Radiofonici per sette giorni sotto attacco

Sette giorni

Settimana di guerra per i radiofonici, quella appena trascorsa. Sette giorni decorrenti dallo scoop di NL sul dossier recante ipotesi di riforma del TUSMAR (Testo Unico dei Servizi di Media Audiovisivi e Radiofonici Digitali), da una parte anacronistiche e dall’altra pericolosissime, per arrivare alla disponibilità (da verificare poi nei fatti) da parte del Mise di un tavolo di confronto indetto per il 9/9/2021. Il tutto dopo un feroce dibattito (essenzialmente mediatico) sul futuro analogico e digitale della Radio.

Assenti

Un confronto che ha registrato, però, delle significative assenze: quelle delle associazioni di categoria.

Silenzio

Nessun comunicato diffuso a riguardo di quanto stava succedendo in tema di ipotesi di switch-off delle diffusioni FM; nessun intervento  mediatico sulla questione. Tuttavia, la preoccupante deriva che stava prendendo la vicenda, ha, quantomeno, permesso ad alcuni operatori di riprendere le redini dei propri interessi.

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Prima persona

“Ci auguriamo che le istanze del nostro settore possano essere prese seriamente in considerazione e che le regole del sistema radiofonico possano essere riscritte dagli operatori che nella radio hanno investito e che mirano a crescere e non da fantomatiche associazioni non più rappresentative”, ha espresso, senza mezzi termini, il player RTL 102.5 dopo l’annuncio distensivo del tavolo di lavoro settembrino.

Sintesi dei sette giorni

Una dichiarazione forte, quella di RTL 102.5, ma che, in realtà, è la sintesi di commenti simili agli articoli che la nostra testata pubblicava – nei sette giorni di fuoco –  a getto continuo, in funzione dell’evoluzione della vicenda e che poi venivano ripresi dagli organi di informazione nazionale.

Mea culpa

“Il silenzio delle associazioni di categoria sulle audizioni in corso è inquietante e conferma tutte le perplessità sulla effettiva capacità, ma temo anche sulla volontà, di rappresentare gli interessi delle nostre aziende. Se l’unico luogo di dibattito pare sia diventato Newslinet, dobbiamo iniziare a fare il mea culpa, tutti”, è uno dei commenti indicativi della questione che abbiamo intercettato.

Se e ma

A questo punto pare inevitabile che il sistema radiofonico debba prendere delle urgenti decisioni sul proprio futuro. Partendo dalla più importante: esigere, correggendo il deficit di rappresentanza, di non essere più esclusi da informazioni rilevanti sulla pianificazione del proprio futuro.
Senza se e senza ma.

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