Radio 2 cambia marcia. Giovanni Alibrandi, nuovo direttore della seconda rete radiofonica RAI: la radio non è in crisi, ma il suo modello di business e di distribuzione lineare sì.
La radio che sopravvivrà è quella che smetterà di pensarsi come un’entità limitata alla frequenza (FM o DAB) e si trasformerà in un fornitore di contenuti audio e video multipiattaforma.
L’audio è forte, ma la radio deve smettere di essere pigra ed investire con coraggio nel futuro IP e on-demand, accettando che il vecchio modo di operare è al tramonto.
I.A., switch-off FM/DAB+IP, occultamento della radio sul cruscotto della auto non sono temi separati: rappresentano il triangolo di trasformazione che sta ridefinendo non solo la distribuzione, ma l’essenza stessa del prodotto radiofonico.
L’auto è il luogo di ascolto per eccellenza della radio, ma l’interfaccia sta cambiando: le case automobilistiche lavorano sempre di più con sistemi operativi e aggregatori che inevitabilmente hanno trasformato l’autoradio in un tablet connesso.
La vera battaglia non sia più tra FM e DAB+, ma tra FM e IP.
Sintesi
Dal 2025 Radio 2 entra in una fase di trasformazione profonda, editoriale e tecnologica.
Giovanni Alibrandi, storico giornalista RAI ed ora alla guida della direzione, ci spiega la sua visione di realismo trasformativo: la radio non è in crisi, ma il suo modello di distribuzione sì.
Per il nuovo direttore, la sopravvivenza del mezzo passa da un ripensamento radicale: integrazione IP, misurazione del consumo digitale, adozione intelligente dell’AI e centralità della Visual Radio come estensione del brand.
La vera sfida, osserva Alibrandi, si gioca sull’automotive, dove la prominence diventa cruciale per contrastare l’occultamento della radio sulle dashboard digitali.
La Radio del futuro – afferma – sarà un contenitore multipiattaforma di contenuti editoriali e musicali, capace di parlare anche ai giovani attraverso le auto connesse.

Giovanni Alibrandi
Giornalista classe 1965, in RAI dal 1992 (Rai News, 24, Tg2, di cui è stato vicedirettore dal 2023), da giugno 2025 ha assunto la qualifica di direttore della Direzione di Radio 2, al centro di una vera e propria rivoluzione editoriale e tecnologica.
Newslinet lo ha intervistato a tutto tondo, toccando temi scottanti per l’intero settore ed appurando una notevole sensibilità e lucidità sulle strategie emergenti di cui spesso parliamo su queste pagine.
L’intervista
(Newslinet) – Su quali elementi state intervenendo nell’immediato?
(Giovanni Alibrandi) – Avremo una radio che continuerà a fare contenuto, come è nella storia di Radio 2, con più ritmo ed estrema attenzione alla musica e alla sua centralità, prevediamo l’inserimento graduale di nuove proposte ed una programmazione più leggera, più coinvolgente, più attuale.
Realismo trasformativo
(NL) – Guardando più in generale, gli osservatori si spaccano in due: quelli che dicono che la radio è resiliente e che non c’è nessuna crisi in corso ma solo un cambiamento di abitudini del pubblico e quelli che ritengono invece che i problemi ci siano e non riconoscerli ed affrontarli li aggraverà soltanto. In che posizioni si pone?
(Giovanni Alibrandi) – Mi pongo in una posizione che potremmo definire di realismo trasformativo: la radio non è in crisi, ma il suo modello di business e di distribuzione lineare è in profonda crisi e necessita di un adattamento radicale per sopravvivere e prosperare. Non si tratta di scegliere tra resilienza e crisi, ma di affrontare la sfida del cambiamento.
Vincerà chi smetterà di pensarsi come una radio limitata alla frequenza, analogica o digitale che sia
La radio che sopravvivrà (e vincerà) è quella che smetterà di pensarsi come un’entità limitata alla frequenza (FM o DAB) e si trasformerà in un fornitore di contenuti audio e video multipiattaforma. La Radio è il Contenitore, non la Piattaforma: le reti devono sfruttare la loro forza (i contenuti editoriali ed i talent) per creare un’offerta on-demand parallela e complementare (podcast, playlist, contenuti video social) che aggredisca il mercato digitale.
Misurazione cruciale
La misurazione è cruciale: è indispensabile adottare metodi di rilevamento che riescano a catturare in modo affidabile e dettagliato il consumo digitale, altrimenti la radio perde la capacità di valorizzare l’intero proprio bacino di ascolto nei confronti del mercato pubblicitario. In sintesi: l’audio è forte, ma la radio deve smettere di essere pigra ed investire con coraggio nel futuro IP e on-demand, accettando che il vecchio modo di operare è al tramonto.
I temi caldi(ssimi)
(NL) – Intelligenza Artificiale, switch-off FM/DAB+IP, occultamento della radio sul cruscotto della auto. Temi caldissimi…
(Giovanni Alibrandi) – Questi tre temi non sono separati; rappresentano il triangolo di trasformazione che sta ridefinendo non solo la distribuzione, ma l’essenza stessa del prodotto radiofonico. Sono i veri nodi strategici da sciogliere.
Intelligenza artificiale
Proviamo ad andare per ordine: l’Intelligenza Artificiale è un tema cruciale perché tocca direttamente il costo del lavoro e la creazione di contenuti ed è un’opportunità perché può rivoluzionare l’efficienza interna. È uno strumento eccellente per l’automazione delle playlist, la generazione di promo specifiche per target, l’analisi dei dati di ascolto in tempo reale e la creazione rapida di contenuti.
Occhio all'(ab)uso
D’altra parte è evidente che un uso eccessivo dell’AI porterebbe inevitabilmente ad una omologazione del prodotto, appiattendo l’identità unica del brand radiofonico. Inoltre, c’è la chiara minaccia di riduzione del personale in alcuni ruoli (regia automatizzata, gestione librerie musicali). Penso sia utile sfruttare l’AI per automatizzare la routine e concentrarsi sulla creatività e sull’interazione umana, che sono elementi non sostituibili.
Switch-off FM/DAB+/IP
La Battaglia della distribuzione è il dilemma fondamentale della radio moderna: su quale cavallo puntare per il futuro della distribuzione (bella domanda) l’analogico (FM) è obsoleto, costoso e non è sostenibile nel lungo termine. La sua dismissione libererebbe risorse economiche e frequenze preziose, però il DAB+ è spesso visto come una tecnologia di transizione o un “ponte” verso il digitale, necessario per garantire un servizio broadcast universale e di qualità superiore all’FM.
Vera scommessa è IP
Tuttavia, il suo tasso di adozione e l’investimento necessario sono ancora temi di dibattito. La vera scommessa strategica è l’Internet Protocol (IP). L’ascolto via app, smart speaker e piattaforme on-demand è il futuro perché offre flessibilità, misurazione precisa e personalizzazione, lo sviluppo e il potenziamento dell’offerta via IP, mantenendo l’FM/DAB+ come meccanismi di diffusione “di massa” finché il mercato non sarà maturo per un possibile switch-off totale.
Prominence
Infine l’occultamento della Radio sul cruscotto dell’auto. L’auto è il luogo di ascolto per eccellenza della radio, anche le ultime indagini lo hanno confermato ma l’interfaccia sta cambiando, mettendo in pericolo il suo utilizzo, le case automobilistiche lavorano sempre di più con sistemi operativi e aggregatori come Apple CarPlay e Android Auto che inevitabilmente hanno trasformato l’autoradio in un tablet connesso.
Accessibilità
Le stazioni radio non sono più “facilmente accessibili” da un pulsante fisico, ma sono un’app tra centinaia, i sistemi di infotainment delle auto spingono i servizi in streaming e l’ascolto personalizzato (Spotify, Podcast), che sono nativamente più integrati e visivamente più appetibili principalmente per i giovani, rispetto all’interfaccia radio classiche. Se la radio non riesce ad evolvere il suo segnale rischia di essere relegata ad un flusso audio di bassa priorità rispetto alle offerte digitali. Ma credo che su questo dovremo attendere un bel po’ di tempo.
Visual radio
(NL) – Visual radio: tanto rumore per nulla o dimensione essenziale per l’audio del presente?
(Giovanni Alibrandi) – Si tratta di un dibattito fondamentale che separa chi vede la radio ancora legata alle sue radici da chi la vede come un fornitore di contenuti multimediali nel dominio IP. Mi posiziono in modo netto: la Visual Radio non è rumore per nulla; è una dimensione essenziale e non negoziabile per l’audio del presente.
Questione di sopravvivenza
Non è essenziale perché l’ascoltatore la guarderà sempre, ma perché garantisce la sopravvivenza e la rilevanza del brand radiofonico nei luoghi dove si concentrano l’attenzione e gli investimenti pubblicitari.
Brand extension
È cruciale sottolineare che la Visual Radio è una estensione del brand, non un suo rimpiazzo. Il 70-80% dell’ascolto della radio (in auto, in cuffia, come sottofondo) resterà sempre audio. La Visual Radio non è essenziale in quei momenti. L’errore strategico è confondere la Visual Radio con la televisione. Il prodotto deve rimanere funzionale all’ascolto distratto. Se l’audio di base non è solido, nessun video lo salverà.
Senza visual si è invisibili
Sono fortemente convinto che la radio che non ha una strategia Visual è destinata a diventare invisibile nel panorama mediatico in evoluzione, restando confinata a nicchie di ascolto sempre più anziane e al cruscotto (dove, sta comunque lottando per la visibilità).
Peso percentuale della distribuzione
(NL) – Parliamo di sensazioni: se volessimo assegnare un peso percentuale alla distribuzione dei contenuti tra FM, DAB e IP che valori dovremmo dare?
(Giovanni Alibrandi) – Il “peso” non è solo il volume di ascolto attuale, ma anche l’importanza strategica e la direzione futura del mercato. Basandomi sulle sensazioni attuali nel panorama italiano, e tenendo conto che il valore percentuale rappresenta il peso complessivo del contenuto distribuito (tra ascolto e sforzo strategico), questa è la mia ripartizione: 60% FM, 30% IP, 10% DAB.
La vera battaglia sarà tra FM e IP
Comunque la mia “sensazione” è che la vera battaglia non sia più tra FM e DAB+, ma tra FM (il presente da gestire) e IP (il futuro da conquistare).
Audiradio
(NL) – I risultati Audiradio sono dati difficilmente confrontabili con l’era TER ed ancor più complicati da analizzare per RAI che ha avuto un buco nella rilevazione a seguito delle polemiche che hanno condotto proprio al cambio di asset della società di rilevazione, da MOC a JIC.
(Giovanni Alibrandi) – Mantenere gli ascolti in un panorama mediatico così frammentato (questo è il dato che ci riguarda) è già un risultato importante, un segnale che il brand ha una base solida. Tuttavia, per un servizio pubblico come Radio 2, l’obiettivo non è solo la stabilità, ma l’espansione e l’attrazione delle nuove generazioni, il mercato è entrato in una nuova era di misurazione con le nuove regole stabilite e lamentare la perdita del passato non è più strategico.
La strategia RAI dei tre pilastri
La RAI, più di ogni altro, deve implementare la sua storia statistica da zero, imparando a leggere i nuovi dati e a farli combaciare con la sua missione di servizio pubblico. La strategia (per Radio 2) deve concentrarsi su tre pilastri principali, l’obiettivo con i miei collaboratori è quello di lavorare per una nuova Radio 2, un ritorno al futuro possibile, riconquistando la gente. (M.L. per NL)








































