In-Vehicle Visuals Report 2025 di Quu: “Le case automobilistiche stanno giocando a nascondino con l’autoradio”.
Ora più che mai la radio si trova al centro di una battaglia con quello che fino a pochi anni fa era il suo storico alleato: l’automotive, che sta diventando invece un concorrente della radio, così come i costruttori di televisori stanno divenendo dei broadcaster tv attraverso le piattaforme FAST (Free ad-supported streaming television).
Sintesi
Secondo lo studio In-Vehicle Visuals Report 2025 della statunitense Quu, la radio si trova in una posizione critica nel panorama dell’infotainment automobilistico.
Un tempo regina indiscussa dell’abitacolo, oggi è sempre più marginalizzata da case automobilistiche che privilegiano servizi di streaming, sistemi operativi personalizzati e interfacce visive complesse, rendendo la radio meno accessibile e visibile nei cruscotti moderni.
L’analisi evidenzia una crescente frammentazione della fruizione mediatica a bordo, trainata dall’integrazione massiva di smartphone, app, social network e gaming.
Sebbene il 100% (quindi la totalità) delle auto esaminate negli USA disponga ancora della ricezione FM e il 98% di quella AM, solo il 26% dei modelli è configurato per riavviare automaticamente la radio alla riaccensione (in calo rispetto al 36% del 2024), a fronte di un 74% audio-forward, che ripropone invece l’ultima fonte sonora ascoltata, che spesso è una piattaforma streaming.
Inoltre, la penetrazione di Apple CarPlay ed Android Auto (con Google integrato) è prossima al 100% e le app musicali sono raddoppiate nel 2025, passando dal 25% al 57% di integrazione nei veicoli statunitensi.
Un’evoluzione che favorisce un ecosistema chiuso e gestito direttamente dai costruttori, sempre meno inclini a supportare tecnologie radio tradizionali efficienti, come le antenne a stilo.
Per i broadcaster radiofonici, la sfida non è solo tecnologica ma anche politica e strategica.
Gli esperti intervistati – da Fred Jacobs a Joe D’Angelo e Mike McVay – concordano: la radio deve essere facilmente ricercabile, visibile e memorabile nel cruscotto.
Non basta più essere “presente”: bisogna emergere in un contesto dominato da contenuti personalizzati, visivi e interattivi, pena la marginalizzazione nel luogo dove avviene ancora il 75% dell’ascolto radio: l’automobile.
Radio e automotive: da alleati a competitor
“Le case automobilistiche cercano di adattarsi a una gamma crescente di esperienze audiovisive interattive concorrenti alla radio, che rischia di essere disintermediata dal cruscotto”, allerta il dossier In-Vehicle Visuals Report 2025 (qui per consultarlo) di Quu, società americana produttrice di software per la veicolazione di immagini e video per finalità commerciali sui display delle auto, al quale abbiamo già dato attenzione il mese scorso.
Frammentazione sul cruscotto
Gli esperti di vehicle user experience, hanno documentato la frammentazione del consumo di contenuti a bordo dei veicoli, con smartphone connessi (in mirrorlink) al cruscotto e app di streaming che si accumulano sul dashboard.
Oltretutto, con l’avvento della ricarica dei veicoli elettrici, la prospettiva di guardare video in streaming non sembra più assurda, così gaming, social media e conference call in car.
Radio, prima sorgente in auto, ma non più l’unica. Anzi…
Sebbene la radio continui a vantare la più ampia diffusione tra tutti i media, non è ormai più il mezzo dominante nella user experience in-dash. Secondo lo studio In-Vehicle Visuals Report 2025, “le case automobilistiche stanno giocando a nascondino con l’autoradio”.
Dashboard sempre più affollato di fornitori di contenuti
Per decenni, la radio FM/AM ha dominato l’intrattenimento in auto. Tuttavia, l’aumento della connettività mobile e l’integrazione di sistemi digitali controllati dall’automotive ha progressivamente eroso il primato della trasmissione broadcast, favorendo un ecosistema integrato di piattaforme OTT di somministrazione audio lineare od on demand (Spotify, Amazon Music, Apple Music, aggregatori di flussi streaming radiofonici come TuneIn, ecc.).
Minore sensibilità dell’automotive verso la radio
A ciò si aggiunge la sempre minore sensibilità delle case automobilistiche verso le esigenze del mondo radiofonico via etere, come dimostrato dalla progressiva scomparsa dalle nuove auto (soprattutto i modelli di fascia alta) delle antenne di ricezione FM/DAB+ a stilo (considerate le più efficienti) a favore di sistemi di ricezione interni o incollati su parabrezza e sul lunotto (decisamente meno performanti), ma anche la costante tendenza (della stessa industria automobilistica) alla intermediazione nella somministrazione dell’offerta contenutistica all’utente finale.
Occhio a non perdere il controllo dell’auto
La crescita dei servizi di streaming e la diffusione di sistemi operativi dedicati al mondo automotive dovrebbe quindi spingere le emittenti radiofoniche a ripensare alla propria offerta, adattandosi alle nuove esigenze degli utenti.
Pressione politica per il presidio del cruscotto
Ma pure ad intervenire sul piano politico, onde evitare l’estromissione dall’ambiente dove è concentrato oltre il 75% dell’ascolto: l’abitacolo delle vetture, appunto.
Prominence SIG ancora agli albori, mentre l’automotive corre
L’approvazione della delibera 390/24/CONS da parte dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, recante l’attribuzione di una prominence ai Servizi di Interesse Generale (SIG, cioè le emittenti lineari dotate di autorizzazione amministrativa e caratterizzate da una testata giornalistica), pur lodevole (si tratta del primo tentativo in tal senso in Europa) non è certamente sufficiente ad evitare l’emarginazione di radio e tv nei sistemi di ricezione connessi (che per la tv sono ormai prevalenti rispetto a quelli via etere, essendo in Italia le smart tv in numero superiore rispetto a televisori tradizionali non connessi), quand’anche nella riformulazione prevista dalla Delibera 110/25/CONS relativamente alle Linee guida, come oggetto di nostro separato approfondimento.
Quu In-Vehicle Visuals Report 2025
Tendenze ampiamente note ai nostri lettori e registrate anche dal Quu In-Vehicle Visuals Report 2025, rapporto curato da Quu, società americana produttrice di software per la veicolazione di immagini e video per finalità di carattere commerciale sui display delle auto più vendute nel 2024 (qui per consultare).
Concetti sovrapponibili
Una ricognizione che, seppur svolta negli Stati Uniti, è quasi completamente sovrapponibile alla condizione europea del rapporto tra radiofonia ed industria automobilistica.
Indicatori
Quu In-Vehicle Visuals Report 2025 è un’analisi dettagliata che esplora le evoluzioni visive e funzionali dei sistemi infotainment nelle automobili moderne. Il rapporto fornisce dati sulle preferenze degli utenti e sulle interfacce che facilitano l’interazione con i contenuti audio e video in auto.
74% delle auto è audio-forward
Secondo il report, il 74% dei modelli di auto americani analizzati (ma la tendenza è mondiale) è audio-forward, cioè all’accensione del sistema riproduce l’ultima sorgente sonora ascoltata.
Cosa è l‘audio-forward
Per essere più chiari, con audio-forward, si intende la memorizzazione dell’ultima operazione: se si stava ascoltando un podcast allo spegnimento della vettura, sarà quest’ultimo ad essere riproposto al riavvio.
Addio al tasto radio: radio-forward solo il 26% dei modelli (erano il 36% nel 2024)
Ma il dato più preoccupante è che – come più volte allertato su queste pagine negli ultimi 10 anni, i pulsanti dedicati alla radio stanno progressivamente scomparendo: solo il 26% dei modelli esaminati dal Quu In-Vehicle Visuals Report 2025 è radio-forward. Un dato fortemente in calo rispetto al 36% del 2024.
100% FM, 98% AM
Come nel report 2024 (approfondito da Newslinet l’11/04/2024), il 100% dei modelli analizzati dal QUU è equipaggiato con una radio FM ed il 98% con quella AM (ma ricordiamo che siamo negli USA; in Europa la percentuale di ricevitori in onde medie è notevolmente inferiore).
Radio seppellita
Tuttavia, si legge nel rapporto, “I moderni sistemi di infotainment tendono a seppellire la radio AM/FM nei menu, rendendola più difficile da trovare e selezionare rapidamente. Una volta la radio nei veicoli era semplice, ora gli ascoltatori devono sforzarsi per trovarla”.
Quasi il 100% delle auto è interfacciabile con lo smartphone
Il 94% dei modelli esaminati dallo studio può ricevere i contenuti del provider SiriusXM (la piattaforma di distribuzione di contenuti radiofonici esclusivi attraverso satelliti a bassa quota), rispetto al 92% del 2024.
Il 98% ha Apple CarPlay ed Android Auto. Integrazione Google quasi raddoppiata in un anno
Ma una quota superiore, vicina al 100%, può interfacciarsi con lo smartphone e ben il 98% (come nel 2024) dispone di sistemi Apple CarPlay ed Android Auto, mentre l’integrazione di Google è quasi raddoppiata in 12 mesi, crescendo dal 9% al 16% tra il 2024 ed il 2025 (la maggior parte delle auto abilitate sono di marca GM).
Cresce lo streaming sui veicoli
Nel complesso, secondo gli analisti di QUU, l’integrazione nativa di app di streaming come Spotify, Amazon Music, Apple Music (che somministrano playlist musicali lineari od demand e podcast) o TuneIn (il più importante aggregatore di flussi streaming radiofonici al mondo) è quasi raddoppiata rispetto all’anno scorso.
App integrate cresciute al 57% nel 2025 rispetto al 25% del 2024
“Le case automobilistiche statunitensi stanno dando priorità allo streaming rispetto alla radio tradizionale: nel 2025, il 57% dei veicoli nazionali avrà app di streaming integrate, rispetto al 25% nel 2024”, si legge nel Quu In-Vehicle Visuals Report 2025.
Radio via etere: importante che sia attrattiva
La radio digitale via etere (HD Radio negli USA, DAB in Europa) è ampiamente disponibile ed in grado di somministrare metadati considerati ormai essenziali dall’utenza (abituata alle informazioni accessorie fornite dallo streaming).
User experience potenziata
Secondo l’analisi di QUU, quasi tutti i modelli dotati di interfaccia per la ricezione di stazioni digitali via etere possono visualizzare immagini, migliorando la user experience, ma, soprattutto, evitando di rendere la radio meno attrattiva per l’ascoltatore moderno, come accade con le trasmissioni analogiche FM e soprattutto AM.
Screenification
“Tutti i nuovi modelli che abbiamo esaminato visualizzano testi ed oltre la metà può mostrare immagini. L’aspetto sul cruscotto di un auto (che diventa sempre più grande secondo la tendenza alla screenification, ndr) di una stazione è un’estensione essenziale del marchio. Loghi, contenuti della stazione e annunci sullo schermo migliorano l’esperienza dell’automobilista ascoltatore e rendono la radio più memorabile”, spiegano i reportisti di Quu.
L’implementazione visual non è più facoltativa
La radio deve offrire un’esperienza visiva moderna e coinvolgente per competere con le piattaforme OTT è l’ennesima espressione del mantra che pretende l’ibridazione del sonoro col video.
L’utente non accetta più contenuti privi di immagini
C’è ormai una tendenza da parte dell’utente a rigettare un contenuto solo audio, ritenuto povero se non addirittura incompleto, come dimostrato dal fatto che il principale dispensatore di podcast audio è una piattaforma… video, cioè YouTube.
La summa degli esperti radiofonici
Le considerazioni finali del rapporto sono state affidate ad un pool di qualificati esponenti del mondo radiofonico americano, partendo dal futurologo radiofonico Fred Jacobs, presidente della società di consulenza strategica americana Jacobs Media.
Ascolto radio sempre meno immediato, anzi mediato
“La radio AM/FM è onnipresente, ma mentre le app di streaming sono progressivamente integrate sul cruscotto, i pulsanti di selezione radiofonica stanno scomparendo e l’ascolto radio è sempre meno immediato (o forse sarebbe meglio dire, più complesso perché mediato)”, ha sottolineato il consulente.
Ottimizzare, mostrare, valorizzare i plusvalori radiofonici
“Per risultare attrattiva, la radio deve ottimizzarsi, mostrare e valorizzare ciò che la rende unica: il live, la connessione col pubblico, le sue personalità di spicco.
Non esistono più fasce orarie morte
Il ciclo “ultima cosa/prima cosa” è un concetto importante: non ci sono “fasce orarie morte” se un’auto parte con l’ultimo audio ascoltato. Tutte le fasce orarie sono importanti. La competizione ormai non è più con le altre stazioni, ma con tutte le sorgenti audio disponibili in auto.
Riflettere i cambiamenti
Le strategie di programmazione e coinvolgimento del pubblico devono riflettere questo cambiamento. Le immagini ed i messaggi della stazione devono essere evidenti, pertinenti, reattivi. E al primo posto sul dashboard”.
D’Angelo (Xperi): metriche ascolto in auto essenziali per monetizzazione
Secondo Joe D’Angelo, SVP, Global Broadcast Radio Xperi Inc. (multinazionale californiana, che sviluppa software per l’elettronica di consumo, le auto connesse e le piattaforme multimediali per servizi video su banda larga) “poiché la connettività in auto continua a proliferare, la radio via etere deve sfruttare tutte le tecnologie disponibili per competere (piattaforme di distribuzione, ma anche sistemi di ibridazione come RadioDNS o DTS AutoStage), anche perché le metriche di ascolto in auto saranno fondamentali per rimanere competitivi nel mercato della pubblicità digitale e possono essere offerte solo con l’integrazione digitale“.
McVay: la radio deve essere ricercata e ricordata
Per Mike McVay, presidente di McVay Media Consulting, “la radio deve agire subito per distinguersi in un cruscotto affollato e competitivo. I veicoli audio-forward seppelliscono la radio nei menu, a meno che non sia l’ultima selezione.
La potenza dell’immagine… nell’audio
Le stazioni devono utilizzare le immagini per risaltare sullo schermo, esaltare gli elementi di forte appeal della propria programmazione, ottimizzare lo streaming e la ricerca vocale in modo che i conducenti possano trovare facilmente la stazione.
Utenti e clienti si aspettano di più
Gli inserzionisti e gli ascoltatori si aspettano di più: la radio deve offrire un aspetto dinamico e digitale nei veicoli; essere ricercata e ricordata”. (G.M. per NL)