Radio. Prandi (Radio Bruno): streaming parcellizzerà ascolto. TER: calo inferiore al previsto. I problemi della radiofonia sono altri

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Gianni Prandi (Radio Bruno): ascolto radiofonico diminuito molto meno del previsto. I cali che hanno registrato alcune emittenti? E’ sempre difficile analizzare i problemi a casa altrui… Comunque sia, i problemi della radiofonia italiana sono altri.
Peso della FM nella multipiattaforma: nel 2020 per Radio Bruno l’analogico ha contributo per il 75%.
Ambito locale e nazionale: ormai ha davvero poco senso la distinzione giuridica.
Lo streaming fa paura agli editori radio per la parcellizzazione dell’ascolto. Fra qualche anno nelle nuove autoradio l’utente si troverà già una lista con decine e decine di radio.
Spotify  concorrente? Chiunque acceda alla torta pubblicitaria lo è.

Prandi, il non nazionale

Dopo gli interventi di alcuni importanti protagonisti della radiofonia nazionale, NL ha voluto sentire il parere di un editore locale (o meglio: non nazionale): Gianni Prandi, storico editore della superstation Radio Bruno, con quartier generale in Emilia Romagna.

Vincitori senza vinti

(Newslinet) – Dopo la pubblicazione degli ultimi dati TER, come in politica, tutti gli editori si sono dichiarati vincitori. Nessuna autocritica, anche da parte di chi ha perso. E molto. Eppure di problemi la radiofonia ne ha molti e far finta di niente non aiuta…
(Gianni Prandi) – Sono d’accordo sul fatto che far finta di niente non aiuti. Io però credo ancora fermamente che la maggior parte delle problematiche siano legate alla questione mobilità. Non dimentichiamo che il primo semestre ha avuto almeno 4 mesi su 6 con le regioni ancora arancioni o gialle e con molte aziende che hanno (giustamente) consentito lo smart-working. Era abbastanza preventivabile che il totale mezzo calasse un po’. 

Affermo con decisione che secondo me è calato molto meno del previsto

Dal mio punto di vista affermo con decisione che secondo me è calato molto meno del previsto. Nel primo semestre 2019 era 34.802.000, ora siamo 33.216.000. Una flessione del 4,5% non mi sembra una tragedia anche se qualcuno vuole farla passare come tale. Se 33 milioni di italiani che ascoltano la radio vogliamo farli passare per una esigua minoranza, allora alzo le mani. 

Credo che i problemi della radiofonia siano altri

Io credo che i problemi della radiofonia italiana siano soprattutto altri. Quanto ai cali che hanno registrato alcune emittenti, è sempre difficile analizzare i problemi a casa altrui… ed è meglio non farlo. Credo, però, che qualche emittente possa aver accusato piu’ di altre il fenomeno della minor mobilità. Nel nostro caso se facciamo il confronto con il 1° semestre 2019 (il primo semestre 2020 non è disponibile) registriamo una flessione del 4,5% esattamente corrispondente alla flessione del totale mezzo, quindi siamo moderatamente soddisfatti.

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Contributo ascolto FM nel 2020 è stato del 75%

(NL) – Quanto pesa per voi l’ascolto in FM? Cioè dovendo percentualizzare le piattaforme, quale sarebbe la ripartizione tra FM/DTT/IP/DAB+?
(Gianni Prandi) – Dai dati del II semestre 2020 si evince che il peso dell’FM (almeno per noi) è ancora intorno al 75%.

Ambito locale e nazionale: ormai ha davvero poco senso la distinzione giuridica

(NL) – Ha ancora senso la distinzione (ormai spesso solo amministrativa) locale/nazionale? A parte lo splittaggio pubblicitario, onestamente, vi sentite una radio locale?
(Gianni Prandi) – Dipende cosa si intende per “radio Locale”. Se si intende una radio che cerca di parlare ed essere presente nel territorio che copre, allora sicuramente sì. La distinzione invece classica la intendo superata dai fatti. Ci sono molte radio cosiddette locali che coprono molte regioni, a volte quasi tutte. Se poi aggiungiamo il discorso web, che ormai tutti hanno, credo che sia illogico fissare paletti che ormai hanno davvero poco senso.

Lo streaming fa paura agli editori radio per la parcellizzazione dell’ascolto

(NL) – Perché un (inevitabile) futuro in streaming sembra far così tanta paura agli editori radiofonici?
(Gianni Prandi) – Credo sia perché la proliferazione dei canali, potrebbe portare alla parcellizzazione dell’ascolto di tutti. Quando a regime fra qualche anno nelle nuove autoradio l’utente si troverà già una lista con decine e decine di radio, temo che un po’ di confusione e di parcellizzazione arriverà. Gli italiani (lo ricordo) sono ancora 60 milioni e non aumentano, anzi.

Spotify  concorrente? Chiunque acceda alla torta pubblicitaria lo è

(NL) – Radio Bruno, come molte altre importanti emittenti locali, ha sempre avuto negli eventi una importante area di business. Ora Spotify sembra voglia puntare su di essa Anche questa volta la Radio dirà che non è un competitor?
(Gianni Prandi) – Io da 40 anni penso che tutti siano competitor, perché la “torta pubblicitaria” è una sola. E qualunque mezzo se ne porti via una fetta, anche piccola, è una fetta in meno a disposizione degli altri. (E.G. per NL)

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