Banda larga troppo stretta in Italia? Ma se siamo il primo paese in Europa per diffusione di smart e connected tv?

Connected tv

E’ uno schiaffo per i detrattori di principio dell’Italia verso gli altri stati europei: il nostro paese è quello che traina lo sviluppo della smart tv (o meglio, connected tv, posto che le smart tv ne sono un sottoinsieme). Con buona pace di coloro che oppongono la (infondata) arretratezza della nostra infrastruttura di banda larga. Ma gli editori devono fare attenzione a non salire sul treno sbagliato.

Già a metà 2022 l’Italia era al primo posto per diffusione della connected tv secondo uno studio (sui servizi di streaming video on demand pay e free) condotto in U6 (Italia Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi e Regno Unito) dall’istituto di ricerca indipendente francese Happydemics per conto di FreeWheel, società di Comcast (Sky) che fornisce software per pubblicità video,

Già a metà 2022 smart e connected TV in Italia all’86%. Top tra gli UE6

Nel dettaglio, se il  60% degli intervistati da Happydemics negli UE6 nel primo semestre 2022 accedeva alla connected tv (che comprendono anche dispositivi esterni come Apple Tv, Roku, Google Chromecast, console di gioco, ecc.) tramite smart TV (era il 49% nel semestre precedente), il singolo dato italiano si elevava a l’86%, ponendo il nostro paese al vertice della classifica.

Attese di sviluppo ulteriore

E’ quindi lecito, atteso il tasso di crescita di anno in anno registrato dal 2019 ad oggi, che nel 2023 assisteremo ad una nuova importante crescita, anche se è scontato che il gap con gli altri paesi U6 si ridurrà

VOD e AVOD

Ma attenzione: non tutti i servizi di streaming video godono del vantaggio.
A dominare la scena, naturalmente, sono soprattutto gli OTT (Netflix, Prime Video, Disney, ecc.), coi loro servizi di video on demand (VOD), cioè essenzialmente a pagamento, anche se si registra una importante crescita dell’advertising video on demand (AVOD), cioè contenuti gratuiti come Youtube e i portali web dei broadcaster dove è possibile guardare gratuitamente i contenuti in live streaming o su richiesta (RAI Play, Mediaset Play, ecc.).

HBBTV

L’ibrido DTT/IP, cioè la HBBTV (Hybrid Broadcast Broadband TV), sta invece segnando il passo rapidamente, complice la complessità di impiego (tre o quattro click per accedere al contenuto) e proprio quello che all’inizio era apparso come un elemento competitivo, cioè il connubio col DTT (è possibile accedere ai contenuti HBBTV solo dove è ricevibile il segnale digitale televisivo terrestre), come abbiamo già avuto modo di spiegare dettagliatamente in un separato articolo.

Binario morto

La HBBTV, da sola e fuori dagli impieghi delle call to action coi tasti colorati del telecomando (accesso preferenziale a quattro contenuti specifici), del jump (passaggio automatico da DTT SD a IP TV HD) e della catch up tv ( per consentire agli utenti la visione dei contenuti in giorni e orari diversi da quelli in cui sono mandati in onda) – che costituiscono, questi sì, fattori rilevanti di integrazione del servizio all’utenza – è un binario morto.

Integrazione

La HBBTV infatti integrata da app dedicate, progettate per le applicazioni prevalenti di Samsung, LG e Android Tv.

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Il principale plusvalore: accedere ovunque al contenuto preferito quando si vuole

Secondo lo studio di Happydemics, il principale valore aggiunto della connected tv in generale è la possibilità di vedere contenuti video in qualsiasi momento (53%), seguito dalla user experience (23%). Chiaro, pertanto, che subendo la diffusione DTT, la HBBTV ne paga i limiti, almeno per quanto riguarda i contenuti diffusi su mux locali.

Prominence

Si tratta di principi di cui le rappresentanze degli editori televisivi italiani non hanno praticamente colto l’importanza, come dimostrato dalla scarsa sensibilizzazione verso l’importanza delle iniziative di prominence dei servizi di media audiovisivi di interesse generale.

Esiti consultazione pubblica Agcom

Di qui la decisione dei player più accorti di procedere in totale autonomia nella sottoposizione di contributi ad Agcom – quasi tutti sulla presenza di icone preferenziali negli smart hub delle connected tvche sulla questione ha avviato un’apposita consultazione pubblica di cui si attendono a breve gli esiti.

Richiesta di contenuti free supportati da pubblicità

E ciò tanto più che, secondo lo studio Happydemics, il 64% degli intervistati che usa la connected tv è interessato alle offerte AVOD soprattutto perché gratis. Il dato fa intuire che ci sia un limite al numero di abbonamenti che gli spettatori sono disposti a pagare e che il potenziale dei servizi non pay sia in crescita.

Solo il 38% è disposto a pagare

Infatti, solo il 38% degli utenti di connected tv in Italia si è dichiarato pronto a pagare un abbonamento per accedere esclusivamente a contenuti adv-free. Una platea importante per i broadcaster, quella residuale.

 

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