Intercettazione: scontro sul carcere ai giornalisti. Oggi esame della Camera. FI punta su voto segreto

La Cdl (in particolare An e Forza Italia) propone una pena detentiva anche fino a un anno, mentre l’Unione punta all’applicazione dell’articolo 684 del codice penale, quello che preve del’arresto fino a 30 giorni o l’ammenda da 51 a 258 euro


Dalla lettera telematica di notizie diffusa da www.odg.mi.it e diretta da Franco Abruzzo

di Anna Laura Bussa

Roma, 16 aprile 2007. Il decreto sulle intercettazioni arriverà domani (oggi 17) all’esame dell’Aula della Camera. Tra maggioranza e opposizione è ancora braccio di ferro sulle sanzioni per i giornalisti. La Cdl (in particolare An e Forza Italia) propone una pena detentiva anche fino a un anno, mentre l’Unione punta all’applicazione dell’articolo 684 del codice penale, quello che prevede l’arresto fino a 30 giorni o l’ammenda da 51 a 258 euro. In più si discute sul ruolo dell’Authority. Secondo Forza Italia, questa dovrebbe intervenire, in caso di condanna, per chiedere la pubblicazione su numerose testate della ‘trasgressione’ avvenuta. Ma ad An, che propone il carcere per i giornalisti ‘rei’ fino a sei mesi, interessa di piu’ un’a ltra battaglia: quella che nel momento della disposizione delle intercettazioni sia un organo collegiale a decidere e non un singolo magistrato. ”Perché in questo modo – spiega il deputato di An Giulia Buongiorno – si eviterebbe una sovrabbondanza di intercettazioni”. E di conseguenza, aggiunge, ”essendoci meno intercettazioni in giro sarebbe anche minore il rischio di pubblicazioni illegali”. Ma la maggioranza, almeno per il momento, non vuole (come chiedono An e FI) che la pubblicazione delle intercettazioni si trasformi da contravvenzione in delitto con conseguente previsione della pena detentiva. Così, si starebbe pensando di presentare al Comitato dei 9 della commissione Giustizia della Camera, convocato per domani alle 10,45, un emendamento per inasprire la pena, ma senza esagerare. Si starebbe pensando cioe’, dichiara il deputato dell’Ulivo Paolo Gambescia, di prevedere una sanzione che vada dai 10mila ai 100mila euro, piu’ l’intervento dell’Authority”. Se la maggioranza non proponesse condanne piu’ severe, spiega un altro esponente dell’Ulivo, nella speranza di arrivare ad un accordo con l’opposizione, si correrebbe il rischio di dover votare in Aula gli emendamenti della Cdl che propongono il carcere. E sulle proposte di modifica in materia di sanzioni il voto alla Camera è segreto… E nel segreto dell’urna tutto può accadere. Così oggi la parola d’ordine nella maggioranza è presentarsi al tavolo del Comitato dei nove con una proposta che risulti convincente anche per il centrodestra. E in questo fine settimana il relatore Lanfranco Tenaglia (Dl) e gli altri componenti Giustizia della maggioranza, starebbero lavorando proprio a questo, al modo migliore cioé per scongiurare una pena detentiva severa per i cronisti. Ma non è detto che ci riescano e non solo perché nel centrosinistra non tutti sono convinti dell’opportunità di usare sanzioni ‘morbide’ contro chi pubblica il contenuto di intercettazioni, ma anche perché anche sull’entità delle sanzioni il divario tra i poli è troppo ampio. Il capogruppo di FI in commissione Giustizia Gaetano Pecorella infatti chiede per i ‘trasgressori’ il pagamento fino a un milione e mezzo di euro, l’equivalente cioé di quasi tre miliardi di lire. Forza Italia poi avanza anche un’altra richiesta: prevedere il controllo della Corte di Conti su ogni singolo procedimento laddove vengono disposte delle intercettazioni. Ma formalmente nessuno di questi problemi esiste perché nell’ultimo Comitato dei 9 della Commissione la maggioranza aveva dato parere negativo a tutti gli emendamenti. Per la prossima settimana però la Cdl annuncia battaglia puntando tutto sul voto segreto. (ANSA). BSA 16-APR-07 15:18

INTERCETTAZIONI.COMMISSIONE GIUSTIZIA: “ADEGUARE MEZZI DEL GARANTE PRIVACY”

Pizzetti: “Il ddl Mastella dà al garante della privacy un potere nuovo, quello di imporre al giornale che ha illecitamente dato una notizia la pubblicazione del provvedimento disposto dall’Authority”.

Roma, 16 aprile 2007. Riservare al garante della privacy ”la possibilita’ di un intervento piu’ concreto nei confronti delle disfunzioni e inefficienze, alle volte gravi, rilevate nelle attivita’ di uffici e strutture di per se’ sottratte al suo controllo e alla sua verifica, come gli uffici di polizia giudiziaria o della procura dedicati e riservati alle attività di intercettazioni”. Lo chiede, nelle sue conclusioni, l’indagine conoscitiva svolta dalla commissione Giustizia del Senato sul fenomeno delle intercettazioni telefoniche. L’esito del lavoro è’ stato illustrato oggi al Senato alla presenza tra gli altri del presidente del Senato Franco Marini, del vice presidente del Csm Nicola Mancino, del presidente dell’Autorità garante della privacy Francesco Pizzetti e dell’estensore del documento conclusivo dell’indagine , Felice Casson. Secondo la Commissione, ”per rendere piu’ efficiente l’opera del garante – già ora, ma a maggior ragione nel caso di un ampliamento delle competenze – andrebbero adeguati i mezzi e gli strumenti a sua disposizione”. Nell’indagine si ricorda anche al ministero della Giustizia ”la necessita’ di un’adeguata preparazione in attivita’ manageriale per il contenimento e, anzi, l’abbattimento dei costi delle intercettazioni telefoniche, contenimento possibile solo in presenza di una specifica sensibilità e formazione dei soggetti abilitati alla spesa”. In riferimento poi ai giornalisti e ai mass media l’indagine rivolge al giornalista il medesimo invito rivolto al magistrato di distinguere tra le intercettazioni utili ai fini investigativi-processuali e quelle che non lo sono, ovviamente tenendo presente l’ottica e le finalità diverse dei giornalisti. Nel suo intervento Pizzetti ha sostenuto che il ddl Mastella, da domani in discussione alla Camera, dà al garante della privacy ”un potere nuovo, quello di imporre al giornale che ha illecitamente dato una notizia la pubblicazione del provvedimento” disposto nei loro confronti dall’Authority. Il garante ha precisato che il suo ufficio ”non ha nulla da chiedere al legislatore al quale si rimette per le valutazioni del caso”. A titolo personale, Pizzetti ha spiegato di essere contrario a sanzioni penali ”a cuor leggero” e ha aggiunto che la soluzione di sanzioni amministrative comminate dal garante dovrebbe essere ”più prudentemente apprezzata”. (ANSA). KTA 16-APR-07 20:15

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