Radio. Come il Covid19 ha cambiato il medium: tornano tempi e modi di fruizione tipici della fine degli anni ’70 e dei primi anni ’80

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L’emergenza Covid19 ha anticipato alcuni cambiamenti attesi per il medium radiofonico nell’arco dei prossimi 5 anni.
Il forzato lockdown della popolazione ha infatti alterato alcuni presupposti fondamentali della radiofonia.
Alcuni di questi aspetti sono stati affrontati nell’ambito della puntata zero del nuovo appuntamento settimanale in live streaming Il Salotto di FM World andato in online giovedì sera alle 21.00.

Il drive-time

La Radio, come ampiamente noto, vede il 70% ed anche più della propria fruizione sulle quattro ruote.
Tuttavia non è sempre stato così.
Fino alla fine degli anni ’70 l’ascolto stanziale era predominante, anche se già intorno alla prima metà degli ’80 la situazione si era ribaltata, andando l’audience radiofonica progressivamente a spostarsi in maniera sempre più rilevante verso la fruizione in movimento.
Logica conseguenza di ciò, è il fatto che palinsesti e strategie editoriali, con l’emergenza Covid19, si sono prevalentemente concentrati sulle fasce del drive time, quindi dalle 6.30 alle 9.00, dalle 17.00 alle 20.00 e, in misura minore, dalle 12.00 alle 14.00.

Slittamento fasce

Con la coercizione di tre quarti della popolazione italiana nelle case, è chiaro che non solo le logiche di palinsesto basate sull’ascolto in mobilità sono saltate, con la corsa alla correzione da parte delle emittenti di alcune collocazioni di programmi di punta (per esempio posticipando di circa 45′ l’apertura al mattino), ma anche le modalità di fruizione si sono diversificate.

Abitudini d’ascolto diversificate per device

Come ampiamente noto, solo nel 35-40% delle case sono ormai presenti ricevitori FM, così che la maggioranza degli ascoltatori riceve i contenuti radiofonici attraverso piattaforme differenti, come la tv (digitale terrestre), gli smart speaker, il pc/tablet e gli smartphone.
I tempi di fruizione di tali device sono ovviamente differenti da quelli dell’autoradio e sono spesso anche molto diverse tra loro. Per esempio, chi ascolta con tv e smart speaker lo fa normalmente per periodi più prolungati rispetto a chi ne fruisce con pc, tablet e smartphone.

device - Radio. Come il Covid19 ha cambiato il medium: tornano tempi e modi di fruizione tipici della fine degli anni '70 e dei primi anni '80Primi feedback

I primi feedback sugli ascolti misurati attraverso le connessioni IP ed i dati Auditel delle emittenti radiofoniche iscritte all’indagine nel periodo dell’emergenza Covid19 mostrano un sensibile aumento degli ascolti. Nel dettaglio ci troviamo al cospetto di variazioni nell’ordine del 18-20% per l’IP ed anche del 30-35% per la tv, oltre ad un prolungamento dell’ascolto radiofonico rispetto al tempo medio dell’autoradio.

Ritorno alle abitudini d’ascolto degli anni ’70

Ma la variazione maggiormente rilevante è quella sugli orari.
Attraverso i dati elaborati dal sistema di monitoraggio Statcast è emerso che durante il w/e le fasce di maggior fruizione radiofonica via IP sono tra le 10.30 e le 11.30, tra le 15.00 e le 17.00, tra le 18.00 e le 20.00 e tra le 21.00 e le 22.00. Viceversa, dal lunedì’ al venerdì gli orari preferenziali sono tra le 9.00 e le 11.30, ma soprattutto tra le 15.00 e 18.00 e tra le 19.30 e le 22.00.
Orari che, se si osserva, si sovrappongono quasi perfettamente alle fasce di maggior ascolto del medium radiofonico tra la seconda metà degli anni ’70 ed i primi anni ’80.

ascolto giornaliero 1 - Radio. Come il Covid19 ha cambiato il medium: tornano tempi e modi di fruizione tipici della fine degli anni '70 e dei primi anni '80ascolto giornaliero - Radio. Come il Covid19 ha cambiato il medium: tornano tempi e modi di fruizione tipici della fine degli anni '70 e dei primi anni '80La Radio sale Spotify scende

Mentre la Radio aumenta l’ascolto in streaming del 18-20%, il superplayer dello streaming on demand, Spotify, crolla del 23%. La motivazione ufficiale del calo di Spotify sarebbe il venir meno di due dei momenti abituali di ascolto di musica in streaming, vale a dire l’attività sportiva e il tragitto per andare a lavoro.
Di diverso avviso però sono alcuni analisti radiofonici, secondo i quali la ragione sarebbe soprattutto di ordine psicologico.
Il medesimo utente che in condizione di normalità sceglieva le selezioni musicali suggerite dall’algoritmo di Spotify in condizione di lockdown preferisce attingere a contenuti radiofonici elaborati da un programmatore umano, meglio se costituiti da mix di musica, informazione ed intrattenimento.

Il re è nudo

La forza di Spotify, cioè un algoritmo che seleziona musica dopo aver profilato il suo utente è il suo stesso tallone d’Achille: alla lunga, l’Intelligenza Artificiale propone quel che ci si aspetta. Come la compilation di una volta: tanti pezzi, alcuni belli altri no. Assemblati senza logica sequenziale.
Certamente ottimo per cercare un brano o un artista da ascoltare in real time. Ma incapace di creare empatia musicale.

Essenzialità della Radio

La Radio, nel lockdown causato dal Covid19, può dimostrare la sua essenza: la capacità di ascoltare chi l’ascolta, sorprendendolo, facendogli sentire non quello che lui si attende, ma portandolo a scoprire quello che non conosce. In definitiva, fornendogli un valore aggiunto, un quid pluris che solo la creatività di un essere umano può garantire. (E.L. per NL)

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