Tv. Il crollo del ponte di Genova si riverbera su Mediaset (e sul comparto in generale). Giorgetti: canoni concessione revisionabili

Giorgetti, approccio, reti di 2° livello

La dichiarazione di Giancarlo Giorgetti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio (leghista, non 5 Stelle, NB), nonostante la calura di un difficile mese di agosto, ha gelato la schiena ai dirigenti Mediaset: “Le concessioni statali vanno revisionate, dalle televisioni ai telefonini“.
Attenzione però: quello che Giorgetti vorrebbe mettere in discussione non è l’assetto post Twenty Twenty, quanto la fase transitoria che accompagnerà da qui al 2022 il sistema tv alla migrazione della banda 700 MHz al 5G ed alla netta ripartizione dei ruoli di content e network provider, durante la quale Mediaset e RAI continueranno a versare all’erario l’1% del loro fatturato, pari a circa 55 milioni di euro complessivi (cioè per entrambi). Ben poca cosa, oggettivamente, rispetto alla contropartita, cioè la gestione di 10 mux nazionali (5 RaiWay e 5 Mediaset).

Dopo il disastro genovese, Giorgetti spiega che il Governo vorrebbe rivedere tutte le concessioni rilevanti (e politicamente delicate, vien d’aggiungere), partendo da quella di Autostrade per arrivare anche a quelle telefoniche e soprattutto televisive. Una ipotesi dotata di forte impatto demagogico, soprattutto in ambiente pentastellato, che rischia, nuovamente, di determinare effetti fortemente negativi in Borsa, questa volta per il titolo Mediaset.
Una soluzione che però potrebbe determinare effetti negativi ben più rilevanti di quelli a carico del Biscione e della RAI, demotivando investitori esteri e con ricadute negative sull’utenza nel complesso: un aumento di (tutti) i canoni per lo sfruttamento delle frequenze dei provider di telefonia, infatti, condurrebbe, inevitabilmente, ad un aumento delle tariffe stesse, in forma indiscriminata.
Insomma, se probabilmente oggi Mediaset e RAI pagano un canone estremamente favorevole (forse troppo), rimettere in discussione l’intero sistema concessorio (quindi non solo nella direzione delle concessioni per lo sfruttamento della rete autostradale e delle frequenze tv) sull’onda dell’emotività spingerebbe l’economia italiana in una situazione ancora più difficile di quella da cui sta cercando di emergere da 10 anni a questa parte. (M.L. per NL)

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