Web e tlc. Il falso mito della fibra a portata di mano. Pubblicità ingannevole o digital divide più vasto di quanto crediamo?

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Forse il digital divide non riguarda solo le aree remote del paese.
Avete deciso di attivare un collegamento internet nel vostro appartamento? L’avete già e volete avere una capacità di connessione più veloce e potente? Le offerte dei vari gestori abbondano, ma è bene informarsi attentamente per cercare di spendere al meglio i vostri soldi e avere un servizio che risponda davvero alle vostre esigenze.
“Per prima cosa occorre dire che la copertura delle connessioni internet in Italia è a macchia di leopardo e presenta grandi differenze tra diverse aree e spesso anche dentro alle zone di una stessa città o provincia – ha spiegato Renza Barani, vicepresidente nazionale della Federconsumatori -. Noi oggi siamo indietro rispetto al resto d’Europa e chiediamo che il diritto di accesso alla rete venga garantito a tutti e che ciò avvenga a costi ragionevoli. Al contempo occorre favorire l’educazione digitale, specie verso la popolazione più matura, ma non solo. Occorre dare elementi di conoscenza e sviluppare il senso critico per evitare truffe e saper combattere fenomeni come quello delle fake news di cui tanto si parla”.presa Ethernet - Web e tlc. Il falso mito della fibra a portata di mano. Pubblicità ingannevole o digital divide più vasto di quanto crediamo?
Se queste sono le premesse generali, come scegliere il tipo di collegamento da mettersi in una casa che ambisce a diventare all digital?
Ormai gran parte degli operatori spinge per offerte che, superando la vecchia Adsl, cioè il tipo di connessione meno performante, puntano sulla fibra ottica che ha potenzialità indubbiamente molto più alte – ha proseguito la Barani -. Il problema è che ci siamo trovati a promuovere numerosi ricorsi, sia all’Agcom, l’Autorità per le garanzie nelle telecomunicazioni, che all’Antitrust, l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, perché in molti casi la fibra promessa non c’era o rendeva molto meno di quanto avrebbe dovuto”.
Qual è il problema? Proviamo a tradurre il punto è il modo con cui è strutturata la rete telefonica e di trasmissione dati in Italia. C’è una infrastruttura portante che via via si articola fino alle centraline sparse nelle varie aree di una città. Da queste cabine partono poi le derivazioni verso strade e palazzi. Quasi sempre, la fibra offerta dai gestori, arriva fino a queste cabine (e ciò migliora le prestazioni), ma lì si ferma. Perché nell’ultimo tratto che porta a casa vostra, si viaggia col rame. E così si perde molto della velocità della fibra.
Per questo – a parlare è sempre Renza Barani -, quando si sottoscrive un contratto è bene informarsi sull’ultimo miglio, cioè sul tipo di cavo che arriva in casa vostra. Spesso nel marketing delle aziende ci sono riferimenti generici: nel senso certo la fibra c’è, ma non è esplicitato sino a dove arriva. Ovviamente è probabile che nelle zone appena costruito la cablatura con la fibra sia già presente, mentre in zone poco abitate o dove si è costruito decenni fa le cose si complicano”.

Il problema del tipo di offerte digital fatte dai gestori, della resa effettiva delle connessioni è stato affrontato anche dall’Autorità per le garanzie nella comunicazione (Agcom), al cui ufficio stampa abbiamo chiesto senza successo una intervista. Agcom ha infatti attivato un apposito servizio disponibile all’indirizzo www.misurainternet.it. Iscrivendosi è possibile effettuare misurazioni della propria connessione. “MisuraInternet – si legge sul sito di Agcom – mette a disposizione due software gratuiti, Nemesys e MisuraInternet Speed Test, che mettono in condizione l’utente di valutare la qualità accesso Internet da postazione fissa. I valori delle rilevazioni ottenute con Nemesys possono essere utilizzate come elemento probatorio, nei casi in cui l’utente voglia esercitare il diritto di reclamo e recesso rispetto a promesse contrattuali di velocità di accesso a Internet non mantenute dall’operatore”.

Addirittura, il sistema Nemesys rilascia un certificato che attraverso lo stesso sito di Agcom può essere inviato all’operatore che ha poi 30 giorni per ripristinare le condizioni di servizio promesse nel contratto. In caso contrario l’utente può dare disdetta.
Sulla carta si tratta si tratta di un sistema molto innovativo e tutelante, in cui la stessa Authority mette in condizione il consumatore di verificare i dati sulla propria linea e presentare un reclamo che la stessa Agcom certifica. E’ bene però specificare che l’utilizzo del sistema Nemeys non è banale e (proprio a tutela del suo rigore) occorre rispettare alcune condizioni precise.
Una volta scaricato il software, per effettuare misurazioni (che vengono svolte nell’arco di 24 ore), occorre che il computer sia collegato alla rete via cavo (dunque non con un modem wi-fi), che il wi-fi sul computer sia spento e che in casa non ci siano altri dispositivi che si collegano alla rete internet di casa né tramite cavo né tramite wi-fi (es: smartphone, tablet, Smart-TV, dispositivi Iptv o VolP). Una serie di condizioni che forse per qualcuno non ancora del tutto digital ready possono risultare complicate da mettere in pratica.
Pur apprezzando quanto l’Agcom ha cercato di mettere in piedi – ha commentato sempre Renza Barani – c’è un problema che rimane. Cioè anche se io, consumatore, posso decidere di cambiare il fornitore perché la prestazione è inadeguata, ma poi dove abito, i problemi della rete di cui abbiamo parlato, fanno sì che nessuno mi offra un servizio con prestazioni migliori, allora sono al punto di partenza”. Un doveroso ringraziamento per la stesura di questo pezzo a Niccolò Visconti. (P.E.B. per NL)

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