Radio. Prandi (R. Bruno): pur riducendo potenze e spegnendo di notte, bollette a +120%. Disponibili a dewattaggio 6 dB: ma chi controlla?

chi controlla

Gianni Prandi (Radio Bruno): Costi energia? La situazione per noi, come per tutte le aziende in Italia, è drammatica. Pur avendo abbassato le potenze e con spegnimenti notturni, ci ritroviamo con bollette aumentate oltre il 100%. Siamo favorevoli ad un calo coordinato di 6 dB, ma chi controlla?
Un’eventuale riorganizzazione dell’FM ci preoccuperebbe non poco.
Il DAB? La presenza delle locali è assolutamente trascurabile: ad esempio in Emilia Romagna è acceso solo Barbiano, come possiamo fare tutta la regione?
Esplosione dell’offerta digitale: il pubblico delle radio è fidelizzato, chi ascolta un’emittente andrà a cercarsi la stessa radio anche in DAB.

Costi energia, la parola agli editori

Continua il giro di tavolo con gli editori italiani con i quali abbiamo parlato della situazione drammatica dei costi dell’energia, ma anche delle sfide che attendono le emittenti italiane a fronte di un passaggio al digitale che, probabilmente, avverrà in tempi più rapidi del previsto.
Dopo Domenico Zambarelli di Giornale Radio è la volta di Gianni Prandi, editore di Radio Bruno.

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L’intervista

(Newslinet) – Quanti impianti FM gestite attualmente e quanto pesano rispetto alla diffusione digitale?
(Gianni Prandi) – Parliamo di Radio Bruno: a memoria direi tra i 55 e i 60 impianti. Pesano per una percentuale altissima rispetto al digitale, che, purtroppo, sta partendo adesso. La copertura per le locali non è certo significativa.

DAB parziale

(NL) – In DAB siete presenti dove lo siete in FM?
(G.P.) – Purtroppo no, come nelle Marche. E la Lombardia è coperta solo su Milano, anche se sono partiti impianti su Roncola e Vedetta. In Emilia Romagna è acceso solo Barbiano. Come possiamo pensare di coprire tutta la regione?

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Solo la Toscana si salva, forse

L’unica copertura decente (si fa per dire) è quella della Toscana. Che però non include la Versilia, Pisa e Lucca, che sono comunque zone importanti anche da un punto di vista commerciale. Parliamo dunque di poco. In Veneto non mi risulta che ci siano impianti accesi.

DAB, realtà per una minoranza di ascoltatori

(NL) – Quindi il DAB per voi sarà una realtà in termini di ascoltatori l’anno prossimo?
(G.P.) – Per ora, a mio parere, chi ascolta in DAB è, purtroppo, una minoranza.

Streaming

(NL) –  E in streaming?
(G.P.) – Abbiamo ottimi dati dei quali siamo molto soddisfatti. Sono molto cresciuti, insieme al costo della banda. È un costo che è proporzionale rispetto a quanta gente ci ascolta, a differenza dell’energia elettrica che cresce ma non ci fa aumentare l’ascolto. Certo, magari alcuni possono essere gli stessi che si spostano da una piattaforma all’altra, ma dell’aumento dell’ascolto via IP siamo contenti.

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Nuovi criteri di misurazione

(NL) – Però questo è il discorso che ha fatto Lorenzo Suraci, quando ci  parlava di metriche diverse che si devono applicare al mondo digitale online. Prima la radio non potevi portarla in ufficio; oggi puoi ascoltare la tua stazione dal PC.
(G.P.) – Ha assolutamente un senso quello che dice Lorenzo Suraci, ovviamente. Occorrerà attrezzarsi per misurare anche questo aspetto.

La questione rincari

(NL) – I rincari dell’energia elettrica che impatto stanno avendo su di voi?
(G.P.) – La situazione per noi, come per tutte le aziende in Italia – e non solo quelle radiofoniche – è drammatica. Non a caso è la prima notizia di tutte le testate giornalistiche. Pur avendo abbassato, dove possibile, le potenze e provveduto a spegnimenti notturni, ci troviamo con aumenti che raggiungono, come minimo, il 100% rispetto al 2020.

Aumenti del 120%

(NL) – Parliamo delle bollette di luglio o delle precedenti?
(G.P.) – A giugno era un +80%, a luglio è stato +120%. Ma teniamo presente che questo avviene a fronte di una riduzione di potenza e degli spegnimenti notturni.

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-6 dB

(NL) – Si potrebbe andare oltre: ridurre ulteriormente? È esperienza comune in Lombardia che determinati segnali storici, che sappiamo aver ridotto la potenza di 6 dB, continuano ad avere un segnale robusto e affidabile.
(G.P.) – Certo, ma da quanto ho capito in 45 anni di radio, non si può fare una regola che vale per tutti gli impianti e tutte le frequenze. Quelle stazioni hanno una frequenza assolutamente libera – come anche alcune nostre ovviamente. Se una frequenza è libera e passo da 10 kW a 2,5 kW, tenuto conto che i ricevitori oggi sono molto più performanti di quelli di dieci anni fa, la qualità della ricezione rimane molto buona.

Chi controlla?

Ma se una frequenza è un po’ interferita – e in Italia ce ne sono centinaia – cambia di molto, perché se calo di 6 dB e chi mi interferisce non cala… Certamente noi siamo favorevoli a un calo coordinato di tutti pari a 6db, ma poi faccio una domanda: chi controlla?

Razionalizzazione FM

(NL) – Un piano di assegnazione delle frequenze FM consentirebbe di abbattere del 70% i costi di esercizio.
(G.P.) – Credo che sia uno scenario difficilmente fattibile. Intanto mi chiedo chi ha fatto questo studio e come è stato calcolato un risparmio del 70% (si tratta di uno studio di confronto tra la situazione televisiva prima e dopo il processo di assegnazione delle frequenze che NL ha potuto visionare, ndr). Mi sembra una percentuale veramente molto alta anche a fronte di una riassegnazione delle frequenze.

Refarming FM? Saremmo molto preoccupati

E poi l’esperienza di questi anni insegna: quando ci sono degli switch off o dei refarming, non tutti vengono tutelati allo stesso modo. Io sarei decisamente preoccupato verso una tale iniziativa. Credo che il comparto locale dovrebbe preoccuparsi.

DAB

(NL) – Come emergere nel mare magnum delle 150 stazioni DAB?
(G.P.) – Anche qui i discorsi sono due. Intanto il problema esiste se uno guarda le nuove autoradio. Io stesso, quando due anni fa ero al Tonale, ricevevo oltre 100 stazioni e mancavano ancora svariati mux. Ma dobbiamo tener presente che la radio è molto diversa dalla televisione. Ad esempio, in genere, le persone non hanno un canale televisivo preferito.

La radio del cuore

Ma nella radio sì: ciascuno ascolta la sua o le sue radio preferite. Questo vale per almeno il 50% degli ascoltatori; forse di più.

Il quotidiano del cuore

Il pubblico della radio è fidelizzato: esattamente come un tempo avevamo il nostro quotidiano preferito e, se era in sciopero, difficilmente ne acquistavamo un altro. Il secondo punto è che la storia ci insegna che i marchi nella vita economica hanno una loro importanza. Un marchio si afferma quando ispira fiducia. In conclusione, anche nella selva di 150 programmi, chi da sempre ascolta la radio X andrà a cercarsi la stessa emittente anche in DAB.

Dashboard automobilistici inaccettabili

Aggiungo però che certe marche automobilistiche hanno inventato interfacce cervellotiche. Non capisco perché una radio debba dare preferenza al DAB ed impedirmi di scegliere – ad esempio – le onde medie o la frequenza modulata. È una cosa fuori dal mondo.

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Come emergere nel DAB

(NL) – Però il problema si pone se uno lancia una nuova radio.  Nell’intervista di ieri, Domenico Zambarelli (Giornale Radio) ci raccontava dell’importanza di tutti i fattori, il nome, i contenuti, la promozione, ma soprattutto il segmento verticale.
(G.P.) – Certo, conosco Domenico da anni: ha scelto un nome giusto, che aiuta. Ma certamente i nomi che aiutano sono limitati.

Il mercato pubblicitario

(NL) – La moltiplicazione dell’offerta non porta una polverizzazione del mercato pubblicitario?
(G.P.) – In genere, chi compra deve avere fiducia nel marchio del prodotto che acquista. Quindi i marchi, le radio che sono sul mercato da quarant’anni, hanno senz’altro un plus rispetto alle new entry. Comunque, non dobbiamo fare l’errore di prevedere il futuro digitale della radio assimilandolo a quello della televisione: sono mezzi molto diversi.

Appello ai governi

(NL) – Sulle nostre pagine Eduardo Montefusco ha richiesto al governo (che allora era in piena attività) di tenere in considerazione anche la radio, nell’ambito delle possibili future politiche a sostegno delle categorie energivore…
(G.P.) – Io chiedo una cosa sola. Che la radiofonia che vive ancora per l’80/90% di analogico FM venga considerata un’impresa energivora.

Energivoro chi?

Io non sono andato a guardare nella Treccani cosa significa “energivoro” (lo abbiamo fatto noi: non c’è. Invece, nella Garzanti un settore energivoro è definito come un settore che “consuma molto” N.d.R). Ma se un’azienda, che ha 200 impianti da 5 o 10 kW accesi 24 ore su 24, non sarà considerata energivora, allora qualcuno deve spiegarmi bene cosa intende con quella parola. (M.H.B. per NL)

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