro iniziava a prendere di mira uno dei principali ostacoli, costituito dal refresh.

Resta ancora netta, dunque, la percezione di un tempo – che gli studiosi stimano in diversi anni, forse tra i cinque e i dieci – prima di poter dire “è fatta”. E non mancano gli scetticismi: Justin Lawrence, lettore di Ingegneria Elettronica presso la Bangor University, è convinto che i “piccoli” passi fatti sinora non lascino molto alla speranza. “Un conto è dimostrare qualcosa in laboratorio, e un altro è riuscire a produrla commercialmente in modo abbastanza economico da essere distribuita al grande mercato”, dice Lawrence.

Tra gli elementi che ostano allo sviluppo di questa tecnologia vi è la scarsezza di finanziamenti: una circostanza che ad ogni piccolo passo avanti potrebbe cambiare aspetto ma, al momento, ad aprire il borsellino sono pochi. Lo sta facendo il governo giapponese, che spinge con vigore nello sviluppo del tridimensionale, della TV a realtà virtuale ed altri settori simili: il Ministro per le Comunicazioni giapponese vorrebbe vedere questa tecnologia sul mercato per il 2020.

Eppure, come ben sanno i lettori di Punto Informatico, ormai la velocità evolutiva della tecnologia è inarrestabile. Dunque, è possibile avere sorprese in qualsiasi momento, in qualsiasi campo tecnologico, compresa l’olografia, anche domattina: non resta che darsi appuntamento alla prossima smentita sulla Legge di Moore.

Marco Valerio Principato

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