Radio. Agcom effettua (come anticipato) la segnalazione al Governo sull’aggiramento dell’automotive dell’obbligo DAB+. Ma il problema è molto più vasto di così

segnalazione, autoradio

Con l’attesa segnalazione al Governo, Agcom propone di estendere l’obbligo di ricezione DAB+ a tutte le auto, nel tentativo di frenare la tendenza (evidenziata a giugno 2024 da Newslinet) delle case automobilistiche di aggirare il vincolo normativo di dotare le autoradio di una interfaccia per la ricezione della radio digitale (via etere), eliminando tout court... l’autoradio stessa installando una mera interfaccia bluetooth per ascoltare i contenuti audio via smartphone.
Ma sullo sfondo, il progressivo controllo delle fonti audio assunto dagli onnipresenti sistemi Android Auto e Apple CarPlay solleva nuove criticità sull’effettivo accesso ai contenuti radiofonici.

Sintesi

L’Agcom, con la segnalazione anticipata da questo periodico il 05/05/2025, ha formalmente chiesto al Governo di estendere l’obbligo di dotazione del ricevitore DAB+ anche ai veicoli muniti di sistemi infotainment privi di autoradio tradizionale, per arginare pratiche elusive da parte di alcuni costruttori auto emerse già nel 2024 (attraverso una segnalazione proprio di Newslinet).
Secondo GfK, in Italia, ci sono oltre 14 milioni di ricevitori DAB+, la cui quasi totalità sulle auto (pari al 35% del parco vetture), ma la crescita annua è limitata al 5% e l’obiettivo di piena copertura resta lontano.
Poiché la normativa attuale, che impone il DAB+ solo se presente un’autoradio, è facilmente aggirabile, da chi installa esclusivamente sistemi infotainment IP, privi di tuner radio, nella sua segnalazione l’Autorità propone una revisione della fonte giuridica per estendere l’obbligo a tutti i veicoli con sistemi di ricezione audio, salvaguardando il principio di accesso continuo e universale alla radiodiffusione.
Tuttavia, resta irrisolto un nodo tecnico rilevante: l’interfaccia dominata da Android Auto ed Apple CarPlay che, una volta attivate, oscurano le fonti radio tradizionali.
Per questo, esperti del settore chiedono un access point unico per la radio su dashboard e misure di prominence obbligatorie per almeno un aggregatore radiofonico.
Agcom stessa riconosce la competizione nell’ambiente automotive tra tecnologie e attori editoriali.
Infine, la segnalazione lascia trasparire un’apertura verso una nuova fase di regolazione, con aggiornamenti normativi che considerino anche i nativi digitali, oggi esclusi da contributi pubblici e indagini d’ascolto.

La segnalazione di Agcom

L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, attraverso la segnalazione anticipata da Newslinet il 05/05/2025, ha chiesto al governo di estendere l’obbligo del ricevitore DAB+ anche ai sistemi infotainment privi di autoradio tradizionale per frenare il palese tentativo di aggiramento dell’obbligo da parte di una sezione dell’automotive emerso circa un anno fa (giugno 2024).
Tuttavia, la pur lodevole iniziativa dell’Autorità, interviene solo su un aspetto del problema e nemmeno la più rilevante, considerato la vastità della questione.

Oltre 14 milioni di ricevitori DAB+ in Italia (quasi tutti sulle auto)

Nonostante un incremento costante della diffusione di ricevitori DAB+ in Italia, con oltre 14 milioni di dispositivi in uso secondo i dati GfK 2024, pari al 35% del parco auto circolante, lo sviluppo della radio digitale rischia oggi un grave rallentamento.

La segnalazione di Agcom

A evidenziarlo è l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, che con l’attesa segnalazione formale del 19/05/2025 (anticipata da questo periodico il 05/05/2025) ha richiamato l’attenzione del Governo su una lacuna normativa, potenzialmente elusiva e penalizzante (qui per leggere il documento integrale).

La normativa attuale e il punto cieco tecnologico

Come stabilito dall’art. 98-vicies sexies e dall’Allegato 11 del Codice delle comunicazioni elettroniche, dal 2020 i veicoli nuovi devono includere un ricevitore DAB+ se dotati di autoradio. Tuttavia, la diffusione crescente di modelli automobilistici sprovvisti di sintonizzatori radio – sostituiti da sistemi di infotainment connessi in mirrorlink via smartphone – consente ai costruttori di eludere di fatto l’obbligo.

La falla nella norma

Si tratta, all’evidenza, di una falla nella norma, che mina l’obiettivo di una diffusione capillare della radio digitale terrestre in mobilità, principale leva di sviluppo del DAB+. 

Un’autoradio digitale con il freno a mano tirato

La segnalazione dell’Autorità, che trae spunto dagli esiti dell’indagine conoscitiva avviata con delibera 316/24/CONS (chiusa con la delibera 44/25/CONS), certifica l’interesse crescente per il DAB+ sia da parte degli utenti (con un 81% di utilizzo tra chi possiede autoradio DAB+), sia da parte dell’offerta editoriale (oltre 50 canali nazionali, cioè il doppio rispetto alla FM). Tuttavia, il ritmo di crescita del parco digitale avanza con uno sviluppo contenuto al 5% annuo, lasciando l’obiettivo di una piena copertura a 10-15 anni (quando, si suppone, l’incidenza dell’ascolto in streaming sarà elevatissima).

Auto nuove, ricevitori assenti: una contraddizione da sanare

Il vero nodo, tuttavia, è allo stesso tempo tecnologico e regolamentare: le moderne vetture con infotainment IP non sono obbligate a integrare ricevitori DAB+ in quanto l’obbligo normativo si applica all’autoradio, la cui mancata installazione sul veicolo travolge il vincolo, come Newslinet aveva allertato circa un anno fa (giugno 2024) esaminando iniziative adottate in tal senso di Citroen e Renault.

L’esigenza della revisione normativa

Sulla base di ciò, Agcom ha rilevato “l’esigenza di una revisione della predetta normativa con l’obiettivo di dotare di autoradio, in grado di ricevere le trasmissioni sonore in tutte le tecnologie analogiche e digitali AM, FM e DAB+, anche le moderne autovetture che presentano sistemi integrati di infotainment connessi tramite banda larga, al fine di garantire un accesso diffuso e continuo ai servizi di radiodiffusione sonora su tutto il territorio nazionale”.

La proposta di Agcom

La modifica normativa consentirebbe – si legge nella segnalazione al Governo di Agcom – “non solo di dotare tutte le autovetture di un tuner per il DAB+, ma, altresì, di imporre che tutte le autovetture siano dotate di autoradio, quale dispositivo in grado di ricevere le trasmissioni sonore in tutte le tecnologie analogiche e digitali AM, FM e DAB+ e di garantire un accesso diffuso e continuo ai servizi di radiodiffusione sonora su tutto il territorio nazionale.

L’autoradio

L’autoradio, infatti, è un dispositivo idoneo ad assicurare la continuità nell’erogazione dei servizi di informazione, anche sotto il profilo della sicurezza stradale e della gestione delle emergenze, garantendo accesso alle frequenze a cui gli utenti sono abituati, con riflessi rilevanti sul buon funzionamento del mercato interno”.

Eliminazione degli ostacoli

Inoltre, poiché la questione “risulta connessa non solo al settore delle comunicazioni elettroniche ma anche a quello industriale dell’automotive”, l’Autorità, con la sua segnalazione di revisione normativa, punta ad “eliminare un possibile ostacolo allo sviluppo del mercato dei servizi digitali DAB+ e di escludere il rischio di rendere meno efficaci le iniziative regolamentari intraprese per favorire lo sviluppo di tale mercato e lo sfruttamento ottimale di un’importante risorsa scarsa quale le frequenze destinate alla radiofonia digitale” e “a garantire che su tutte le autovetture siano veicolate tutte le frequenze radio”.

Solo una parte del problema

Dicevamo in apertura che, tuttavia, l’obbligo della dotazione DAB+ non risolve completamente il problema se l’accesso rimane comunque complicato sul dashboard delle auto. Chiunque abbia acquistato un’auto dotata di sistemi Android Auto ed Apple CarPlay (ormai lo sono oltre l’80% dei veicoli) si è certamente reso conto che una volta utilizzate (il che avviene normalmente dopo il collegamento in mirroring dello smartphone) i due standard tendono a prendere il controllo della somministrazione delle fonti di intrattenimento, emarginando il ricevitore radio quand’anche presente.

Il controllo delle fonti audio

La prova provata è che al riavvio dell’auto, di norma, Android Auto ed Apple CarPlay partono, in automatico, con l’erogazione dell’ultimo flusso streaming ascoltato in precedenza.

Unico access point per la radio sul cruscotto

“Di qui l’esigenza non solo di un unico access point per la radio sul dashboard dell’auto (a prescindere dalla sua piattaforma di veicolazione, FM/DAB/IP), ma anche di un’estensione della misure di prominence ex Del. 390/24/CONS a tutti gli aggregatori di flussi streaming radiofonici scaricabili in Italia, con contestuale vincolo alla preinstallazione di almeno uno di essi sul sistema di infotainment dell’auto (ed in particolare su Android Auto ed Apple CarPlay)”, osserva Massimo Rinaldi, ingegnere di Com-Nect, società di ibridazione broadband-broadcast del gruppo Consultmedia, che ha partecipato con un contributo in tal senso alla consultazione pubblica di Agcom sulle linee guida per le misure di prominence.

Automobile contesto altamente competitivo

Una circostanza peraltro evidenziata dalla stessa Agcom nella sua segnalazione quando rileva come l’automobile rappresenti “un contesto altamente competitivo per l’infotainment, dove si confrontano non solo titolari di contenuti, editori radiofonici, aggregatori e piattaforme streaming, ma anche le diverse tecnologie di trasmissione, come FM, DAB+ e IP”.

Il contesto di progressiva maturazione del settore radiofonico digitale

Tuttavia, la segnalazione di Agcom offre, tra le righe, ulteriori spunti degni di nota. Tra queste, l’inciso in cui l’Autorità parla di un “contesto di progressiva maturazione del settore della radiodiffusione sonora digitale”, circostanza che implicherebbe una migliore considerazione del comparto dei cd. nativi digitali, ad oggi relegati alla condizione di “figli di un dio minore”, considerata l’impossibilità non solo di accedere ai contributi ex DPR 146/2017, ma addirittura di iscriversi all’indagine d’ascolto Audiradio.

Aggiornamento del quadro regolamentare DAB

E, in effetti, nella segnalazione, Agcom osserva come “In un orizzonte temporale più ampio ed in linea con gli orientamenti programmatici adottati ad esito dell’indagine conoscitiva sulla piattaforma DAB, l’Autorità procederà a riesaminare lo stato di avanzamento del mercato della radiofonia digitale terrestre, eventualmente aggiornando il quadro regolamentare che disciplina il settore, delineato nel Regolamento DAB.

Maggiore apertura del mercato per favorire la concorrenza e il pluralismo

Da ultimo, al passaggio del mercato della radiofonia digitale terrestre alla fase di maturità, l’Autorità si propone di valutare l’opportunità di adottare modifiche di più ampia portata al suddetto quadro regolamentare, anche mirando a una maggiore apertura del mercato per favorire la concorrenza e il pluralismo, tenendo conto dell’esigenza di garantire un’adeguata valorizzazione degli investimenti già effettuati dagli operatori”. Un evidente riferimento proprio alla condizione dei nativi digitali. (G.M. per NL)

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