DTT. Confermata da RAI indiscrezione NL: conversione mux B slitta a settembre 2024. O gennaio 2025. Ammesso che la sperimentazione si faccia

gennaio 2025

L’indiscrezione di NL di qualche settimana fa a riguardo del notevole spostamento in là nel tempo della conversione del mux B in T2 è stata confermata da RAI: se ne riparla a settembre 2024.
Confermo il passaggio di un MUX Rai al DVB-T2 a settembre“, ha dichiarato infatti il 26 gennaio a Bologna, a margine di un evento al Corecom, Stefano Ciccotti, direttore tecnico di RAI.
Data sulla quale, però, secondo alcuni dei presenti, non sembra esserci convinzione assoluta.
Del resto, già nel nostro spoiler sulla decisione RAI avevamo prospettato l’ipotesi che si andasse direttamente a gennaio 2025.
Anche se il vero problema non è nemmeno questo, visto che una sperimentazione di pochi mesi prima del passaggio integrale del sistema al T2 non avrebbe più senso. Cosicché…

La sfera di cristallo

Non ci voleva la sfera di cristallo: dopo il naufragio dell’idea di impiegare transitoriamente l’inassegnata rete nazionale n. 12, era apparso decisamente improbabile che RAI convertisse come da informale programma il mux B al T2 dal 10/01/2024.
Così si era parlato prima di uno spostamento a marzo 2024, poi a giugno ed infine a settembre.
Ma questo, vedrete, non sarà l’ultimo: probabilmente se ne riparlerà a gennaio 2025. O forse non se ne parlerà affatto.

Sintesi

Qualche settimana fa, alcune fonti riservate interpellate da NL avevano riferito che, a prescindere dalle previsioni del nuovo contratto di servizio RAI-MIMIT, la conversione in DVB-T2 del mux B sarebbe slittata ulteriormente. Specificamente collocandosi a settembre 2024.
E qualche giorno fa RAI lo ha confermato direttamente.

L’obbligo di avvio delle trasmissioni T2

Il nuovo contratto di servizio tra RAI e Ministero delle imprese e del made in Italy (2023-2028), prossimo alla pubblicazione in GU dopo alcuni passaggi tecnici formali, recependo prescrizioni precedenti, avrebbe dovuto imporre che da gennaio 2024 (dal 10 gennaio, per la precisione) uno dei mux della concessionaria pubblica (presumibilmente il mux B) fosse convertito da DVB-T  in DVB-T2.

Slittamento a settembre 2024

Tuttavia, stante l’esigenza di conciliare la continuità di ricezione dei contenuti da parte della popolazione con quella di attuare il processo di adeguamento tecnologico, la decorrenza della conversione sarà posticipata di diversi mesi dopo l’entrata in vigore del contratto RAIMinistero (a prescindere dalle previsioni dello stesso), collocandosi a settembre 2024.

Rischio audience sportiva

Troppo alto, infatti, il rischio di incidere sugli eventi sportivi degli Europei di calcio (14 giugno/14 luglio) e delle Olimpiadi 2024 (26 luglio/11 agosto).

Sistema studiato per T2 attivo in T1 da 3 anni

Ricordiamo che la conversione del mux è finalizzata a favorire la migrazione del sistema post refarming della banda 700 MHz, studiato per il T2 ma operativo, coi limiti del caso, sia di diffusione che di capacità trasmissiva, in T1.

T2 non significa necessariamente HEVC

La conversione in T2, è bene precisarlo, non necessariamente comporta l’adozione dello standard HEVC (acronimo di High Efficiency Video Coding, standard di compressione video approvato nel 2013, erede dell’H264/MPEG-4 AVC), per il quale non ci sono obblighi temporali di adozione.

I penalizzati

Tuttavia, da subito è stato valutato che convertire un intero mux in T2 (non si può operare sui singoli contenuti) comporterà l’irricevibilità dei canali trasportati a quell’utenza priva di tv/decoder adeguati al relativo standard (sono T2 ready i tv venduti dal 2017 in poi), penalizzando così una quota rilevante di pubblico (8,4 mln di famiglie, secondi i dati Auditel-Censis), con discriminazioni per quest’ultimo e per la RAI stessa.

Aiuto ai concorrenti

La quale subirebbe un calo d’ascolto dei contenuti veicolati sul multiplexer convertito (da T1 a T2) a vantaggio dei concorrenti privati (Mediaset in primis).

Nessuna proroga alla sperimentazione

Posticipare la sperimentazione, però, non si potrebbe, considerato che la fase transitoria avviata col refarming dovrebbe comunque concludersi entro il 2025 (quando l’intero sistema dovrà migrare in T2). Di qui l’ipotesi di spostarsi progressivamente nel corso del 2024.

La risorsa inutilizzata

Per conciliare l’esigenza, si era prima pensato di sfruttare una risorsa inutilizzata: quella della 12^ rete nazionale, da quasi due anni nel cassetto e sulla cui destinazione finale (radio o tv) si discute da tempo, con tanto di provvedimenti interlocutori di Agcom.

La 12^ rete nazionale

Con la Delibera n. 25/23/CONS del 08/02/2023, Agcom, all’esito della consultazione pubblica indetta con la delibera n. 366/22/CONS, aveva infatti definito la nuova procedura per l’assegnazione del diritto d’uso delle frequenze pianificate per la 12^ rete del servizio di radiodiffusione digitale terrestre, secondo quanto previsto all’art. 10, comma 4, della delibera n. 65/22/CONS.

Il merito della Delibera n. 25/23/CONS

Il provvedimento stabiliva la procedura per il rilascio del diritto d’uso delle frequenze televisive per la 12^ rete nazionale del PNAF, rimasto inassegnato al termine delle precedenti procedure di cui alle delibere n. 129/19/CONS e n. 65/22/CONS. Al momento della pubblicazione del provvedimento cessava quindi la possibilità di applicazione dell’art. 2, comma 2, lett. b), della delibera n. 129/19/CONS.

Nessun accordo tra Retecapri ed Europa 7

Sul punto, ricordiamo che gli operatori di rete nazionali Premiata Ditta Borghini & Stocchetti di Torino (nota come Retecapri) ed Europa Way (conosciuta come Europa 7), cui in occasione del refarming della banda 700 MHz sarebbe spettato mezzo mux a testa, nonostante diversi tentativi, non avevano infatti concluso un accordo per la gestione condivisa della 12^ rete  in ambito nazionale.

L’invito formale del Ministero

Conseguentemente, l’allora Mise, in data 20/05/2022, aveva inviato ai due player una lettera di invito a presentare un’offerta per l’assegnazione dell’unico diritto d’uso delle frequenze pianificate per la suddetta rete.

Niente di fatto

Appello, tuttavia, che non aveva condotto ad una definizione consensuale della procedura, con la conseguente presa d’atto di Agcom.

Assegnazione diritto d’uso 12^ rete nazionale

La quale aveva pertanto adottato un provvedimento che prevedeva che il diritto d’uso, utilizzabile esclusivamente per l’offerta dei servizi previsti con le frequenze pianificate dal PNAF, fosse assegnato mediante procedura comparativa onerosa senza rilanci competitivi. Una procedura cui avrebbero avuto titolo a partecipare tutti i soggetti interessati, anche nuovi entranti nel mercato dell’offerta di capacità trasmissiva su reti digitali terrestri, in possesso dei requisiti previsti dal bando di gara, ad eccezione dei soggetti con divieto di partecipazione.

Novità per la 12^ rete

Fatto sta che, successivamente, non si erano registrati altri provvedimenti sul tema (qui per consultare la delibera n. 25/23/CONS). Di qui era nata l’idea di sfruttare transitoriamente la rete per la sperimentazione.

Attribuzione transitoria

Ovviamente RAI non pretendeva un’attribuzione definitiva della risorsa frequenziale della 12^ rete nazionale, considerato che ciò non sarebbe stato possibile per vincoli sul numero di reti, ma uno sfruttamento temporaneo, nelle more della decisione finale sul suo impiego, così salvando capra (mux B) e cavoli (obbligo di sperimentazione).

I malumori

Tuttavia, dopo la pubblicazione di questa ipotesi, molte sarebbero state le contestazioni a riguardo di una disparità di trattamento che si sarebbe verificata, considerato che le risorse della rete 12 erano già state richieste in precedenza per la soluzione di problemi di coordinamento delle frequenze assentite col refarming o per la radio digitale (DAB+). Con conseguente archiviazione della possibilità e ripristino dell’obbligo di conversione di un mux esistente.

Settembre 2024, anzi gennaio 2025, già che ci siamo

Ma non subito. Probabilmente a settembre 2024. Anzi, non prima di settembre 2024. Cioè a gennaio 2025.

Testa di ponte

Ma, come dicevamo in apertura, il problema non è tanto questo, quanto il fatto che RAI dovrebbe essere la testa di ponte della conversione integrale del sistema televisivo digitale terrestre al T2, che, come scritto, dovrebbe concludersi nel 2025.

Cui prodest?

Ma se, concretamente, RAI non convertirà il mux B da destinare alla sperimentazione prima del settembre 2024 e probabilmente lo farà a gennaio 2025, che senso avrebbe una sperimentazione di pochi mesi? Tanto varrebbe, a questo punto, switchare l’intero comparto tutto insieme.

Switch-off. Definitivo

Oppure, come dice qualcuno a denti stretti, non farlo affatto, visto che le smart tv effettivamente connesse in Italia sono ormai oltre 21 milioni e conseguentemente il DTT, T1 o T2 che sia, perde sempre più interesse. (M.R. per NL)

Foto antenne di Floriano Fornasiero

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