OTT. Streaming globale: crollo del 24% delle commissioni scripted tv nella prima metà del 2025. La fine del peak TV? E’ l’effetto gigantismo

scripted tv

Dopo anni di bulimia produttiva, gli streamer globali tagliano gli investimenti per la scripted tv (il macrosistema della fiction televisiva): il primo semestre 2025 segna un calo senza precedenti, con impatti differenziati per piattaforma e area geografica. E’ il segnale della fine della peak tv, la televisione on demand dai cataloghi sterminati, incessantemente alimentati.

Sintesi

Secondo una elaborazione di Ampere Analysis, nei primi sei mesi del 2025 le principali piattaforme globali di streaming video hanno ridotto del 24% le commissioni di contenuti scripted tv, passando da 318 a 242 titoli.
Un trend che sembra segnare la fine (peraltro prevista) della peak TV, conseguenza di un gigantismo senza freni delle piattaforme OTT e l’inizio di una fase di razionalizzazione, in cui costi elevati, incertezza economica, nuove tariffe sulle produzioni e gli strascichi degli scioperi di Hollywood, spingono verso modelli più sobri e selettivi.
Netflix ed Apple hanno limitato i tagli, mentre Amazon Prime Video ha più che dimezzato gli ordini, soprattutto in Asia-Pacifico. L’Europa occidentale ha subito un forte ridimensionamento (al contrario però dell’America Latina che cresce del 17%).
Per gli analisti, si tratta di una mutazione strutturale dell’industria audiovisiva, che ora dovrà bilanciare innovazione creativa, sostenibilità economica e diversificazione regionale.

Scripted Tv giù di un quarto rispetto all’anno precedente

Un dato che segna un punto di svolta: nel primo semestre 2025 le sei principali piattaforme di streaming video on demand mondiali – Apple TV+, Amazon Prime Video, Disney+, HBO Max, Netflix e Paramount+ – hanno ridotto drasticamente le commissioni di contenuti originali scripted tv, registrando un calo generale del 24% rispetto all’anno precedente.

L’analisi Ampere

A certificarlo è un’analisi dell’istituto di ricerche britannico Ampere Analysis, che mostra come da gennaio a giugno 2025 siano stati ordinati 242 titoli, contro i 318 del 2024.

Fine della bulimia della peak Tv

Un dato che non può essere letto come una semplice oscillazione congiunturale. Il trend racconta, infatti, la trasformazione di un modello di business, che passa dalla bulimia della peak TV (la tv dei cataloghi sterminati, sempre in crescita) ad una nuova fase improntata a selettività e contenimento dei costi.

Cosa significa scripted Tv e perché è importante

Con scripted tv (o scripted content) si intendono i programmi televisivi (lineari od on demand) su una sceneggiatura: serie tv, film per la televisione, sitcom, drammi storici, crime e thriller, fantasy, fantascienza. In altre parole, tutto ciò che presuppone scrittura, pianificazione e messa in scena. Sono esclusi quindi i contenuti unscripted, ossia i format di intrattenimento come reality, talent show, talk show, quiz, docu-serie, sport o eventi live.

Perché la scripted tv è cruciale

Il segmento scripted è cruciale per le piattaforme di streaming perché rappresenta il principale driver di abbonamenti (un nuovo “grande titolo” spinge le sottoscrizioni), ma richiede investimenti elevatissimi, con budget per singola serie spesso paragonabili a quelli cinematografici, creando library di lungo termine che alimentano fidelizzazione e licensing secondario. Il crollo delle commissioni scripted segnala quindi un cambio strutturale nella strategia delle piattaforme.

Un calo molto più netto rispetto alla TV tradizionale (lineare via etere e via cavo)

Il dato Ampere colpisce perché il calo delle commissioni scripted tv da parte delle piattaforme è tre volte superiore a quello registrato dall’industria televisiva nel suo complesso (quindi lineare e via cavo), che nello stesso periodo ha segnato un più contenuto -8%.

Maggiore stabilità produttiva del broadcasting rispetto all’OTT globale

Ciò significa che i broadcaster tradizionali, pur sotto pressione, hanno mantenuto un ritmo produttivo più stabile, mentre lo streaming – fino a ieri motore della crescita esponenziale dei contenuti originali – ha premuto con forza sul freno.

Le performance delle singole piattaforme

Va però detto che il quadro non è uniforme: Netflix ed Apple TV+ hanno limitato i tagli, con un calo rispettivamente del 6% e del 4%; due approcci diversi ma accomunati da una maggiore capacità di gestione del portafoglio.

Netflix ed Apple

Netflix, nel dettaglio, beneficia della sua scala globale, mentre Apple di una strategia più mirata e di budget meno dipendenti dagli abbonamenti.

Amazon ha sofferto di più

Amazon Prime Video, invece, appare come il player che più ha sofferto, con una contrazione superiore al 50% nelle commissioni, soprattutto in Asia-Pacifico (APAC), dove l’India – uno dei mercati più competitivi e promettenti – ha visto dimezzarsi gli investimenti.

Disney+, HBO Max e Paramount+

Disney+, HBO Max e Paramount+, per parte propria, si trovano in una fase intermedia, ma anch’esse hanno ridotto sensibilmente i volumi, riflettendo le difficoltà finanziarie dei rispettivi gruppi (dalla ristrutturazione del debito Warner Bros. Discovery alle strategie di razionalizzazione di Paramount).

Divergenze regionali: chi scende e chi sale

Le dinamiche regionali mostrano una geografia in evoluzione: l’Europa occidentale è la macro-area più penalizzata, con un crollo del 44%, che ha colpito in particolare il genere crime & thriller, storicamente trainante per il pubblico locale. In Asia-Pacifico, il calo è stato del 52%, con un epicentro in India, mentre Stati Uniti e Canada hanno mantenuto la stabilità con 95 titoli, in linea con il 2024.

America Latina in controtendenza

Per contro, l’America Latina, sorprendentemente, ha segnato un +17%, confermando la tendenza di quest’area a diventare nuovo polo di crescita creativa ed economica per i global streamer, complice un evidente rapporto costi/produzione più favorevole.

Le ragioni del rallentamento: la fine della peak TV

Negli ultimi dieci anni, i servizi streaming mondiali hanno ampliato la produzione scripted tv per differenziarsi e conquistare quote di mercato. Ma il peak ha portato a un’offerta sovrabbondante, spesso non sostenibile in termini di ritorno sugli investimenti. Cosicché, oggi, la parola d’ordine è razionalizzazione.

Incertezza economica globale, politiche fiscali e commerciali

Timori di recessione, inflazione e tassi di interesse elevati spingono le aziende dei media a ridurre i rischi e preservare liquidità. Mentre, le nuove tariffe introdotte dagli Stati Uniti sulle produzioni internazionali hanno disincentivato i progetti cross-border, frenando temporaneamente la pipeline. Così, dopo un tentativo di recupero in aprile, maggio 2025 ha visto un nuovo tonfo.

Strascichi degli scioperi di Hollywood (2023)

Il fermo di sceneggiatori ed attori ha generato ritardi produttivi ed un arretramento nelle commissioni, con effetti che ancora oggi si riverberano sulle line-up. D’altra parte, come detto, ogni produzione scripted tv è un investimento multimilionario.

Licensing di library

In un contesto di crescente competizione, anche con il ritorno in auge del licensing di library esistenti, molti operatori preferiscono ridurre il rischio e puntare su contenuti già testati.

Prospettive per il secondo semestre 2025

Ampere sottolinea che la seconda parte dell’anno potrebbe segnare un parziale rimbalzo. Alcuni elementi in tal senso sono: la maggiore chiarezza normativa sulle tariffe; la progressiva stabilizzazione del quadro macroeconomico; la ripresa dei calendari produttivi post-scioperi; la rinnovata attenzione a mercati emergenti come America Latina e Africa subsahariana.

Incognita di fondo

Resta però l’incognita di fondo: lo streaming è disposto a tornare ai volumi del peak TV, oppure il nuovo corso sarà strutturalmente più sobrio e selettivo?

Mutazione genetica dell’industria audiovisiva

“Il -24% nelle commissioni scripted nel primo semestre 2025 è più di un dato: è il segnale di una mutazione genetica dell’industria audiovisiva”, commenta Giovanni Madaro, ceo della società di ricerche di mercato ed analisi strategica Media Progress (gruppo Consultmedia).

Stop alla rincorsa della quantità

Gli streamer globali, dopo anni di corsa alla quantità, si muovono ora verso una fase di equilibrio tra prodotti editoriali originali e contenuti in licenza, più attenta al ritorno economico e meno alla pura conquista di abbonati.

Innovazione creativa, efficienza economica e diversificazione regionale

Il futuro dipenderà da come le piattaforme sapranno bilanciare innovazione creativa, efficienza economica e diversificazione regionale. Il prossimo semestre sarà cruciale per capire se il 2025 resterà nella storia come l’anno della fine del peak TV o come l’inizio di un nuovo ciclo di investimenti più selettivi ma sostenibili. Chiosa Madaro (E.L. per NL)

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