Romani e la corsa alla digitalizzazione tv. Chi ci guadagna? I costruttori di apparati tv, i produttori di decoder, Mediaset. Ma, su tutti, il grande vincitore della partita: Murdoch

Cosa porterà la riduzione dei termini per lo switch-off? Tante grane per gli operatori, una forte concentrazione e nuovi costi per gli italiani. Vediamo perché


Che delusione Romani. Ci aspettavamo, da un ex operatore della sua esperienza, un approccio ben più concreto ai problemi del settore. E invece? Poche parole e atti malfatti.

Il sottosegretario alle Comunicazioni Paolo Romani parla poco, ma pare concludere ancora meno. Il suo dicastero – pardon, dipartimento di un altro ministero – è l’ombra di quello che una volta era una struttura già allo sfacelo. Basta guardarsi intorno: gli organi operativi territoriali non hanno più nemmeno le risorse economiche per far viaggiare i furgoni per le misure. Gli operatori tempestano gli ispettorati di istanze per conseguire modifiche di impianti di radiodiffusione vitali per la sopravvivenza editoriale che gli organi territoriali – anche quelli più organizzati ed efficienti – non possono evadere per mancanza di fondi di copertura finanziaria per le attività esterne. E lui che fa? Accelera i termini per lo switch-off, che, con ogni probabilità, si tradurrà in un’infernale bolgia tecnica non appena verranno toccate le aree ad alta densità impiantistica. Un conto, infatti, è pianificare ex post Sardegna e Val d’Aosta, territori rilevanti ma, tutto sommato, gestibili per via delle peculiarità orografiche, un altro è toccare la grande Lombardia (cioè la pianura padana). Sarà interessante vedere come il MSE-Com potrà seguire un processo così importante ed impegnativo senza prima aver opportunamente (ri)organizzato i propri organi periferici. Non solo. Pensare di switchoffare le grandi regioni in tempi così brevi, significa non aver valutato la questione concretamente nella direzione dell’utenza. Gli italiani sono creativi e reattivi, ma forse Romani sta sopravvalutando la familiarità che gli stessi hanno con la nuova tecnologia. Non basta incentivare l’acquisto dei decoder per garantire la continuità della sintonizzazione delle televisioni dopo lo switch-off. Occorre anche adeguatamente formare ed abituare i telespettatori al nuovo sistema, senza metterli davanti al fatto compiuto. Al problema dell’indottrinamento tecnologico si aggiunge l’elementare constatazione che l’acquisto di un decoder per famiglia non sarà sufficiente per consentire l’adeguamento della ricezione alla nuova tecnica trasmissiva, considerato che la gran parte delle abitazioni conta almeno due televisori. Discende da ciò che chi ha due televisori senza decoder inbuilt dovrà acquistare due decodificatori, pena relegare all’inutilizzabilità uno dei due apparati tv. Vogliamo poi considerare la presenza di un rilevante parco di televisori senza sistemi di connessione con apparecchi esterni (es. presa scart) e quindi non collegabili a decoder DVB? Si tratta, quasi sempre, dei secondi televisori, che, in un’ottica di ambiente totalmente digitale, dovranno essere sostituiti, esponendo centinaia di migliaia di famiglie ad investimenti decisamente inopportuni in una situazione di crisi economica come l’attuale. Ma chissenefrega, l’importante è digitalizzare velocemente. Perché questa fretta? Per rafforzare il pluralismo, è la risposta del governo. Per rinforzare l’oligopolio, è, invece, l’accusa di moltissimi osservatori, che evidenziano come lo switch-off ravvicinato esporrà le reti minori (le tv locali in particolare) ad un crollo di fatturato pubblicitario (chi si pubblicizzerà su televisioni in regime di forzato start-up?) e ad investimenti elevatissimi (per l’installazione dei nuovi sistemi trasmittenti) favorendo l’abbandono del settore verso i grossi gruppi editoriali, unici in grado di operare concretamente come operatori di rete ed allo stesso tempo content-provider di spessore. Ma Romani va dritto per la “sua” strada: questo digitale (ora) s’ha da fare. E chissenefrega se le tv locali, che già faticano a mettere insieme un singolo palinsesto, raffazzoneranno multiplexer pieni di ridondanze editoriali in attesa di mollare il colpo a favore dei soliti noti. Intanto gioiscono i produttori di decoder, che già hanno attivato i registratori di cassa, ed i produttori di apparati tv, che s’immaginano il boom di vendita di tv per sostituire gli obsoleti televisori non digital-ready o adattabili. Ma su tutti gioisce Murdoch, perché il digitale terrestre incentiverà…. l’installazione di ricevitori sat e la sottoscrizione di abbonamenti a Sky. Già, perché quando gli italiani saranno messi davanti all’inevitabile scelta: Sky con offerte allettanti di programmi o DTT con bouquet approssimati e di non immediata accessibilità, secondo voi cosa sceglieranno?

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