Tv. Discovery: Valentina Petrini va a caccia di Fake News su Nove. Il programma realizzato assieme a La Presse

Valentina

È partito mercoledì sera in seconda serata, dopo ‘L’assedio’ di Daria Bignardi, sul canale Nove ‘Fake – La Fabbrica delle notizie’, 8 puntate con Valentina Petrini prodotte da LaPresse con Discovery Italia, visibili anche in streaming su DPlay. Il programma – dalla tematica quanto mai attuale – è andato in onda oltretutto in una giornata un po’ campale per il mondo dell’informazione italiano, per via delle polemiche che hanno agitato il Cda Rai sulla puntata di lunedì scorso di ‘Report’ (che ha indagato sul Russiagate della Lega, su Savoini e Salvini), e mentre la Mondadori annunciava la cessione di altri cinque periodici a Maurizio Belpietro e ad Askanews il Cdr annunciava la possibilità di ben 23 licenziamenti. La FNSI a quel punto ha reagito dicendosi preoccupata per la ripresa della politica dei puri ‘tagli’, che mette anche ulteriormente a rischio l’Inpgi, questione affatto risolta dopo la molto provvisoria esclusione del commissariamento, prima dell’estate.

Notizie e bufale

Ma torniamo a ‘Fake – La Fabbrica delle notizie’, in onda appunto in seconda serata (23.30) su Nove, trasmissione scritta dalla stessa conduttrice Valentina Petrini, volto noto in Tv per la presenza in vari programmi, come ‘Piazzapulita’ e ‘Nemo’, oltre che come inviata, anche in zone di guerra. Assieme a Valentina, scrivono ‘ Fake’ Giuseppe Colella, Pierluigi Tiriticco, Viviana Morreale, David Puente, Michelangelo Coltelli e Miriam Carbone.
Il programma – che finalmente e per la prima volta prova a fare il punto sul fenomeno dilagante e molto pesante delle fake news – gira intorno a tre parole chiave: fake news appunto, debunking (ovvero ‘smascherare le bufale’), fact-checking (ovvero ‘le notizie e le promesse alla prova dei fatti’). Si tratta in fondo di sfide fondamentali per il giornalismo contemporaneo: riuscire a farsi largo tra il rumore di fondo della produzione di notizie false, grazie all’attività di chi individua e contesta le fake news, procedendo invece con autorevolezza al controllo di fonti, informazioni e fatti.

Un’agenzia che fa Tv

È tanto più significativo che a provare a scendere su questo terreno impervio siano un grande gruppo come Discovery e anche e soprattutto La Presse, agenzia che si sta muovendo controcorrente, in epoca di tagli, e sviluppa invece la sua attività, entrando dunque di fatto anche in quello della produzione televisiva vera e propria. È interessante poi notare come Discovery sia anche un gruppo importante per la distribuzione sul video dei programmi (in genere talk-show con volti noti come Lopez e Scanzi, ma si è vista anche un’inchiesta sulla pornografia, di recente) realizzati da Loft, la società di produzione televisiva del ‘Fatto quotidiano’.

Una tematica di grande complessità

‘Fake’ è realizzato negli studi di La Presse allestiti in via dell’Aprica a Milano e intende indagare su una tematica di enorme complessità, che ha riflessi fondamentali nel campo politico, elettorale e anche economico (si pensi a Cambridge Analytica); proverà quindi a raccontare come si fabbricano e dove nascono le mille notizie false che ogni giorno inondano soprattutto la rete. Cercherà altresì di andare a scovare le peggiori e più pericolose bufale condivise online e tenterà di raccontare in che modo funziona la fabbrica delle false notizie e a chi giova la diffusione delle bufale stesse.

Non solo social

Come si è ben visto nel corso della prima puntata, oltretutto, una distinzione puramente manichea fra ‘mondo dell’informazione tradizionale’ (carta stampata e Tv) affidabile e social e internet dediti alle fake news non regge alla prova dei fatti, perché alcune false notizie erano state pubblicate anche da quotidiani in alcuni casi recenti di cronaca nera e oltretutto è sempre internet, spesso, a permettere di smascherare le bufale. A questo dovrebbe servire in specifico la presenza nel programma di Coltelli, fondatore di ‘Butac-Bufale un tanto al chilo’, mentre Puente, consulente di comunicazione e giornalista di Open (il giornale online fondato da Mentana per dimostrare che si può fare buon giornalismo anche su internet) proverà a mostrare e far capire grafici e ricerche sul tema.

Faccia a faccia

Ci sono poi gli ospiti, che mercoledì erano un giornalista di grande spessore come Ferruccio De Bortoli e Nina Palmieri, all’esordio quest’anno come conduttrice di una delle due puntate settimanali di ‘Le Iene’. Nina probabilmente voleva in qualche modo rappresentare un’altra variante del giornalismo contemporaneo, quello di un programma Tv che era nato più per fare spettacolo che informazione (o meglio tentava un mix fra i due generi) e che è lentamente evoluto verso il giornalismo d’inchiesta, a sua volta.Al termine di ogni puntata Valentina Petrini accoglie infine in studio una ‘vittima’ che ha testato sulla propria pelle le conseguenze e gli effetti reali che notizie inventate o false hanno prodotto sulla sua vita (si parlava così, mercoledì, di vaccini e autismo).

Una macchina da rodare

Collaborano, per chiudere, a ‘Fake – La Fabbrica delle Notizie’ anche la piattaforma internazionale AVAAZ, organizzazione non governativa istituita nel 2007 a New York che promuove attivismo su tematiche quali cambiamento climatico, diritti umani, diritti degli animali, povertà, e Matteo Flora (professore a contratto presso l’Università di Pavia), che si occupa di ‘viralizzazione delle bufale’.
Complessivamente, tematiche sì molto importanti ma anche enormemente complesse, che non è per niente semplice affrontare in Tv. Lo si è visto in una prima puntata un po’ ‘abbozzata’, alle prese con una macchina assolutamente da rodare e mettere a punto, ma efficace nelle parti con Valentina impegnata nelle interviste in studio. Ascolti non entusiasmanti, inferiori all’1%, ma simili a quelli di Daria Bignardi (che ha preceduto ‘Fake’), il cui ritorno in onda dopo vari anni non è apparso trionfale. (M.R. e A.G. per NL)

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