Si è dimesso il direttore del Washington Post: dopo 17 anni Downie

Rivoluzione al Washington Post. In una mossa anticipata da settimane, il direttore Leonard Downie Jr. ha annunciato le dimissioni dopo 17 anni al timone del giornale della capitale statunitense


da Franco Abruzzo.it

Downie lascera’ l’8 settembre 2008. Ha annunciato il suo addio alla redazione in una riunione convocata con una e-mail ai giornalisti in cui ha ricordato di essere arrivato al Washington Post da stagista nel 1964 ad appena 22 anni. ”Ora pero’ il Washington Post ha un nuovo, giovane editore e ha bisogno di un direttore piu’ giovane di me”, ha aggiunto. E’ da maggio che circolavano voci che il nuovo editore del Post, Katharine Weymouth, una pronipote di Katharine Graham e dunque discendente della famiglia che ha la proprieta’ del giornale da decenni, era alla ricerca di un nuovo direttore. Secondo il giornale on-line Politico, due nomi sarebbero in ballo: Marcus Brauchli, ex direttore del Wall Street Journal, e Jonathan Landman, vice direttore del New York Times. A questi nomi l’esperto di media del Washington Post Howard Kurtz ha aggiunto il direttore esecutivo del Post Phil Bennett. Il Washington Post è con il New York Times l’ultima grande testata ad essere controllata da un editore ‘puro’, gli eredi della famiglia Graham. Per il Post cambiare direttore e’ una vera notizia. Downie, che ha 66 anni, troneggiava nella newsroom della 15.ma strada, non lontano dalla Casa Bianca, dal 1991 e il suo predecessore, Ben Bradlee era stato executive editor della testata per oltre 25 anni. Il Washington Post ha gli stessi problemi degli altri quotidiani americani, con redazioni pletoriche e tirature in calo a causa dello sviluppo del web, che pesa sempre di piu’ sui bilanci, visto l’aumento degli introiti pubblicitari legati alla rete. Oltre a voler diminuire il numero dei giornalisti (che complessivamente erano ben 900 alcuni anni or sono), la Weymouth punta ad unificare le redazioni cartacea e web, come ha di fatto deciso nei mesi scorsi il New York Times. E’ una direzione verso la quale si sta muovendo anche il Wall Street Journal, recentemente acquistato da Rupert Murdoch. (ANSA)

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