Intercettazioni, giornalisti: l’Ordine non disporrà la sospensione dei colleghi dalla professione. Fnsi: possibile uno sciopero

“Non saremo strumento per applicare la pena accessoria della sospensione a una norma già sconcertante che prevede, con meccanismi non ben valutati dal governo, una compressione inaccettabile del nostro dovere”


da Odg.mi.it

L’Ordine dei giornalisti non rispetterà la norma del disegno di legge del governo – ove fosse approvata dal Parlamento – che dispone la sospensione “dal servizio o dall’esercizio della professione fino a tre mesi” del giornalista che pubblicherà atti di indagine preliminare, ove sia evidente il pubblico e legittimo interesse dei cittadini a conoscere la verità.

“Non saremo strumento per applicare la pena accessoria della sospensione a una norma già sconcertante che prevede, con meccanismi non ben valutati dal governo, una compressione inaccettabile del nostro dovere di mettere i cittadini in condizione di conoscere la verità – spiega il segretario del Consiglio nazionale dell’Ordine, Enzo Iacopino – Non si tratta di un atto di ribellione, ma della consapevolezza che un Ordine professionale come il nostro ha l’obbligo, prima di tutto, di rispettare il diritto costituzionale dei cittadini ad essere informati, in maniera piena e veritiera, con equilibrio, onestà e rispetto rigoroso delle persone, anche di quelle direttamente coinvolte in vicende di interesse pubblico. La norma, per di più, così come è concepita – imponendo che la sanzione accessoria sia comminata “entro 30 giorni” – viola diritti elementari di difesa che anche i cittadini giornalisti possono rivendicare. L’auspicio è che il governo, ancor prima di un intervento riparatore del Parlamento, valuti tutte le conseguenze di misure che trasmettono la sensazione non già che si vogliano tutelare i diritti dei singoli, che vanno garantiti a tutti anche quelli oggetto diretto delle indagini, ma che si punti a sottrarre ai cittadini elementi importanti di conoscenza di ciò che accade nella società”.

Anche Giunta Fnsi, Ordine e Unione Cronisti, in riunione congiunta, hanno preso in esame, ieri, il caso delle intercettazioni. I giornalisti italiani, uniti, confermano la loro opposizione a qualsiasi progetto che limiti la possibilità di informare i cittadini sui fatti di cronaca giudiziaria e sulle indagini della magistratura, come si profila con il disegno di legge sulle intercettazioni presentato dal Governo. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l’Ordine dei Giornalisti, con la partecipazione dell’Unione Nazionale Cronisti Italiani, hanno costituito un Comitato per gestire l’emergenza e rispondere con tempestività, e nelle proporzioni di volta in volta necessarie, alla portata delle iniziative che si delineano contro il diritto all’informazione, man mano che assumeranno rilievo. Nella riunione straordinaria della Giunta Federale allargata ad Ordine e Cronisti è stato deciso perciò anche di dichiarare lo sciopero, se necessario per più giorni, ed altre iniziative d’intesa anche con Fieg, per comunque contrastare con i migliori strumenti comuni disponibili “l’intercettazione della libertà di cronaca”. Ai direttori di tutte le testate parte un appello ad informare costantemente l’opinione pubblica sui pericoli che si stanno correndo. Questa è la prima misura civile di protesta. E’ necessario infatti che l’opinione pubblica si faccia sentire e che il Parlamento comprenda bene quanto sia importante evitare orrori costituzionali, contrasti con le convenzioni internazionali e per correggere in tempo scelte che appaiono gravemente sbagliate e lesive dell’interesse generale. Quella della tutela della privacy, se restassero confermate le indiscrezioni sul testo del ddl (ancora misterioso) appare sempre più una scusa. Nessuno vuole devastare la vita delle persone pretendendo di poter fare informazione scorretta, o scandalistica, per partito preso. Se qualche cialtroneria c’è stata o ci sarà, come capita in tutte le attività umane, questa va perseguita. Ma è impensabile cancellare con norme di legge il diritto dei cittadini a sapere fatti determinanti per la propria vita, individuale o collettiva, spesso contenuti negli atti di indagini giudiziarie, che se coperte per un tempo infinito dal segreto non impedirebbero il protrarsi di danni irreparabili per le persone. Si pensi ai cittadini truffati nella vicenda Parmalat, ai malati usati come merce da cui trarre profitto e talvolta devastati per sempre nella loro salute, fino allo scandalo del calcio truccato. Fatti, questi, che non si sarebbero potuti conoscere per tempo, e quindi correggere, fino alla prima udienza pubblica (nella giustizia italiana spesso ci vogliono anni) come vorrebbero le indiscrezioni sul ddl circolate in questi giorni, che sanzionerebbero la pubblicazione fino a tre anni di galera per i giornalisti. La Fnsi, l’Ordine dei Giornalisti e l’Unci (Unione Cronisti) sono pronti ad azioni diversificate, e di immediato impatto pubblico, per evidenziare la protesta e l’impegno ad un’informazione aperta e corretta, consapevoli che queste iniziative non saranno di breve durata. Sarà anche sviluppato un collegamento diretto con i cittadini, con le associazioni più rappresentative della società civile, con gli esponenti del diritto costituzionale e sarà richiesto ai Presidenti delle Camere ed ai gruppi parlamentari un urgente incontro, non appena il Governo avrà depositato il suo provvedimento. All’Esecutivo, tuttavia, viene rilanciato un appello forte perché modifichi radicalmente il testo del ddl già prima di presentarlo alle Camere.

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