Privacy e anonimato son cose diverse

Con un nuovo intervento il presidente del Partito Pirata torna sulla questione di cui si sta parlando in questi giorni, tra privacy, anonimato, darknet, Wikipedia e Wikileaks


da Punto Informatico

Roma – Al mio intervento su PI ci sono stati parecchi commenti e devo dire che da molti commentatori sono stato frainteso o hanno letto superficialmente quanto ho scritto. Il Partito Pirata sponsorizza anonet.it una rete talmente anonima che nemmeno noi possiamo intervenire in alcun modo, ci stiamo interessando al “Piano R*” di Autistici/Inventati.
Il Piano R* è una infrastruttura di rete studiata appositamente per garantire l’anonimato degli utenti e la incensurabilità delle loro opere,quindi posso fugare ogni dubbio su quanto riteniamo necessario l’anonimato.

Per quanto riguarda la privacy riteniamo sia assolutamente un’altra cosa mentre dai commenti si tende a confonderla con l’anonimato o lo pseudoanonimato. Se comunico con un nikname preservo la mia privacy ma non sono anonimo (letteralmente senza nome), diciamo che mi presento alla comunità con un nome digitale per il pubblico ma che, in caso di reato, chi è autorizzato dalla legge può collegare alla mia persona, quindi sfatiamo una volta per tutte la favola dell’anonimato in rete come in questi commenti viene inteso, se volete veramente essere anonimi usate una darknet e solo allora avete qualche buona possibilità di essere anonimi, se sarete accorti.

Fatta chiarezza fra anonimato e privacy, raffrontiamo i termini anonimato e libertà.

Come ho sostenuto nel mio articolo, l’uno è per molti versi la negazione dell’altro. Ammettiamo anche che io voglia rimanere anonimo per “sfizio”, ora posso sostenere una tesi qualsiasi ma se veramente ci credo sarò costretto a fornire riferimenti, dovrò confutare le negazioni della mia tesi al punto che, prima o poi, dovrò espormi in prima persona, dovrò palesarmi non fosse altro che per affrontare sul piano reale il mio interlocutore, per dare il massimo che mi è possibile di credibilità a quanto sostengo… a meno che io non tema ritorsioni, se è questo che temo non sono più libero, nella discussione c’è una coercizione nei miei confronti.

Spesso i thread in rete, quando s’infiammano, finiscono con le offese che riferite ad un nickname rimangono superficiali e prive di conseguenze reali e questo grazie alla privacy che il nickname consente.

Concludendo, l’anonimato serve solo quando non c’è libertà, diversamente è uno capriccio. Mi è stato fatto osservare che nelle moderne democrazie il voto è segreto, segreto non anonimo e comunque è sempre per paura di ritorsioni, di costrizioni, di coercizioni non per libertà, se fossimo veramente liberi potremmo palesare apertamente il voto e chiedere conto agli eletti se lo tradiscono. Con i tempi che corrono è il male minore secretare il voto ma non è il massimo della libertà, non viene tenuto scollegato dalla persona dell’elettore per libertà ma per paura di compravendite, ritorsioni, imbrogli ecc. ecc.

Se tutto questo fosse stato chiaro sarei anche riuscito a spiegare che chiedere a Wikipedia di prevenire possibili equivoci non è una richiesta di restringimento della libertà ma anzi si chiede di rendere alcune aree, sottolineo alcune aree sensibili più libere da possibili reati, se questo richiede una verifica preventiva è solo perché al momento tecnicamente ci sono poche alternative facilmente praticabili.

Un commentatore ha paragonato Wikipedia a Pasquino e Pasquinate, non credo sia l’aspirazione dei gestori della più grande enciclopedia on line, Wikipedia non vuole, non può e non deve essere un “muro su cui scrivere pasquinate”. Esiste (almeno) una piattaforma nata apposta per fungere da Pasquino ed è WikiLeaks. WikiLeaks va difeso ma, soprattutto, la sua piattaforma tecnica va sostituita con qualcosa di simile a quella usata dal Piano R* di A/I o da Freenet, poiché un semplice “tweak” ai DNS è inutile.

Qualcosa di simile a Pasquino, ma comunque rispettoso della legge può esserlo un blog tenendo presente che anche quello non è esattamente anonimo ed esente da responsabilità almeno per chi lo gestisce, tant’è che esistono i moderatori e la policy e anche qui devo sottolineare che ci siamo battuti perché i blog non debbano sottostare alle stesse leggi della stampa e dell’editoria come è stato tentato di fare.
Sosteniamo nei confronti dei “politici” che se vogliono evitare di spingere gli internauti verso il vero anonimato e le darknet devono considerare i blog più come libera espressione individuale nell’ambito dell’articolo 21 della nostra Costituzione piuttosto che denuncia a mezzo stampa.

Ringrazio comunque per i commenti e sono a disposizione anche per ricredermi, nessuna verità è unica e assoluta. A proposito il mio non è un nickname e il Partito Pirata è un’associazione di sviluppo sociale senza scopo di lucro, da poco editore del mensile Piratpartiet-Diritti digitali.

Athos Gualazzi
presidente Partito Pirata

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