Social media. Il fenomeno Pinterest: dopo avvio lento, traffico aumentato del 6.000%

Pinterest

Pinterest (20 milioni di iscritti) permette di creare e condividere immagini di ciò che piace. Il social media fondato da Ben Silbermann, in breve è passato dall’anonimato a un successo dirompente
Le idee migliori hanno spesso a che fare con la perseveranza: lo sa bene Ben Silbermann, cofondatore e Ceo di Pinterest, uno dei siti col maggiore tasso di crescita negli Usa fra il 2011 e 2012, sbarcando prepotentemente anche in Italia. L’ascesa imprenditoriale di Pinterest, fondato nel 2009 e lanciato in versione beta nel marzo 2010, non è stata immediata. Inizialmente i numeri erano catastrofici, ma Silbermann ha continuato a crederci.
Come è nata l’idea? Ben aveva intuito che nell’aria c’era un desiderio molto diffuso: quello di parlare di se stessi attraverso le cose che si amano. Così ha fatto un sito dove si possono condividere collezioni di cose che piacciono in qualsiasi categoria, dai cibi esotici agli oggetti di design, dai viaggi alle macchine fotografiche vintage. La stampa americana ha iniziato a parlarne nel 2011, da allora Pinterest ha macinato numeri da record. Il Times l’ha incluso nella lista dei migliori 50 siti del 2011. Nel 2012 è stato uno dei maggiori siti in crescita. Ultimamente il suo traffico è aumentato del 6.000%!

La cosa più notevole di Pinterest è la sua capacità di coinvolgimento. I suoi utenti lo usano voracemente. Ho visto un solo sito del genere con questi numeri, Facebook”, ha dichiarato Jeff Jordan di Andreessen Horowitz, una delle società di venture capital che hanno finanziato Pinterest.
Ben Silbermann, oggi poco più di quarantenne, è l’ennesimo esempio di giovane imprenditore della Silicon Valley, ma la sua strada verso l’Olimpo del Web è stata lastricata di fallimenti. Nato in Iowa da genitori entrambi medici, si laurea in Scienze politiche e poi va in California dove lavora per Google come product designer. Il fatto di non essere un ingegnere gli impedisce però d’essere coinvolto totalmente nella progettazione, suo principale interesse. Così Ben prende il coraggio a due mani e lascia Google. Insieme a Paul Sciarra, suo ex compagno di college e analista per una società di venture capital (Sciarra sarà poi Ceo di Pinterest fino a marzo 2012, si mette a progettare App per iPhone. I due inventano numerose applicazioni. Che però puntualmente si rivelano degli insuccessi. Nasce così nel 2009, con la partecipazione del terzo socio Evan Sharp, l’idea di Pinterest a Palo Alto, con cui i tre provano a catalogare e condividere online tutti gli oggetti e le fotografie accumulati negli anni, in modo da creare uno specifico motore di ricerca per immagini utili per designer, architetti, fotografi. Inizialmente nemmeno questo tentativo va bene. Dopo nove mesi, ha raccontato Silbermann, il sito aveva ancora meno di 10mila utenti, molti dei quali si collegavano solo saltuariamente.

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Mandai Pinterest a 200 miei amici e credo che la metà di loro non lo aprirono nemmeno. Erano numeri catastroficamente piccoli”. La tentazione di mollare a quel punto è stata forte, ma i tre riescono a trovare le motivazioni per andare avanti. “L’idea di dire a tutti che non ce l’avevamo fatta era troppo imbarazzante. E poi Google, dopo le mie dimissioni, non mi avrebbe riassunto. Cosa potevo fare?”. Ma ben è un ottimista e ha perseverato.
Dopo il risultati deludenti ottenuti con i suoi amici, contatta una cerchia più ampia di persone, dell’Iowa ma anche dalla California, compresi numerosi ex colleghi di Google. Insomma, in questa seconda fase, più che sui rapporti d’amicizia, Silbermann punta su persone che siano in grado di comprendere la sua creatura. E il calcolo si palesa azzeccato, perché questi nuovi contatti iniziano a usare Pinterest proprio nel modo in cui i fondatori speravano. Silbermann ha scritto personalmente ai primi 5.000 utenti. A molti ha dato il proprio numero di cellulare ed è ancora in contatto con loro.

Il primo punto di svolta si ha nella primavera 2011, quando la società ottiene dai venture capitalist un primo finanziamento do 10 milioni d’euro. A quel punto (siamo a giugno 2011) arriva anche l’interesse della stampa, frenato fino a quel momento forse anche dalla proverbiale timidezza dei tre fondatori. Quello che inizialmente era sembrato un fiasco e che fino ad allora aveva registrato una crescita lenta, si stava trasformando in un vero e proprio boom. In ottobre arrivano altri 27,5 milioni d’euro dai venture capital e Pinterest inizia la sua scalata: nel luglio 2011 aveva un milione d’iscritti, oggi ha superato abbondantemente 20 milioni.
Pinterest, che attualmente ha quasi 100 dipendenti, non sta ancora monetizzando il suo successo. Ma qualcosa si muove. A maggio 2012, in un round di venture capital in cui Pinterest è stato valutato un miliardo e mezzo di dollari, il sito di Silbermann ha incassato 100 milioni di dollari da Rakuten, il più grande sito di e-commerce giapponese.

Non è possibile vendere prodotti direttamente su Pinterest, ma lo si può usare come una immensa vetrina, che per il momento è gratuita, e si può prevedere che in futuro sarà a pagamento. Gli addetti ai lavori concordano che si tratta di un business pronto ad esplodere da un momento all’altro. In passato, l’azienda ha testato una partnership con un sito di e-commerce chiamato Skimlinks: per ogni acquisto concluso passando attraverso Pinterest,il sito avrebbe avuto una commissione. Ma gli utenti non hanno gradito e il sito ha dovuto fare marcia indietro.
Non per tutte le idee imprenditoriali l’elemento ‘monetizzazione’ è percepito come il motivo fondamentale di quello che si sta facendo. Con Pinterest abbiamo la possibilità di farlo, ma ci vorrà un po’ di tempo per chiarire come”, ha dichiarato Ben all’Huffington Post.

Aziende e brand, al pari di quanto fanno gli utenti privati coi loro oggetti preferiti, possono mettere gratuitamente in mostra i propri prodotti. Il sistema di linking che collega i pin al sito da cui sono pubblicati permette ai consumatori di vedere i prodotti e acquistarli. Una recente ricerca realizzata in Usa, Canada, Regno Unito e Australia ha dimostrato che un utente su cinque ha acquistato un prodotto che aveva pinnato in precedenza.
Pinterest ha da non molto introdotto il bottone Pinbooster; così gli utenti possono guadagnare soldi repinnando pubblicità di marchi che aderiscono alle campagne pubblicitarie”, si legge sul sito Pinterestitalia.net. Intanto, la startup di Ben si è trasferita da Palo Alto a San Francisco in uno dei più begli edifici della città, seguendo Facebook, Zynga e Airbnb. Un doveroso ringraziamento per la stesura del pezzo a Niccolò Visconti. (P.E.B. per NL)

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