DTT dividendo esterno: il governo asseconda le telco sull’elettrosmog

Nella partita che si sta giocando tra il governo e gli operatori TLC in preparazione all’arcinota asta per le frequenze del dividendo esterno del DTT, un ruolo importante potrebbe essere rivestito dalla revisione della normativa sull’inquinamento elettromagnetico.

I limiti italiani sono tra i più restrittivi d’Europa e, secondo alcuni esponenti delle telco, l’obbligo di rispettare specifiche così rigorose porrebbe seri problemi alla progettazione e implementazione di una rete mobile efficiente. Il ministro Romani già in passato si era fatto portavoce di questo punto di vista, e ora è tornato a parlarne a margine della presentazione, da parte di Vodafone Italia, del libro “1000 comuni d’Italia in rete. I primi 100”, una pubblicazione che racconta l’avvio di un’iniziativa della compagnia telefonica per portare la banda larga mobile nei piccoli centri italiani. Secondo quanto riportato dal Corriere delle comunicazioni, l’esponente del governo si è scagliato contro quella che, a suo dire, è un’impostazione “ideologica” della normativa, paventando la proliferazione incontrollata degli impianti a causa di “regole insensate” sulla limitazione delle emissioni e suggerendo di porre l’attenzione, piuttosto che sulle installazioni telefoniche, sui “mega-impianti della Rai che trasmettono a potenze centinaia di volte superiori”. Singolare, o forse emblematica e anche un po’ imbarazzante, la mancata citazione dei trasmettitori TV privati che, come ben sanno tutti coloro che operano nel settore, contribuiscono al cosiddetto “elettrosmog” in misura pari se non superiore a quelli della concessionaria pubblica. A parte ciò, la proliferazione delle stazioni radio base telefoniche a cui abbiamo assistito nel nostro paese negli ultimi anni può essere attribuita a svariate ragioni, l’ultima delle quali probabilmente è l’esigenza di rispettare la normativa sull’inquinamento elettromagnetico. Per loro natura le reti cellulari impongono il riuso delle frequenze, che sono notoriamente risorsa scarsa. E il riuso è possibile solo a condizione di non interferire con le aree di copertura adiacente (le cosiddette “celle”). Più si amplia l’area di copertura, magari alzando la quota delle antenne o aumentando la potenza di emissione, più si impedisce il riuso della stessa frequenza e si riduce la capacità di veicolare traffico nelle zone limitrofe. Se ne deduce che per garantire una maggiore capacità (la famosa “larga banda”) i trasmettitori devono essere tanti, a quote basse e con potenze ridotte. Tanto più quando le frequenze sono relativamente alte, come quelle intorno ai 2 Ghz, o quando le tecnologia impongono l’uso di larghe porzioni di spettro, come nel caso dell’LTE. Per non parlare dei centri urbani e degli spazi interni agli edifici, dove ancora maggiore è l’esigenza di avere una rete “diffusa” e già si installano “femtocelle”, ovvero mini-stazioni radio base da piazzare in casa dell’utente. Insomma, nel prossimo futuro si prospetta in ogni caso la moltiplicazione esponenziale delle sorgenti radio, sebbene a bassa potenza. Non sarà una maggiore permissività nella tutela dai campi elettromagnetici a impedire che ciò avvenga, semmai il contrario: la disponibilità di nuove frequenze e la sempre maggior fame di “banda” porterà i gestori a imbottire le postazioni esistenti con nuovi trasmettitori e a disseminare i territori ad alta densità abitativa di micro e femtocelle. Il tutto innalzerà inevitabilmente il livello di irradiazione e potrebbe portare a un aumento sensibile dei contenziosi con le ARPA, le agenzie regionali di controllo che sono la vera bestia nera degli operatori. E così, l’opera di corteggiamento dell’esecutivo verso le riluttanti telco in vista della cruciale (per le finanze pubbliche) asta per le frequenze del dividendo digitale esterno si arricchisce di una nuova promessa: ammorbidire la normativa ambientale. Invocando l’Europa un po’ a sproposito (dato che in realtà l’UE, proprio in previsione dell’esplosione dei servizi wireless, sta pensando di rivedere in senso più restrittivo le proprie raccomandazioni in materia di soglie di inquinamento). E sempre naturalmente indossando gli abiti scintillanti dei “cavalieri della larga banda”. (E.D. per NL)

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