Tv e web. RAI prende atto dei cambiamenti della societa’ e punta sui giovani youtuber. Ma non tutti sono d’accordo

giovani, youtuber

Giovani youtuber nel nuovo corso della RAI.
La RAI, stando ad una ricerca di Universum Global, società leader nell’employer branding,  sembra essere una delle destinazioni lavorative più ambite dai giovani laureandi e laureati in business, legge ed in facoltà umanistiche.
Nella classifica stilata dall’azienda svedese, il gruppo da non molto sotto la direzione di Marcello Foa, si piazza addirittura al secondo posto – sopra a Google, Sky ed Apple – per i neolaureati in materie umanistiche; quarta tra gli studenti di giurisprudenza e ventunesima tra quelli di business. Risultato significativo, poiché, solo un anno fa, la RAI occupava una posizione notevolmente inferiore: addirittura oltre la centesima.
Non emerge però dalla ricerca se i giovani scelgano la Radiotelevisione Italiana S.p.A. per il buon rapporto tra ore lavorate e tasso di remunerazione o per le prospettive formative e di carriera offerte.

Inoltre, la RAI sta puntando anche sui giovani e, soprattutto, sulla cosiddetta “Generazione Z” (ossia, i nati dopo il 1997). Proprio per questo target, tra le varie iniziative social, si stanno lanciando nuovi contenuti per il canale YouTube: in particolare, investendo sui c.d. creator, personaggi del web che riescono ad avere un significativo seguito online, come gli youtuber.
L’esempio più calzante di ciò è fornito dai video creati dai due influencer e youtuber Il Pancio ed Enzuccio, che sono stati ingaggiati proprio dal canale Rai YT per realizzare video live da Sanremo e dai Mondiali di Russia 2018, raggiungendo un buon risultato in  termini di visualizzazioni.

Questa nuova rotta intrapresa dalla Rai, non sembra però piacere a tutti. Infatti, Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente UPA (Utenti Pubblicità Associati), stando a quanto riportato su Italia Oggi, ha commentato così l’iniziativa: “Viviamo nella società degli influencer, ma i social media sono pieni di fake news diffuse proprio dagli influencer. Non interessano più i testimonial-fenomeni anche sul web, ma le persone che si battono per cambiare veramente il mondo“. Sembrerebbe, quindi, sottolineare l’inadeguatezza di contenuti simili per pagine web che dovrebbero rappresentare il servizio pubblico, nella sua accezione più alta. (P.G. per NL)

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