Radio. Le battaglie in tribunale si spostano dalla tutela delle frequenze FM ai marchi. Altro segno del profondo cambiamento in corso

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Dalle frequenze ai marchi: l’importanza strategica degli asset radiofonici si sposta.
Nei primi anni ’80 in Italia iniziò a svilupparsi un inedito filone giurisprudenziale legato alla tutela del possesso di una frequenza FM da concorrenti che, con azioni di concorrenza sleale, interferivano segnali che godevano di preuso (cioè che avevano occupato per primi una data frequenza).

Chi va senza piano…

In sostanza, posta l’assenza di un piano nazionale di assegnazione delle frequenze FM e di una conseguente assegnazione di diritti d’uso, la regolamentazione dell’etere era affidata al governo del giudice civile, che risolveva i conflitti accertando il preuso.

Ministero surrogato

La gestione dell’etere da parte della magistratura ordinaria avrebbe dovuto cessare nel 1990, con l’approvazione della legge 223/1990, che prevedeva il piano di assegnazione delle frequenze.

Coordinamenti giudiziari

SennonchĂ©, come noto, di proroga in proroga, il Piano non è mai stato attuato e la magistratura ha continuato a surrogarsi al Ministero nella gestione dell’etere, addirittura passando da pronunce dichiarative a sentenze costitutive, che autorizzavano, ex art. 32 c. 2 L. 223/1990, modifiche tecniche per conseguire coordinamenti. Realizzando, in non rari casi, compatibilizzazioni e ottimizzazioni che coinvolgevano decine di impianti alla volta.

Interferenze dalla prima crisi economica mondiale

Poi, con la prima crisi economica mondiale del 2007 si è assistito ad una progressiva riduzione del contenzioso interferenziale civile, che negli ultimi anni ha interessato, come dichiarato dagli ispettorati territoriali del Ministero delle imprese e del made in Italy, anche quello amministrativo.

-70% di segnalazioni interferenziali

“Rispetto a prima del 2010, le segnalazioni interferenziali si sono ridotte del 70%”, rivela a NL una fonte ministeriale.

Equilibrio e pluralitĂ  di vettori

Se in parte ciò può essere spiegato col raggiungimento di un certo equilibrio radioelettrico tra un numero molto inferiore di soggetti attivi (che quindi riescono a trovare più facilmente accordi), non si può non rilevare come ciò sia anche conseguenza di una sopravvenuta diminuzione di importanza del ruolo della FM nella distribuzione di contenuti radiofonici.

FM ancora primaria piattaforma distributiva. Ma sempre piĂą erosa

La FM rimane naturalmente ancora la principale piattaforma diffusiva radiofonica, ma altri vettori cominciano ad avere numeri percentuali a due cifre.

Aule liberate. E rioccupate

Così, mentre le aule dei tribunali ordinari sono state liberate da editori in lotta per il preuso delle proprie frequenze FM, le medesime stanze cominciano ad essere sempre più frequentate dagli stessi operatori che litigano per i marchi.

Marchi asset principali

“Nulla di inaspettato, almeno per noi“, spiega l’avvocato Stefano Cionini, senior partner di Consultmedia e cofounder della law firm specialistica MCL Avvocati Associati.
“Da anni stiamo avvertendo i nostri clienti dell’importanza di spostare l’attenzione sui marchi (il brand), che, insieme al layout editoriale, si avviano ad essere gli asset piĂą importanti del mezzo radiofonico a livello patrimoniale”, spiega il legale.

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A paritĂ  di distribuzione, la differenza la fanno prima di tutto i marchi

Inevitabile, in un sistema sempre piĂą livellato quanto a distribuzione, dove la potenza o la pulizia del segnale non fanno piĂą la differenza tra una stazione e l’altra (come si sta assistendo in questi ultimi mesi analizzando i dati d’ascolto).

Il digitale livella

In streaming tutte le radio sono potenzialmente ricevibili allo stesso modo e, successivamente alle attribuzioni dei diritti d’uso, anche in DAB+ sarĂ  una condizione tipica. Tanto piĂą che l’estensione territoriale sarĂ  sempre piĂą frequente con conseguente aumento dell’offerta radiofonica e scontata sovrapposizione d’insegne simili, argomento su cui vorrei tornare piĂą avanti.

Ai marchi il compito di “fermare” gli utenti nella selezione

La differenza, pertanto, la fa (e la farĂ  sempre di piĂą) il contenuto, e prima di esso il nome, in quanto l’utente preliminarmente dovrĂ  scegliere la stazione in una lista indifferenziata partendo dai marchi che la compongono.

Omen nomen

PiĂą i marchi saranno rappresentativi del formato (regola del nomen omen, ndr), piĂą alta sarĂ  la probabilitĂ  di intercettare utenza.

Al contenuto quello di “trattenere” gli ascoltatori

Poi, al contenuto, spetterĂ  il compito di trattenere l’ascoltare. Ma prima di tutto si passerĂ  dal nome.

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Tutela industriale

Per questo motivo, ormai da 5 anni, in Consultmedia abbiamo creato una task force dedicata alla tutela della proprietĂ  industriale di brand radiotelevisivi. Area di intervento che ha conseguito una certa esperienza, soprattutto a riguardo della difendibilitĂ  dei cosiddetti “marchi deboli”.

Perché il marchio debole è più importante di quello forte

E ciò proprio perchĂ© la sempre piĂą importante regola del nomen omen si fonda per sua natura su parole o segni che fanno capire di quale prodotto o servizio si tratta (al contrario dei “marchi forti” privi di legame coi prodotti che contraddistinguono).

Aumento del contenzioso in corso da due anni e pronto ad esplodere entro due

L’intensificazione di questa tendenza, ha portato, soprattutto negli ultimi due anni, ad un aumento rilevante del contenzioso giudiziario, che riteniamo esploderĂ  letteralmente nei prossimi due, creando, come per le frequenze, figure tecniche ultraspecialistiche (non basta essere esperti di proprietĂ  industriale, occorre esserlo nel segmento specifico, che ha regole singolari).

Cause fondate e temerarie

Per questo, come riconosciuta prima struttura italiana di competenze a piĂą livelli in ambito mediatico, stiamo assistendo le emittenti clienti sin dalla fase iniziale, quella della scelta del brand, nella sua registrazione, per poi procedere nella tutela verso sfruttamenti illeciti (o, in qualche caso, di pretese inibitorie infondate).

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Determinazione del valore

Fino a giungere alla determinazione del valore, con perizie estimative.

Come per l’accertamento del valore degli impianti FM

Le quali, come accaduto per quanto riguarda l’accertamento del valore delle frequenze (il metodo Consultmedia adottato dall’Agenzia delle entrate), si stanno affermando come attestazioni fondate su calcoli di valore scientifico”, conclude l’avvocato Cionini. (M.R. per NL)

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