I.A., il Senato approva il Ddl delega: tutela del copyright, reato di deepfake ed attenzione ai giornalisti.
Con 77 voti favorevoli, 55 contrari e 2 astenuti, il Senato ha approvato in via definitiva il disegno di legge delega al Governo sull’intelligenza artificiale, che diventa così legge dello Stato.
Si tratta di un provvedimento articolato in 28 articoli, destinato a incidere in maniera significativa sul rapporto tra tecnologie emergenti, diritti fondamentali e mondo dell’informazione.
Sintesi
Il Senato ha approvato in via definitiva il Ddl delega sull’intelligenza artificiale (77 voti favorevoli, 55 contrari, 2 astenuti), che diventa legge dello Stato.
Il provvedimento, articolato in 28 articoli, stabilisce principi generali per ricerca, sviluppo e applicazione della I.A., puntando a un utilizzo “corretto, trasparente e responsabile” in chiave antropocentrica. L’obiettivo è cogliere le opportunità economiche e sociali, vigilando al tempo stesso sui rischi per diritti fondamentali, occupazione, gestione dei dati e pluralismo informativo.
Particolare attenzione è riservata al diritto d’autore e al lavoro giornalistico. Per la Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana), “la I.A. non può sostituire i giornalisti in carne ed ossa” ed occorrono regole per garantire un uso etico e la difesa dei diritti rispetto a piattaforme “con la potenza di Stati sovrani”.
Il sottosegretario all’Editoria Alberto Barachini ha espresso soddisfazione, evidenziando l’introduzione del reato di deepfake, “più che mai necessario”, e il rafforzamento della tutela del copyright per il settore editoriale e creativo.
La legge, che si colloca accanto all’AI Act europeo, adotta un approccio “a maglie larghe”: i principi sono fissati ora, ma i decreti attuativi definiranno i dettagli operativi. Qui si giocherà la sfida più delicata: bilanciare innovazione e sicurezza senza accrescere le disuguaglianze o rafforzare il potere delle big tech.
Un quadro di principi: antropocentrismo e responsabilità
La nuova legge detta i principi generali in materia di ricerca, sperimentazione, sviluppo, adozione ed applicazione di sistemi e modelli di I.A. La filosofia alla base è quella di un utilizzo “corretto, trasparente e responsabile”, in linea con una visione dichiaratamente antropocentrica della tecnologia.
Obiettivo duplice
L’obiettivo è duplice: da un lato cogliere le opportunità offerte dalla I.A. in ambito economico e sociale, dall’altro garantire un sistema di vigilanza efficace sui rischi potenziali: dall’impatto sui diritti fondamentali alle ricadute in termini occupazionali, dalla gestione dei dati sensibili fino agli effetti sul pluralismo informativo.
La posizione dei giornalisti: la I.A. non può sostituire le redazioni
Il tema più caldo per il settore editoriale resta quello della tutela del diritto d’autore e della professionalità giornalistica. “Certamente uno degli aspetti più interessanti della legge italiana sull’intelligenza artificiale è costituito dagli argini posti a tutela del diritto d’autore e dei giornalisti che producono contenuti originali e di qualità. Per la Fnsi, la I.A. non può sostituire i giornalisti in carne ed ossa“, osserva Alessandra Costante, segretaria generale della Federazione nazionale della stampa italiana.
Posizione netta
Una presa di posizione netta, che riconosce il potenziale della I.A. come strumento di supporto, ma al tempo stesso segnala il rischio di uno scivolamento verso un modello di informazione disintermediata e standardizzata, incapace di garantire qualità e verifica delle fonti.
Regole chiare per tutelare i diritti degli umani
“Ora – aggiunge – servono regole, anche all’interno del mondo dell’informazione, non solo per un uso etico dell’intelligenza artificiale, ma anche per aiutare i giornalisti a far valere i propri diritti nei confronti di piattaforme che hanno la potenza di Stati sovrani”.
Rapporto tra piccole e medie imprese editoriali e big tech
Parole che riportano al centro il rapporto asimmetrico tra piccole e medie imprese editoriali e i colossi globali del digitale, spesso in posizione dominante nel mercato della distribuzione dei contenuti.
Il nodo deepfake e la protezione del copyright
Il sottosegretario all’Editoria, il giornalista Alberto Barachini, ha accolto con soddisfazione l’approvazione del provvedimento, ponendo l’accento sui due aspetti di maggiore impatto per il comparto: l’introduzione del reato di deepfake e il rafforzamento della tutela del copyright.
Proteggere l’informazione
“La straordinaria rivoluzione dell’intelligenza artificiale ha bisogno di argini per far correre il cambiamento in sicurezza e grazie al lavoro del governo adesso sono in vigore misure adeguate per proteggere i cittadini dai rischi connessi“, ha dichiarato Barachini.
La pericolosità della manipolazione digitale di immagini, audio e video
Il sottosegretario ha ricordato come il reato di deepfake sia “più che mai necessario” anche “a fronte degli ultimi gravi fatti di cronaca”. Una sottolineatura che evidenzia la crescente pericolosità della manipolazione digitale di immagini, audio e video, non solo come minaccia alla privacy individuale, ma anche come fattore di destabilizzazione sociale e politica.
Equo compenso
Allo stesso tempo, Barachini ha posto l’accento sul “rafforzamento della tutela del copyright a protezione del mondo editoriale, giornalistico e creativo, una tutela prevista anche dalle norme europee”.
L’alimentazione della I.A. da parte dell’editoria senza riconoscimento economico
Un passaggio che si collega direttamente alle rivendicazioni degli editori, da tempo preoccupati per l’uso massivo di contenuti giornalistici da parte di piattaforme tecnologiche senza un ritorno economico adeguato. Tema su cui questo periodico ha lanciato ripetuti allarmi.
Una governance condivisa: il ruolo della Commissione I.A.
Il sottosegretario ha espresso “massimo apprezzamento al presidente del Consiglio per aver voluto segnare la via italiana all’intelligenza artificiale” e ha ringraziato il presidente della Commissione I.A. per l’Informazione, padre Paolo Benanti, insieme a tutti i commissari, “per il proficuo contributo al testo normativo e per l’analisi, che continuano a portare avanti con l’evolversi della tecnologia”.
Monitoraggio costante
Un riconoscimento che rimarca la necessità di un monitoraggio costante: le norme approvate oggi rischierebbero di diventare rapidamente obsolete se non accompagnate da un’attività di aggiornamento e valutazione continua.
Una legge “a maglie larghe”: opportunità e rischi
Con la traduzione in legge del Ddl delega sulla I.A., l’Italia si colloca tra i Paesi europei che stanno tentando di anticipare la regolamentazione delle tecnologie emergenti, affiancando il quadro comunitario in via di definizione (AI Act). L’approccio “a maglie larghe” della legge – basato su principi e non su regole prescrittive – rappresenta da un lato un vantaggio, perché consente adattamenti rapidi, dall’altro una criticità: sarà infatti il Governo, attraverso decreti attuativi, a stabilire i dettagli applicativi. Qui si giocherà la partita più delicata: bilanciare innovazione e sicurezza, senza trasformare le opportunità della I.A. in un ulteriore terreno di disuguaglianze o in un’occasione di concentrazione del potere nelle mani di pochi operatori globali.
Tra regolazione e mercato
La nuova legge italiana sull’intelligenza artificiale non è soltanto un passo tecnico, ma un atto politico e culturale. Come osservato dalla Fnsi, la questione non riguarda solo la sostituibilità del lavoro giornalistico, ma la difesa di un’informazione libera, verificata e pluralista. Allo stesso tempo, la soddisfazione di Barachini e l’enfasi sul deepfake e sul copyright segnalano una direzione chiara: quella di proteggere cittadini, imprese e creatività, provando a contenere i rischi senza frenare l’innovazione.
Massima attenzione al processo in corso
“Avere la massima attenzione sul processo in corso, consente di ridurre i pericoli e valorizzare le opportunità attraverso i possibili vantaggi dell’intelligenza artificiale in ogni ambito a favore di persone e imprese”, ha concluso il sottosegretario. La vera sfida, però, inizia ora: trasformare principi generali in strumenti concreti, efficaci e aggiornati, capaci di reggere l’urto di una tecnologia che evolve più velocemente di qualsiasi iter legislativo.
Il testo
Qui il testo del Ddl approvato ma non ancora pubblicato. (A.N. per NL)













































