Editoria. Nasce Fasi, il nuovo sindacato dei giornalisti italiani

La Fasi, che sarà strutturata su tutto il territorio nazionale, ha inaugurato la sua prima sede a Torino, città storicamente importante nelle conquiste sindacali, presso la Cisal (corso G. Sommeiller, 19)


da Franco Abruzzo.it

E ha attivato il sito internet www.fasipress.it, contenente i vari moduli, compreso quello di iscrizione al sindacato. Il segretario generale è Adriano Provera, giornalista professionista del Piemonte.

Roma, 19 giugno 2008. “La Fnsi non è più l’unico soggetto rappresentante dei giornalisti italiani. Oggi c’è un nuovo sindacato: la Fasi, Federazione autonoma stampa italiana”. Lo rende noto un comunicato. “È la risposta – si legge – alla costante richiesta di vedere tutelati i diritti dei più deboli. Di eliminare i sotto-corporativismi discriminanti. Di dare assistenza e solidarietà concrete a chi ne ha bisogno. Di rappresentare tutti coloro che sono senza un proprio sindacato. Di garantire e difendere gli ampi settori di una categoria – quella giornalistica nella fattispecie – che, nella sua parte più ‘tutelata’ (ossia i contrattualizzati), non è riuscita, dopo oltre mille giorni, a firmare un accordo con la controparte. Il nuovo sindacato è la Fasi, Federazione autonoma stampa italiana. L’organizzazione, apolitica e apartitica, si prefigge la rappresentanza e la tutela morale, professionale e materiale delle lavoratrici, dei lavoratori, dei pensionati, di chi cerca un’occupazione nei settori dell’informazione e della comunicazione”.
“La Fasi – si legge nella nota – si avvale del sostegno della Cisal (Confederazione italiana sindacati autonomi lavoratori, a sua volta aderente alla Cesi (Confédération européenne des syndicats indépendants) con sede a Bruxelles, 34 sindacati membri rappresentanti 18 Nazioni europee e non. La Cisal è forte di circa 1.700.000 iscritti e può vantare una storia d’impegno e lotte nel mondo del lavoro che risale al 1957.
La Fasi, che sarà strutturata su tutto il territorio nazionale, ha inaugurato la sua prima sede a Torino, città storicamente importante nelle conquiste sindacali, presso la Cisal (corso G. Sommeiller, 19). E ha attivato il sito internet www.fasipress.it, contenente i vari moduli, compreso quello di iscrizione al sindacato. Il segretario generale è Adriano Provera, giornalista professionista del Piemonte.

Ed ecco le regole interne del nuovo sindacato:

1. Iscrizione

L’iscrizione alla FASI è libera e volontaria e può essere attivata e disdetta in qualsiasi periodo dell’anno. Essa comporta totale eguaglianza di diritti e di doveri nel pieno rispetto dell’appartenenza a gruppi etnici, nazionalità, lingua, fedi religiose, orientamento sessuale, culture e formazioni politiche, diversità professionali, sociali e di interessi, nonché l’accettazione dei principi e delle norme del suo Statuto, in quanto assumono i valori delle libertà personali, civili, economiche, sociali e politiche della giustizia sociale quali presupposti fondanti e fini irrinunciabili di una società democratica.

2. Requisiti

La FASI è un’organizzazione unitaria e democratica, plurietnica, di donne e uomini, che promuove la libera associazione e l’autotutela solidale e collettiva delle lavoratrici e dei lavoratori dipendenti e non, di quelli occupati in forme cooperative e autogestite, dei disoccupati, inoccupati, o comunque in cerca di occupazione, delle pensionate e dei pensionati, nei settori dell’informazione e della comunicazione.

3- Modalità

Non si fanno distinzioni tra giornalisti professionisti, pubblicisti o praticanti. Né tra giornalisti e non giornalisti. L’unica distinzione, ai fini delle quote e del tesseramento, è tra chi è contrattualizzato e chi non lo è. Chi decide di iscriversi alla FASI dovrà, oltre al pagamento della quota annua, compilare e restituire la domanda di iscrizione, su apposito modulo scaricabile da questo sito internet.
Coloro i quali sono già iscritti ad altra organizzazione sindacale, dovranno compilare il modulo di revoca della precedente delega, consegnarlo al datore di lavoro, e inviarlo a mezzo raccomandata all’organizzazione sindacale cui appartenevano. (Fonti: Velino + www.fasipress.it)

4. Punti prioritari e qualificanti del programma

FORMAZIONE. La FASI intende favorire lo sviluppo della professionalità nella categoria.

FATTI, NON PAROLE. Basta con i comunicati di solidarietà. Contro le ingiustizie, i soprusi, le prepotenze, le varie forme di sfruttamento del lavoratore è la FASI a scendere in campo, con i fatti e non – come troppo spesso hanno fatto altri – solo con bei comunicati.

REFERENDUM. Gli accordi aziendali e contrattuali devono tutti essere approvati dalle assemblee dei lavoratori che si esprimeranno con liberi referendum.

ELIMINAZIONE DELLA TANGENTE SINDACALE. L’attuale contributo associativo, un vero e proprio “pizzo” imposto dal sindacato ai contrattualizzati, viene abolito. E’ previsto solo il pagamento di una quota. I disoccupati e i pensionati verseranno solo le spese di segreteria.

NIENTE PROFESSIONISMO SINDACALE. Abbiamo fissato un limite temporale al numero dei mandati. Intendiamo in questo modo favorire soprattutto il ricambio generazionale.

STIPENDIO O APPANNAGGIO. Chi ha un incarico sindacale per il quale è previsto un appannaggio dovrà scegliere tra questo e la messa in aspettativa sul posto di lavoro. Non si possono cumulare introiti e, allo stesso tempo, garantire un effettivo impegno e una reale solidarietà a chi, invece, è senza lavoro o è sottopagato.

INCOMPATIBILITÀ. Rigore nell’applicazione delle regole previste dalla FASI. Il sindacato e la categoria non possono accettare chi, campione di presenzialismo, cumula cariche e occupa posti.

NUOVE RELAZIONI INDUSTRIALI. Un diverso e innovativo modo di considerare le relazioni industriali. Un patto per il lavoro e l’occupazione che va al di là del contratto. Nel posto di lavoro trascorriamo quasi un terzo della nostra vita. Abbiamo quindi diritto di considerare l’azienda una parte di noi. E in questo pensiero, con questo pensiero, intendiamo favorire il superamento del conflitto tra capitale e lavoro.

RELAZIONI SINDACALI. La FASI, fermamente apolitica e apartitica, considera importante perseguire una politica di collaborazione con tutte le organizzazioni sindacali, imprenditoriali o di settore.

UNA SOLA CATEGORIA. La FASI rappresenta non solo i giornalisti ma tutti gli operatori (in attività o in pensione, con o senza un rapporto di lavoro) dell’informazione e della comunicazione.

UN LAVORATORE, LA SUA FAMIGLIA, LA LORO VITA. Ogni lavoratore è considerato nel suo insieme di interessi, che va al di là dell’impegno aziendale, ma contempla anche le altre necessità importanti: il mondo affettivo, il tempo libero.

REALE DEMOCRAZIA. La categoria deve collaborare alla formulazione delle decisioni, essere considerata non un oggetto ma un soggetto. In tre parole: partecipare, contare, decidere.

PARITÀ DI DIRITTI. I lavoratori, chi cerca lavoro, chi è in pensione, sono considerati dalla FASI, pur con le evidenti diverse esigenze, tutti uguali. Non esistono privilegi di corrente o di amicizia. Non ci sono ghettizzazioni né discriminazioni di alcun tipo.

SOLIDARIETÀ. Nessun lavoratore, in ragione del suo ruolo aziendale, può arrecare un danno ad un altro lavoratore, accettare che sia sottopagato, che sia sfruttato, che sia offeso nei suoi diritti. La FASI difende in prima persona e assiste i singoli lavoratori oltre che promuovere iniziative collettive. Sulle azioni legali da intraprendere non si affida alle valutazioni “politiche” bensì all’esame indipendente di tecnici ed esperti.

SINDACALISMO SOCIALE. La FASI ritiene importante e indispensabile concordare ogni propria azione in un contesto sociale più ampio che vada al di là delle categorie rappresentate. Ciò si qualifica, ad esempio, nell’adozione del bilancio sociale annuo. E in un fattivo impegno a perseguire il concetto di “legalità” per il rispetto dei diritti di tutti.

SOCCORSO SOCIALE. La FASI destinerà una percentuale dei propri introiti a sostenere programmi sociali di volontariato.

DISOCCUPAZIONE E PRECARIETÀ. Lotta seria per dare lavoro a chi lo cerca, favorendo la nascita di “nursery occupazionali”. Il sindacato non può sottrarsi dall’obbligo di fare qualcosa di concreto per contribuire a risolvere il problema di chi cerca occupazione.

PENSIONATI. Chi ha dedicato una vita al lavoro e ha quindi contribuito allo sviluppo di un settore e di una categoria ha diritto ad essere rispettato per quello che ha dato e per l’esperienza di cui è portatore e quindi tutelato nei suoi diritti.

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