Pubblicita’. UPA punta sulla blockchain per le transazioni degli spazi pubblicitari

blockchain

Applicare la tecnologia blockchain alla compravendita degli spazi pubblicitari: è il progetto su cui punta UPA (Utenti Pubblicitari Associati), organismo associativo che riunisce le più importanti e prestigiose aziende industriali, commerciali e di servizi che investono in pubblicità e in comunicazione.
L’associazione guidata da Lorenzo Sassoli de Bianchi, con il supporto della società di consulenza IT Reply, è intenzionata a creare un registro digitale e diffuso al fine di certificare le transazioni relative agli spazi pubblicitari.

Per chi è a digiuno di nozioni tecniche, può essere utile dare la definizione di blockchain offerta proprio da Reply: si tratta di un «registro transnazionale sicuro, condiviso da tutte le parti che operano all’interno di una data rete distribuita di computer, che registra e archivia tutte le transazioni che avvengono all’interno della rete, eliminando in definitiva la necessità di terze parti “fidate”». Una tecnologia informatica che consente di effettuare transazioni – ad esempio, i passaggi di denaro – sicure, verificate e non modificabili tra i partecipanti ad una rete, senza bisogno di intermediari certificatori. E lo fa attraverso una verifica pubblica e diffusa della validità delle transazioni (ad ognuna delle quali corrisponde una stringa alfanumerica univoca e dipendente dalla transazione precedente) effettuata presso tutti i nodi della rete; solo con l’approvazione della maggioranza dei nodi l’operazione viene ritenuta valida e iscritta nel registro pubblico (detto “ledger”).

Sebbene la blockchain sia nata per gli scambi in moneta virtuale (il bitcoin), sono in molti a cercare l’applicazione di questo modello in altri campi; UPA, però, risulta essere una pioniera della tecnologia in questione nel campo editoriale. L’attrattiva principale “è sempre la trasparenza – spiega Sassoli de Bianchi a ItaliaOggi – contiamo di proteggere meglio la brand safety degli investitori, evitando per esempio che le loro pubblicità finiscano su siti che veicolano fake news o violano il diritto d’autore. Ma con la certificazione dei dati, avremo a disposizione anche report più puntuali sul lettorato e preverremo le frodi coi robot che creano artificialmente traffico web. E ancora c’è la questione della trasparenza finanziaria e dei diritti di negoziazione”.
Il progetto, attualmente, va verso la conclusione dello studio tecnico e passerà alla valutazione della sostenibilità del progetto dal punto di vista finanziario: se al momento tutte le spese di analisi dell’iniziativa sono sostenute dall’UPA, è lo stesso Presidente dell’associazione a sottolineare il bisogno di stimare tutti gli altri investimenti necessari e pensare a come i soggetti della filiera possano entrare nel progetto e parteciparvi, anche in qualità di investitori.

Al di là della necessità di sostegno finanziario del progetto, la partecipazione volontaria è alla base dell’esistenza stessa della blockchain. Riguardo all’eventuale resistenza da parte dei player del settore, Sassoli de Bianchi si rivela ottimista: “Non vedo nessun motivo di resistenza o inadeguatezza da parte degli utenti; prevale invece il desiderio di evitare distorsioni e muoversi in un sistema che del tutto trasparente non è”.
In definitiva, secondo il Presidente UPA, la blockchain potrebbe essere una rivoluzionaria soluzione alla mancanza di trasparenza della filiera pubblicitaria che crea costi e ricarichi di entità ancora sconosciuta. (P.B. per NL)

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