Settimana prossima dovrebbe essere pubblicato il Piano di assegnazione delle frequenze digitali revisionato da un’Agcom in burrasca. A seguito d’indiscrezioni, già si sa, però, che muteranno molte cose rispetto ad oggi.
A parte l’introduzione di reti k-SFN, in deroga al principio iniziale del single frequency network assoluto (per i privati), varieranno le frequenze del dividendo (che diventerà più appetibile) e le assegnazioni ad alcuni operatori di rete nazionali. Il tutto, ovviamente, a danno delle emittenti locali. O almeno questo è quanto sostengono gli editori areali, che non ci stanno e minacciano guerra giudiziaria e tecnica. Sul primo fronte, infatti, già nel prossimo mese di luglio potrebbero essere notificati centinaia di ricorsi al TAR contro il nuovo Piano delle frequenze, che inevitabilmente saranno seguiti da istanze cautelari di sospensione dell’efficacia dei provvedimenti amministrativi in occasione delle assegnazioni dei diritti d’uso per i canali digitali nell’Area Tecnica 3 (Lombardia, con esclusione della provincia di Mantova, dal Piemonte orientale e dalle province di Parma e Piacenza). Ai ricorsi contro il Piano si aggiungeranno, inevitabilmente, le impugnazioni degli specifici provvedimenti di assegnazione agli operatori dell’AT3, che si preannunciano molto restrittive, un po’ per la superficialità con cui è stato condotto l’accertamento sugli impianti esistenti in Lombardia e un po’ per i limiti che la scarsità di risorse frequenziali a disposizione implica. Il tutto inasprito dalla valutazione oggettiva che alle locali finiranno avanzi frequenziali conseguenti alla selezione effettuata per i nazionali e per il dividendo, con una disponibilità oltremodo limitata dalla previsione della destinazione, dal 2015, dei canali dal 61 al 69 UHF allo sviluppo della tecnologia Wi-Max. Per la seconda linea di fuoco, le stazioni locali starebbero poi pensando – e questa sarebbe l’iniziativa più dirompente – addirittura di boicottare lo switch-off, passando sì al DTT integrale, ma sulle frequenze già esercite (quelle attuali). Un’ipotesi che, di fatto, annienterebbe l’intero processo. Ma lo scioglimento del nodo gordiano delle frequenze non è l’unica richiesta di editori locali infuriati più che esasperati: sul tavolo c’è anche la spinosa vicenda dei logical channel numbers (LCN), la cui soluzione preventiva alla migrazione dell’AT3 è considerata imprescindibile, per scongiurare il collasso delle imprese televisive esistenti per azzeramento della presintonizzazione. Insomma, un’estate che si annuncia, televisivamente parlando, incandescente. (A.M. per NL)