Allarme di Giornale Radio alla sua convention annuale: I.A. ed editori, serve una nuova simbiosi. Diversamente sarà parassitismo.
Il direttore responsabile: “Se le intelligenze artificiali non riconoscono il valore dei contenuti giornalistici, finiranno per annichilire sé stesse. Serve un patto economico e di qualità tra editori e big tech”.
Sintesi
Alla convention 2025 di Giornale Radio, il direttore responsabile Massimo Lualdi ha lanciato un allarme sul rapporto tra editori ed intelligenze artificiali.
Secondo Lualdi, le I.A. si nutrono dei contenuti giornalistici, ma allo stesso tempo sottraggono traffico e visibilità ai siti originari.
La risposta generata da Google Gemini in luogo dei link tradizionali è un esempio evidente di questa trasformazione.
Il rischio, ha sottolineato, è che senza regole si passi da una simbiosi ad un parassitismo che penalizzerà l’intero ecosistema.
Una possibile soluzione potrebbe arrivare dai marketplace di notizie, come ipotizzato da Sara Beykpour (Particle).
Esperienze internazionali, dal Canada all’UE, dimostrano che la remunerazione degli editori è praticabile, ma va aggiornata all’era dell’I.A. generativa.
Non si tratta solo di sostenibilità economica: Lualdi ha richiamato il caso russo news-pravda, che inquina i dataset con articoli manipolatori.
Un fenomeno di LLM grooming che conferma l’importanza di un presidio giornalistico di qualità.
La simbiosi tra editori e I.A. deve quindi tradursi in un patto economico ed informativo per garantire equilibrio.
“Se gli algoritmi vengono educati da contenuti tossici – ha concluso Lualdi – a perderci saremo tutti”.
La convention 2025 di Giornale Radio
La convention annuale di Giornale Radio, l’emittente all news che negli ultimi anni si è ritagliata un ruolo di riferimento nel panorama informativo italiano, ha inaugurato la nuova stagione con il consueto richiamo alla qualità redazionale garantita dal direttore editoriale Daniele Biacchessi.
Ma il contributo del direttore responsabile Massimo Lualdi (direttore anche di questo periodico), intervenuto in collegamento remoto, ha spostato il baricentro della discussione su una sfida epocale: la ridefinizione del rapporto tra editori ed intelligenze artificiali.

La simbiosi tra editori e I.A.
“Le I.A. si nutrono dei nostri contenuti, dei contributi di qualità generati dal lavoro umano. Senza di essi i sistemi si atrofizzano, cadono in una spirale autoreferenziale. Eppure, allo stesso tempo, queste tecnologie stanno sottraendo spazio agli organi informativi tradizionali”, ha dichiarato Lualdi, mettendo a nudo il paradosso su cui – da un anno a questa parte – si regge l’ecosistema digitale.
La disruption di Gemini: quando la ricerca diventa sintesi
Il tema non è astratto. L’osservazione empirica dell’evoluzione dei motori di ricerca ne è indice. “Basta fare una ricerca su Google: la risposta principale non è più un link ad un sito, ma una sintesi fornita da Gemini, l’IA di Google”, ha denunciato Lualdi. “Questo cambio di paradigma riduce drasticamente l’accesso ai siti d’informazione originari”.
Fenomeno documentato
Il fenomeno è già ampiamente documentato: il passaggio dalla SEO (Search Engine Optimization) all’AIO (Artificial Intelligence Optimization) ha innescato un crollo delle visite dirette ai siti editoriali, erodendo bacini di utenza e di conseguenza incidendo sulla raccolta pubblicitaria.
Crollo di accessi
A titolo di esempio, alcuni editori internazionali hanno già registrato un calo fino al 40% di traffico organico a seguito dell’adozione dei sistemi generativi nelle ricerche online. Un dato che conferma quanto osservato nel contributo del direttore di Giornale Radio: “Meno accessi ai siti di informazione significa meno visibilità, meno utenza e, inevitabilmente, meno raccolta pubblicitaria”.
Simbiosi o parassitismo: la posta in gioco
Lualdi non si è limitato alla diagnosi, ma ha indicato la via: “È una simbiosi, non deve diventare un parassitismo. Se le I.A. si alimentano dei contenuti editoriali, è giusto che gli editori vengano a loro volta alimentati, con una quota dei ricavi generati. Diversamente, il rischio è che si distrugga l’ospite… e con esso anche il parassita”.
Parallelismo biologico
Il parallelo con l’ecosistema biologico è efficace: il rapporto tra I.A. ed editori può essere mutualistico – in cui entrambi traggono vantaggio – oppure degenerare in un modello parassitario che condanna entrambi all’estinzione.
Il caso singolare di Particle
La soluzione?
Secondo Sara Beykpour, CEO di Particle, intervistata da Newslinet, il futuro passerà dai marketplace di notizie: piattaforme che fungano da hub regolati, in cui i content provider possano contrattare le condizioni di utilizzo dei propri contenuti da parte delle I.A. Un modello di intermediazione che consente di monetizzare i contributi editoriali e restituire sostenibilità all’ecosistema.
Le esperienze internazionali: dal Canada all’UE
Il problema non riguarda solo l’Italia. In Canada, la legge Online News Act ha imposto alle piattaforme digitali di riconoscere compensi agli editori per l’utilizzo delle notizie, costringendo realtà come Meta e Google a negoziare. In Australia, il News Media Bargaining Code ha generato accordi miliardari tra big tech ed editori locali.
Diritti connessi
Anche l’Unione Europea si è mossa, introducendo i neighboring rights (diritti connessi) per gli editori, che riconoscono un compenso per l’utilizzo online dei contenuti giornalistici da parte degli aggregatori. Tuttavia, l’arrivo dell’I.A. generativa ha reso obsolete queste tutele: mentre gli aggregatori riportavano almeno un estratto con link alla fonte, i chatbot generativi sintetizzano l’informazione senza più bisogno di rimandare al sito originale.
Necessità di revisione normativa
Qui si apre la necessità di una revisione normativa che includa l’I.A. tra i soggetti obbligati alla remunerazione degli editori, estendendo l’impianto già adottato in Europa.
Il rischio informativo: il LLM grooming russo
Non si tratta solo di sostenibilità economica. Lualdi, nel suo intervento ha posto l’accento anche sulla tenuta qualitativa dell’informazione: “La verifica delle fonti, il contrasto alle fake news, la responsabilità giornalistica sono valori fondamentali non solo per il pubblico, ma anche per l’affidabilità degli stessi sistemi di I.A.”.
News-Pravda
Per dimostrarlo il direttore di Giornale Radio ha citato l’iniziativa russa news-pravda, documentata da Newslinet. Un progetto che sforna fino a dodici articoli al minuto, infarciti di errori grammaticali e contenuti inconsistenti. Non sono testi pensati per lettori reali, ma per avvelenare i dataset delle intelligenze artificiali.
La strategia
La strategia è definita “LLM grooming”: saturare i modelli di linguaggio con contenuti ideologici in modo da indurre i chatbot a riprodurre inconsapevolmente la narrativa del Cremlino. Un’operazione che agisce in profondità, perché i sistemi I.A. appaiono neutrali ma finiscono per veicolare messaggi manipolati.
Informazione fuori controllo
Come ha osservato Lualdi, si tratta di un “esempio lampante di quanto sia pericoloso lasciare l’informazione fuori controllo e di quanto sia necessario presidiare il terreno con contenuti qualificati, prodotti da professionisti”.
La sostenibilità dell’informazione nell’era AIO
Secondo analisi riportate da Newslinet, la nuova frontiera non sarà più l’ottimizzazione per i motori di ricerca (SEO), ma per le I.A. (AIO). In questo scenario, gli editori non potranno più contare su volumi di traffico organico, ma dovranno negoziare visibilità e remunerazione direttamente con i gestori delle piattaforme di I.A.
Rischio oligopolio informativo gestito dalle big tech
Il rischio, però, è che senza regole certe si crei un oligopolio informativo gestito dalle big tech, con gli editori relegati a semplici fornitori invisibili.
Ruolo dei giornalisti è anche difendere qualità dell’informazione
Come ha ricordato Lualdi, “il nostro ruolo oggi non è solo quello di informare il pubblico, ma anche di difendere la qualità dentro i sistemi di IA. Perché se gli algoritmi vengono educati da contenuti tossici, a perderci saremo tutti”.
Un nuovo patto per l’informazione
L’intervento di Massimo Lualdi alla convention di Giornale Radio non è stato un semplice saluto istituzionale, ma un vero e proprio manifesto per l’editoria del futuro.
La partita
La partita si gioca su due piani complementari: economico (garantire agli editori una retrocessione dei ricavi generati dalle I.A. grazie all’utilizzo dei loro contenuti, sul modello dei marketplace di notizie o dei neighboring rights evoluti) e qualitativo (presidiare i sistemi con informazione verificata e professionale, evitando che dataset contaminati trasformino i chatbot in strumenti di pericolosa propaganda).
Informazione non è materia prima sfruttata a costo zero dalle macchine
In conclusione, la sfida è preservare l’informazione come bene pubblico, evitando che diventi “materia prima” sfruttata a costo zero dalle macchine. Perché senza giornalismo non c’è democrazia, e senza democrazia, nemmeno l’intelligenza artificiale ha un futuro. (E.G. per NL)