Con la delibera n. 317/25/CONS, pubblicato oggi, l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni ha avviato una consultazione pubblica sulla pianificazione e sulla successiva assegnazione (di una parte) delle frequenze UHF rese disponibili dalla espunzione dal Piano nazionale di assegnazione delle frequenze della ex rete nazionale televisiva n. 12.
L’Autorità, col provvedimento sottoposto ad esame pubblico, propone un intervento (estremamente) limitato di integrazione del PNAF-DVB, privilegiando reti locali di secondo livello nelle sole aree dove emerge una domanda effettiva di capacità trasmissiva, con l’obiettivo di non alterare l’equilibrio di un mercato televisivo locale già messo alla prova dal refarming della banda 700 MHz. Nessuna ipotesi di riutilizzo delle frequenze residuate (e quindi disponibile) per risolvere problematiche di incompatibilità radioelettrica tra reti di 1° e 2° livello assegnate o per integrare quelle già in funzione.
Sintesi
Con la delibera n. 317/25/CONS, Agcom ha avviato una consultazione pubblica sulla pianificazione delle frequenze UHF liberate dalla cancellazione della ex rete nazionale televisiva n. 12.
L’Autorità propone un’integrazione estremamente limitata del PNAF-DVB, circoscritta a reti locali di secondo livello e solo nelle aree dove emerge una domanda effettiva di capacità.
L’obiettivo dichiarato è evitare alterazioni dell’equilibrio di un mercato televisivo locale già indebolito dal refarming della banda 700 MHz.
Viene esclusa qualsiasi espansione generalizzata dell’offerta e, soprattutto, il riutilizzo delle frequenze disponibili per risolvere incompatibilità radioelettriche tra reti di primo e secondo livello già assegnate.
L’analisi preliminare evidenzia infatti il rischio di capacità inutilizzata e di un eccesso di offerta, specie sulle reti di secondo livello.
Agcom segnala inoltre la crescita delle emittenti comunitarie “a zero”, richiamando l’esigenza di tutelare un pluralismo informativo reale.
Le integrazioni proposte riguardano solo Piemonte, Sicilia e Sardegna, in territori finora privi di reti locali aggiuntive.
È confermata l’assegnazione tramite beauty contest, con accesso iniziale riservato a nuovi entranti e apertura successiva agli operatori già presenti.
I diritti d’uso scadranno nel 2032 e non saranno cedibili per i primi due anni.
L’impostazione, tuttavia, appare eccessivamente prudente e rischia di tradursi in un’occasione mancata, con possibili contenziosi e criticità irrisolte.
Dalla cancellazione del mux 12 alla “seconda fase” del riordino
La delibera 317/25/CONS si inserisce nella cosiddetta seconda fase del riordino regolamentare conseguente all’eliminazione della rete nazionale n. 12. La prima fase si è conclusa con la ridestinazione delle risorse VHF al DAB+, rafforzando la radiofonia digitale locale, mentre ora l’attenzione si sposta sulle frequenze UHF 470–694 MHz rimaste disponibili per il comparto televisivo.
Nessuna espansione generalizzata dell’offerta
Agcom, nel documento sottoposto a consultazione pubblica, chiarisce sin dall’introduzione che l’obiettivo non è una nuova espansione generalizzata dell’offerta, ma un intervento selettivo, fondato su evidenze di mercato e sulla sostenibilità economica delle nuove reti.
Analisi preliminare: mercato saturo e rischio di capacità inutilizzata
Dai contributi pervenuti all’Autorità emerge una posizione condivisa da diversi stakeholder di cautela. Alcuni operatori segnalano come, in diverse aree tecniche, esista già capacità trasmissiva non completamente utilizzata, soprattutto sulle reti di secondo livello, alcune delle quali risultano persino rimaste inoptate dopo le precedenti procedure di assegnazione.
Rischio di eccesso dell’offerta
In questo contesto, la creazione di ulteriori multiplex rischierebbe di produrre un eccesso di offerta, con ricadute negative sulla sostenibilità economica degli operatori di rete e, indirettamente, dei fornitori di servizi di media audiovisivi locali.
Il nodo delle emittenti “a zero” e il pluralismo informativo
Uno dei passaggi più delicati del documento riguarda il fenomeno, segnalato da più soggetti, della proliferazione delle emittenti comunitarie prive di struttura operativa, senza dipendenti e giornalisti. Secondo alcune osservazioni, tale crescita sarebbe stata favorita proprio dalla disponibilità di reti locali di secondo livello con bacini molto limitati. Agcom prende atto di queste preoccupazioni, richiamando implicitamente la necessità di preservare il pluralismo informativo reale, evitando che lo spettro venga occupato in modo meramente strumentale all’accesso ai contributi pubblici.
Le aree prioritarie: Piemonte, Sicilia e Sardegna
Sulla base delle frequenze effettivamente disponibili e dei vincoli di coordinamento internazionale, l’Autorità individua alcune aree prioritarie per l’integrazione del PNAF-DVB. Si tratta di territori in cui, fino ad oggi, era stata pianificata una sola rete locale di primo livello, senza possibilità di reti aggiuntive.
Le aree particolari
Nel dettaglio, le aree interessate dai bandi saranno: Area tecnica 1 (Piemonte), recante nuove possibilità per Alessandria, Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli; Area tecnica 17 (Sicilia), con opportunità per Catania e Siracusa, finora prive di reti di secondo livello; Area tecnica 18 (Sardegna), con articolazione in due reti provinciali per rispondere a specifiche esigenze territoriali. L’approccio è esplicitamente incrementale: eventuali ulteriori integrazioni saranno valutate solo in presenza di una domanda concreta e documentata.
Solo reti di secondo livello: esclusa l’espansione del primo livello
Un punto fermo della proposta Agcom è l’esclusione, allo stato, della pianificazione di nuove reti locali di primo livello. L’Autorità ritiene che queste determinerebbero un incremento strutturale dell’offerta non giustificato dalla domanda, oltre a introdurre complessità gestionali e rischi di destabilizzazione del mercato. Le nuove risorse UHF dell’ex mux 12 vengono quindi orientate esclusivamente verso reti provinciali o pluri-provinciali, con copertura minima del 50% della popolazione del bacino di servizio.
Assegnazione dei diritti d’uso: confermata la soluzione del beauty contest
Per quanto riguarda la fase successiva, Agcom propone di affidare l’assegnazione dei diritti d’uso a procedure comparative sul modello dei beauty contest già utilizzati nel refarming della banda 700 MHz. I criteri restano quelli noti: idoneità tecnica, sostenibilità economica, esperienza nel settore e tempi di realizzazione.
Meccanismo progressivo di accesso
In una prima fase, i lotti sarebbero riservati a nuovi entranti nell’area tecnica di riferimento, escludendo gli operatori già titolari di reti di primo o secondo livello. Solo in caso di esito negativo, le restrizioni verrebbero progressivamente allentate.
Consorzi e integrazione verticale
Agcom mostra apertura verso soluzioni consortili, riconoscendo che la gestione condivisa delle reti può ridurre il rischio di impresa e favorire l’accesso alla capacità trasmissiva da parte degli FSMA locali. I consorzi, tuttavia, dovranno trasformarsi in società di capitali e rispettare requisiti stringenti di solidità patrimoniale. In parallelo, viene ribadito l’obbligo per gli operatori di rete di offrire capacità a condizioni eque, trasparenti e non discriminatorie, con pubblicazione delle offerte di servizio.
Scadenza al 2032 e stop alle cessioni speculative
In linea con l’esigenza di uniformare il quadro regolatorio nazionale, i nuovi diritti d’uso dovrebbero scadere il 30/06/2032, allineandosi alle scadenze del resto del comparto televisivo. È inoltre previsto un divieto di cessione dei diritti per almeno due anni, per evitare comportamenti opportunistici e speculativi.
Equilibrio prima dell’espansione
La consultazione avviata con la delibera 317/25/CONS da una parte sembra confermare un cambio di passo nella regolazione dello spettro televisivo: meno espansione quantitativa, più attenzione alla qualità e alla sostenibilità.
Continuità del servizio
Dopo anni di profonda trasformazione, Agcom punta a consolidare l’equilibrio raggiunto, intervenendo solo dove le lacune di capacità rischiano di compromettere il pluralismo e la continuità del servizio locale.
Troppa prudenza vanifica le opportunità
Se ciò appare un comportamento condivisibile, dall’altra parte l’approccio si mostra eccessivamente prudente e contraddittorio. Non si pianificano, infatti, frequenze disponibili in aree riconosciute come ad alta richiesta) e, soprattutto, non è prevista la ridestinazione di frequenze disponibili per risolvere problemi di pianificazione tra reti di 1° e 2° livello. Se l’approccio non sarà modificato all’esito della consultazione pubblica, è elevato sia il rischio di ricorsi al TAR, che della concretizzazione di un’occasione persa.
La documentazione
Qui per scaricare la delibera 317/25/CONS con il relativo Allegato A. (M.L. per NL)









