Guerra mediatica

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La guerra in Ucraina ha anche rilevanti aspetti mediatici, di cui in questi giorni ci siamo occupati più volte. Tra gli argomenti rispolverati, vi c’è quello della dismissione degli impianti radiofonici in onde corte e lunghe, intervenuta progressivamente da un decennio e più a questa parte, per ragioni economiche (consumi eccessivi), ma, soprattutto, oggettive: assenza di ascolti ed apparecchi (di ascolto). Diffusori che, secondo una tesi suggestiva di alcuni, oggi sarebbero stati tremendamente utili per comunicare informazioni ed aggiornamenti alle popolazioni ucraine private della connessione internet. Ma anche a quelle russe per aggirare la censura di Putin, caduta come una mannaia su tutte le voci indipendenti e dissidenti locali e su social media e contenuti stranieri.

Tanto che la BBC, che ha deciso di abbandonare Mosca a seguito delle nuove leggi repressive sulla libertà di stampa, ha comunicato di voler potenziare le emissioni in onde corte per fornire comunque il proprio servizio alla popolazione locale.
Ma è veramente così? Si tratta in realtà di un tema fuori tempo massimo, da guerra fredda, per una serie di semplici considerazioni.

Guerra mediatica: 1

Intanto, anche le emissioni in onde corte e lunghe – come in passato – potrebbero essere agevolmente oscurate.

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Probabilmente più facilmente di Internet, che invece può usare anche i satelliti, come Elon Musk ha dimostrato mettendo a disposizioni la rete Starlink in Ucraina. E gli stessi satelliti (con ricevitori molto diffusi in Russia) sono un elemento importante per la diffusione di contenuti televisivi in chiaro.

Guerra mediatica: 3

Ma, soprattutto, mentre quasi tutti, ucraini e russi compresi, hanno uno smartphone, pochissimi hanno a disposizione una radio in grado di ricevere segnali in onde corte e lunghe. Basta guardare le stesse riprese effettuate dagli inviati delle varie tv, che mostrano la popolazione nelle metropolitane intente a consultare il proprio smartphone (mentre nessuno è ripreso con una radio). Senza considerare che, qualora una radio in casa l’avessero avuta, fuggendo dai bombardamenti, certamente non sarebbe stato in cima ai loro pensieri portarsela appresso.

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In tema di propaganda – anche qui, come nel passato della contrapposizione politica, ideologica e militare tra Unione Sovietica e USA degli anni 50, 60, 70 e 80 – sarebbe molto più semplice per Putin smentire i contenuti di inevitabilmente poche emissioni radiofoniche da lunga distanza rispetto a contenuti dissonanti (peraltro supportati da video esplicativi) provenienti da  miliardi di persone da ogni parte del globo.

Social war

Non a caso, uno dei principali interventi repressivi di Putin contro la guerra mediatica ha riguardato Facebook e Twitter.
Insomma, siamo davanti al rischio di una 3^ Guerra mondiale o, più probabilmente, di una nuova guerra fredda. Ma ciò non significa che si combatterà con gli strumenti di quella di 50 anni fa, Perchè i tempi cambiano. Anche quelli di guerra.

 

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