RAI. Minzolini: su TG1 attacco strumentale, non me ne vado. Sono anni che con GP Brasile il TG perde ascolti

«Ancora una volta si strumentalizza un dato indiscutibilmente negativo per attaccare la linea politica del TG1 e ciò indipendentemente dalle cause che hanno prodotto questa caduta di share».

Lo dice il consigliere d’amministrazione Rai Alessio Gorla. «L’attacco a Minzolini viene sempre e comunque fatto anche a prescindere da situazioni esterne che ne hanno condizionato e determinato il risultato d’ascolto. Per obbiettività, infatti – aggiunge Gorla -, bisogna far presente che, a causa dei bassissimi ascolti del programma che lo ha preceduto, il Tg1 è partito da una base del 9% e con una curva d’ascolto tutta costantemente in salita ha chiuso con una share vicina al 20%, recuperando più di 10 punti. Mi associo alle conclusioni del mio collega Verro, per confermare che chi traduce tutto in logica politica non ragiona guardando dati e numeri con la necessaria obbiettività di giudizio». Dopo aver sottolineato di non aver mai visto «una fiera dell’ipocrisia, della faziosità e tante strumentalizzazioni come in questa occasione», Minzolini spiega le sue ragioni: «sono anni che il giorno in cui Rai1 trasmette il gran premio del Brasile, con annesso l’inutile programma di commenti fine gara, il Tg1 perde la gara di ascolti con il Tg5 perchè al posto del traino pre-serale l’Eredità, ha un handicap pre-serale. È successo nel 2009, nel 2010 (unica sconfitta del tg1 in quell’anno), si è ripetuto quest’anno. Non è avvenuto nel 2007 e nel 2008 solo perchè il gran premio, che cominciava un’ora dopo, finiva a ridosso del tg (per cui era un ottimo traino) e non c’era l’inutile – ripeto – trasmissione di commento». «Ebbene quest’anno, forte dell’esperienza maturata, due giorni fa – spiega ancora Minzolini – ho posto il problema alla direzione palinsesto, ho insistito, ma non c’è stato niente da fare per cui ho avvertito i dirigenti che andavamo incontro ad una sconfitta annunciata di cui non mi sento responsabile ma semmai vittima. Anzi, debbo dire che l’handicap è stato un peso ancor più gravoso del previsto (l’anno scorso dopo il noioso commento era stato inserito un concerto di Biagio Antonacci per le Forze armate) per due motivi: innanzitutto perchè l’attenzione per un gran premio di un campionato già deciso da due settimane non poteva che essere bassa nella platea degli spettatori; in secondo luogo perchè la gara – visto che le classifiche erano già determinate- non ha avuto colpi di scena». «Tant’è che alle 19 e 30 Raiuno – osserva ancora il direttore – faceva segnare un ascolto del 7% salito all’8 poco prima del Tg1. Abbiamo recuperato dieci punti e non sono pochi visto l’affollamento di presenze che c’è nella fascia di programmazione che va dalle 20 alle 20 e 30». ‘Ma i problemi – sottolinea – sono altri. In primo luogo l’inerzia e la scarsa flessibilità dell’azienda: avvertita per tempo non ha trovato una soluzione come quella, ad esempio, suggerita dal sottoscritto di portare la trasmissione di commento su un’altra rete. In terzo luogo la faziosità che c’è intorno e anche dentro la Rai: siamo chiari l’anno scorso questo Tg ha perso una sola volta rispetto alla concorrenza (per ritrovare un’analoga performance bisogna tornare al 1999, un’altra era televisiva) quest’anno cinque volte. Si parla di problema del Tg1 quando il mio predecessore, che ha ricoperto l’interim nel periodo di transizione, ha perso 20 volte e Gianni Riotta, persona che io stimo, in due anni ha perso otto volte pur avendo un pre-serale più competitivo dell’attuale che comincia avere i suoi anni (nelle ultime 4 settimane siamo partiti spesso, dato assolutamente inconcepibile fino a pochi mesi fa) e malgrado questo siamo riusciti a difendere il primato. Questo significa che c’è un grado di strumentalità elevato nei commenti negativi di oggi che puntano a creare le condizioni per rimuovere il sottoscritto per ragioni squisitamente politiche. Se vogliono – e pensano di riuscirci – lo facciano pure, io – conclude – non me ne vado. Ma non accampino alibi che sono un’offesa al buon senso". (ANSA)

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