Radio digitale, assegnazione frequenze DAB+ in Trentino: dopo oltre 20 anni, c’è chi ci crede ancora

Mentre si leggono gli enfatici quanto anacronistici proclami del Club DAB Italia sull’avvio delle trasmissioni stabili in Trentino con tecnologia DAB+ non si può fare a meno di rilevare l’incoerenza di dichiarazioni rese da soggetti che sul palco salutano (per l’ennesima volta) "la nuova era digitale" e dietro le quinte continuano ad acquistare frequenze FM, le sole che paiono contribuire ai buoni risultati nelle indagini d’ascolto (Radio Monitor conferma i teoremi di Audiradio).

Del resto, dopo le disastrose conseguenze per il comparto televisivo italiano (non solo locale) portate dal un pasticciato e superato digitale tv (di qui a tre anni il DVB-T dovrà essere sostituito dal DVB-T2), la quasi totalità degli operatori radiofonici guarda con ancora maggiore diffidenza verso una antica tecnologia che, pur riadattata e aggiornata ai tempi, continua a non sfondare, né in Italia, né all’estero. Titubanze rese naturalmente ancora più forti dalle difficoltà economiche in cui versano sia i player di grandi che di minori dimensioni e dalla manifesta indifferenza dell’utenza, perlopiù insensibile all’opportunità di ascoltare le trasmissioni radiofoniche con tecnologia digitale. Così ci fa piacere ospitare sull’argomento, dopo qualche anno, un nuovo qualificato intervento di Roberto Squillario, responsabile di Suono Telecom, azienda attiva da decenni nella produzione di apparati di alta frequenza. (M.L. per NL)
 
C’è chi colleziona francobolli, chi monete e altri farfalle. Anch’io sono diventato un collezionista: di convegni sulla Radio Digitale ed in particolare sul DAB. Così, da ultimo, giovedì scorso nei pressi di Trento ho aggiunto una "perla" alla mia collezione. Non potevo perdermela. Non possiedo però la collezione completa, del resto il primo pezzo risale esattamente a 21 anni fa, nell’ottobre 1991 a Parigi, in occasione della fiera "Vive la radiò" dove fu presentato (mi risulta in anteprima) questa novità nel firmamento Radio che tra l’altro preoccupò non poco sia gli operatori che i Broadcasters, poichè il relatore disse che da lì a cinque anni l’FM sarebbe stata solo un ricordo (!). Oggi nell’ottobre del 2012 ho assistito più o meno ad un clone di quanto avvenne 21 anni fa.dab%20+ - Radio digitale, assegnazione frequenze DAB+ in Trentino: dopo oltre 20 anni, c'è chi ci crede ancora Prima di procedere con questo mio pensiero devo doverosamente fare alcune premesse: nonostante mi trovi nella veste di "voce fuori dal coro" (anche se non mi sembra di essere così solo…), da parte mia auguro a tutti gli operatori ottimi affari per le opportunità che trarranno da questa “nuova” tecnologia, però vorrei solo che non la si vendesse per quello che non è, e specialmente di non farlo dipingendo l’FM come tecnologia superata, affermazione non solo non vera, ma smentita dai fatti, e che mi sento in dovere di difendere per la sua ancora attuale e forte validità, per molti aspetti pure superiore al DAB. Qualcuno potrebbe chiedermi: "ma perchè non l’hai detto al comvegno?". Per due ragioni, la prima perchè avremmo probabilmente fatto tardi, molto tardi e poi perchè non volevo guastare l’atmosfera idilliaca che regnava nella sala (il DAB è buono, il DAB è bello), complice anche la bellissima location dove si è svolto il meeting. Turbato solo dalle rimostranze del presidente di un’associazione per una questione che se fosse stata risolta in privato sarebbe stato sicuramente più edificante. La prima riflessione nasce per un confronto: non ricordo di simili convegni atti a promuovere la diffusione del CD sul vinile, oppure sulla fotografia digitale su quella ad emulsione. Curioso… Questo convegno non solo non ha scalfito, ma semmai ha confermato, ciò di cui sono convinto sin dal 1991: non esiste oggi una sola ragione forte per la quale si dovrebbe abbandonare l’FM per il DAB. Ovviamente dal punto di vista dei broadcaster e specialmente degli ascoltatori, non certo per i fabbricanti di trasmettitori e specialmente dei relativi ricevitori. Perchè la Radio Digitale (dopo che ha raggiunto la maggiore età da tempo) non riesce ancora a camminare con le proprie gambe? Proviamo ad analizzarne i motivi. Prima di tutto parliamo della diffusione nel mondo. Dove il DAB si è sviluppato, lo ha fatto grazie ad un poderoso intervento dei governi con profluvio di denaro pubblico. Non mi risulta che vi siano Paesi dove esso si sia sviluppato spontaneamente con investimenti privati, esattamente come è avvenuto a suo tempo con l’FM (o con l’AM). A dimostrazione è proprio la situazione Italiana, dove dopo vari tentativi da parte di RAI (pure già naufragati come in Valle d’Aosta) e di alcuni tentativi privati, l’unico progetto in essere risiede proprio in Trentino a seguito di una iniziativa della Regione (a statuto speciale…), la quale, come è stato illustrato da Alessandro Zorer di Trentino Network, fa parte di un ampio progetto che prevede di portare dovunque la fibra ottica, fin addirittura nelle malghe (a cui probabilmente seguirà un indirizzo IP ad ogni vacca ^_^).  Al fine di incrementare la diffusione del DAB si sta ovunque forzando l’installazione dei relativi ricevitori sulle auto, ovvero visto che non esiste spontaneamente la domanda, essa la si crea artificiosamente (del resto gli automobilisti sono da tempo abituati a vedersi costretti ad accettare accessori che non hanno mai ordinato…). Analizziamo quindi i presunti punti di forza di questa tecnologia da sempre esposti come vincenti: 1) Facilità di ricezione: questo è vero, basta accendere una radio DAB ed essa fa in automatico quello che in effetti pochi sanno fare: girare una manopola o premere un pulsante per cercare una stazione; 2)Autoradio%20digitale%20Pure%20Highway - Radio digitale, assegnazione frequenze DAB+ in Trentino: dopo oltre 20 anni, c'è chi ci crede ancora Ricezione senza interferenze: é vero anche questo. Non ci sono disturbi. Fino a che c’è un buon segnale però, poi quando il campo comincia a diminuire, se con l’FM accettavi qualche disturbo ma continuavi l’ascolto, con il DAB devi accettare l’imperativo categorico: o è bianco o è nero, e quindi il silenzio regna sovrano. Va inoltre sottolineato che se nella banda che utilizza il DAB ci fossero solo la metà delle interferenze che ci sono in FM, si ascolterebbe solo il nulla. Come ho da sempre affermato, se l’FM talvolta la si ascolta male è solo ed esclusivamente per problemi politici e/o di pessimo utilizzo dello spazio radioelettrico, non certo per un gap tecnico. Invito inoltre a visitare qualche forum inglese sull’argomento per venire a sapere che se ti allontani oltre le 15 miglia da Londra la ricezione DAB è assicurata solo se si dispone di un’antenna sul tetto… 3) Qualità dell’audio: qui le certezze cominciano a vacillare, la fantomatica "CD quality" si è infatti perduta nell’esasperata compressione audio utilizzata per far posto a più soggetti possibili nel medesimo bouquet, al punto che sempre nei medesimi blog, si legge di audiofili e musicofili che dicono (traduco letteralmente): "se vuoi ascoltare della buona musica dalla Radio devi per forza acoltarla in FM". 4) Il DAB è ecologico: durante il convegno è stata esposta una tabella dove veniva fatta una comparazione tra due trasmettitori da 500W, uno FM e uno DAB, evidenziando l’aspetto “green” del DAB poichè per ogni emittente trasmessa il consumo risulterebbe ridotto rispetto ad una emissione in FM. Va detto che al fine di assicurare al correttore di errori del ricevitore DAB di fare il proprio dovere, il campo elettrico necessario deve essere sensibilmente più elevato (almeno il doppio con stima in difetto) di quello che necessita un comune discriminatore FM, di conseguenza il confronto lo si dovrebbe fare con un rapporto di potenza 4:1 il che stravolge la tabella mostrata. Ma non è qui che “casca l’asino”. C’erano molti ricevitori in bella mostra su un tavolo, e alla mia semplicissima domanda: “ne avete uno che fiunziona a pile?”, la risposta (un poco imbarazzata) fu: “NO”. Perchè? Risposta: “perchè durerebbero troppo poco”. Risposta chiara ed esauriente. La ragione è che i DSP che ricevono e processano il segnale DAB consumano molto, ma molto di più di un normale tuner FM. Il consumo di un ricevitore DAB è un dato che vede i costruttori abbastanza reticenti a fornire, ma sono riuscito a sapere che esso, a seconda dei modelli, è compreso tra 800mW e 1.5W (inteso solo ricevitore, senza la parte audio che si presume essere analoga a quella di un ricevitore FM). Stimiamo in media 1W e ci troviamo 1KW di consumo in più rispetto all’FM ogni 1000 ascoltatori. Alla faccia del “green” (il DAB è buono, il DAB è bello); 5) Il DAB offre servizi nuovi: il relatore ha enfatizzato che con il DAB in auto puoi ricevere le notizie sul traffico a livello locale e (udite udite) conoscere quali sono i parcheggi presenti nelle vicinanze. Ecco questo un effetti poteva essere un buon argomento nel 1991, ma nel 2012 queste cose le fa il mio navigatore, il quale al parcheggio addirittura mi ci porta… Per completezza di informazione vorrei portare a conoscenza che la RAI di Torino (laboratori del CRIT -da un articolo apparso su Radio Passioni-) ha recentemente messo in servizio un sistema che utilizzando la possibilità di inserire matadati nel flusso RDS ha reso praticamente il medesimo servizio, al punto che si possono visualizzare le pagine su uno smartphone Android dotato di tuner FM. Resta solo da stabilire se l’utenza è così ansiosa di ricevere questi servizi.
Ulteriori aspetti:autoradio%20del%20futuro - Radio digitale, assegnazione frequenze DAB+ in Trentino: dopo oltre 20 anni, c'è chi ci crede ancora 1) L’uso di codec MPEG AAC utilizzato nelle codifiche DAB e DAB+, ha suscitato alcune critiche poichè in questo caso abbiamo che un grande pubblico sostiene finanziariamente un solo gruppo privato, detentore delle relative royalties. Non ci troviamo in effetti in una situazione di mercato libero e aperto in cui più soggetti sono in concorrenza tra loro; 2) Il DAB (e DAB+) è uno standard presente e/o in fase di sperimentazione in alcuni Paesi Europei ed altri Paesi nel Mondo, ma ad esempio in USA, in Giappone, in URSS e in tutta l’America Latina non è utilizzato. Mi chiedo: vale la pena abbandonare uno standard, l’FM, adottato da decenni da tutti ma proprio tutti i Broadcasters del pianeta, per iniziare un avventura che porterà inevitabilmente a creare vari standard e quindi a mercati che non sono più in grado di interagire?; 3) Abbiamo tutti esperienza dei danni creati dalla politica quando mette i piedi dove non dovrebbe, e purtroppo anche nel Broadcast potrebbe accadere l’irreparabile, ovvero lo switch-off del sistema FM, un sistema che funziona ancora bene, anzi benissimo, sicuramente molto meglio di tutti i sistemi che dovrebbero sostituirlo. E solo con l’imposizione del potere politico, non certo grazie alla volontà dei cittadini che questo potrà avvenire, anche se le date continuano ad essere, inevitabilmente e fortunatamente, procastinate; 4) A differenza dell’FM, il DAB necessita di club, di associazioni, di organismi che rappresentano le emittenti facenti parte del bouquet, con gli inevitabili e relativi costi. Certo in un periodo di “vacche grasse” come quello che stiamo vivendo può sembrare un aspetto marginale, ma è solo per completezza di argomentazione. Ricordo che un Network DAB non deve essere paragonato ad un Network FM con i relativi trasmettitori sulle montagne. Esso è più simile ad una rete di telefonia cellulare dove molte celle di trasmettitori e relativi fill-in in architettura iso-canale coprono il territorio. Faccio infine notare ai broadcaster un ulteriore e marginale aspetto: il costo di acquisto di un trasmettitore da 500W in FM non supera i 2000 (duemila) €, mentre un trasmettitore DAB della medesima potenza si aggira sui 30.000 (trentamila) €.  (il DAB è buono, il DAB è bello). In bocca al lupo ragazzi! (Roberto Squillario)
 

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