La consultazione dell’Ofcom (il regolatore delle comunicazioni inglesi) sulla designazione delle piattaforme vocali come gatekeeper dell’ascolto radiofonico online (cd. Radio Selection Services) apre una nuova fase nella regolazione dell’audio digitale. In gioco c’è la neutralità d’accesso ai flussi IP (attraverso smart speaker, smartphone, smart tv e sistemi integrati nell’automotive) delle emittenti britanniche — e, in prospettiva, l’elaborazione di un modello destinato a riflettersi anche sul mercato UE.
Sintesi
La consultazione del regolatore britannico Ofcom, avviata ai sensi del Media Act 2024, propone di designare gli assistenti Amazon Alexa, Google Assistant ed Apple Siri quali Radio Selection Services (RSS), cioè piattaforme vocali che dovranno garantire ai broadcaster britannici un accesso neutrale e gratuito ai propri flussi radio online.
La misura protettiva nasce dal dato che circa il 29% dell’ascolto radiofonico inglese oggi avviene tramite smart speaker e che queste tre piattaforme di accesso e somministrazione coprono il 95% del mercato voice-assistant nel Regno Unito. A ciò si aggiungono gli altri dispositivi che reagiscono a comandi vocali, come smartphone, smart tv e sistemi automotive.
L’obiettivo è evitare che i gatekeeper digitali impongano preferenze commerciali o algoritmiche sull’accesso alle radio via IP.
Nel merito, i servizi designati dovranno assicurare che, al comando vocale dell’utente, venga attivata la stazione scelta senza inserzioni non richieste o costi occulti per le emittenti.
La consultazione è aperta fino all’11/12/2025 e nel 2026 sarà pubblicato un Code of Practice che disciplinerà la governance tecnica e operativa dei RSS.
Il documento sottoposto a consultazione prevede che i costi di adeguamento dovrebbero essere limitati, poiché molte emittenti sono già integrate tramite aggregatori come TuneIn o Radioplayer.
Il provvedimento del Regno Unito rappresenta un riferimento potenziale per l’Europa, aprendo un precedente nella regolazione dell’audio digitale e dei dispositivi vocali.
In sostanza, la radio entra nella fase del voice-gatekeeping: il futuro dell’ascolto passa dalla voce ed il regolatore inizia a decidere chi ne tenga il pannello di controllo.
In Italia, dove è stata approvata la delibera 390/24/CONS dell’Agcom sulla prominence dei Servizi di Interesse Generale (di media audiovisivi), il tema dell’accesso universale ai flussi radio tramite assistenti vocali resta ancora largamente irrisolto in attesa della definizione delle relative linee guida.
Il contesto: dalla diffusione analogica alla voce digitale
Il Media Act 2024 introduce nel Regno Unito un nuovo capitolo di regolazione: quello del Radio Selection Services (RSS), ossia i sistemi di selezione vocale che consentono all’utente di avviare lo streaming di una stazione radio online tramite assistenti vocali (che gestiscono gli smart speaker, le smart tv ed i sistemi automotive Android ed Apple).
Presa d’atto della rilevanza dell’ascolto via smart speaker
In pratica, la legge riconosce che una parte sempre più significativa dell’ascolto radiofonico — oggi pari al 29% delle ore complessive secondo l’indagine ufficiale RAJAR — passa attraverso gli smart speaker e le relative interfacce vocali, imponendo un principio di accessibilità e continuità di servizio.
Device più radiofonico di altri
Lo smart speaker è infatti il device che vede l’ascolto radiofonico quale funzione più sfruttata (29%) dopo quella generale polifunzionale audio (altre attività di ascolto sonoro pari al 31%). Per intenderci il rapporto con lo smartphone è 15% (ascolto radio) vs 38% (altri usi audio), cosicché lo smart speaker è da considerarsi (come da sempre scriviamo) il successore designato del ricevitore AM/FM stand alone.
L’universo vocale
Tuttavia, gli altoparlanti intelligenti non sono gli unici dispositivi che reagiscono a comandi vocali: anche gli smartphone, le smart tv ed i sistemi integrati sulle auto Android Auto ed Apple CarPlay sono governati dalle I.A. di Google ed Apple (e, in misura minore, da Amazon).
La consultazione pubblica sugli smart speaker
Ofcom (Office of Communications, autorità regolatrice indipendente per le società di comunicazione nel Regno Unito, equivalente della nostra Agcom), membro dell’Istituto europeo per le norme di telecomunicazione (ETSI), nel documento di consultazione pubblicato il 16/10/2025, individua come candidati per la designazione obbligatoria (Designated Radio Selection Services, DRSS) Amazon Alexa, Google Assistant ed Apple Siri, che da soli rappresentano il 95% dell’uso complessivo dei dispositivi vocali per lo streaming radiofonico nel Regno Unito (qui per consultare il documento integrale a monte della consultazione).
La logica della designazione: evitare il collo di bottiglia algoritmico
L’obiettivo del legislatore è garantire che le piattaforme dominanti non diventino arbitri esclusivi dell’accesso alle stazioni radio, imponendo preferenze commerciali o pubblicitarie. I DRSS dovranno pertanto “assicurare la disponibilità dei flussi radio online in risposta a un comando vocale dell’utente, senza interruzioni o inserzioni non richieste” e non potranno addebitare costi agli operatori radiofonici per l’integrazione tecnica.
Prominence, in altre parole
In altre parole, la legge mira a prevenire una distorsione strutturale: che l’ascolto via IP, anziché ampliare la pluralità di contenuti radiofonici, finisca per dipendere da scelte di visibilità e compatibilità imposte dai tre colossi tecnologici globali. Il principio è analogo a quello introdotto nel Digital Markets Act europeo per le piattaforme gatekeeper, ma qui applicato specificamente al comparto radiofonico.
Il modello della rilevanza
Una concreta applicazione del principio della prominence ancora latitante in Italia a seguito della mancata attuazione della Del. 390/24/CONS di Agcom per la facilitazione della fruizione dei SIG (Servizi di Interesse Generale).
Alexa, Google e Siri sotto osservazione
Nel merito, Ofcom propone una soglia minima di 700.000 utenti attivi trimestrali come criterio per la designazione, corrispondente a circa il 95% dell’utenza complessiva. Il rapporto stima infatti che in UK Alexa conti tra 7,1 e 10,4 milioni di ascoltatori radio; Google Assistant tra 1,8 e 3,4 milioni; Siri tra 950.000 e 1,9 milioni.
I termini della consultazione inglese ed il Code of Practice
La consultazione, aperta fino all’11/12/2025, anticipa inoltre l’elaborazione di un Code of Practice (2026) che definirà le modalità operative per la conformità dei Designated Radio Selection Services, incluse le specifiche tecniche per la gestione dei flussi, la parità di trattamento tra emittenti e la protezione dei dati degli utenti.
L’impatto sull’ecosistema radiofonico: nuove opportunità e vecchie criticità
L’iniziativa britannica riconosce formalmente la transizione della radio a piattaforma: i contenuti sonori non sono più veicolati solo da un’antenna, ma sempre di più da un’infrastruttura IP controllata da soggetti esterni al settore broadcasting. Tuttavia, il rischio di un controllo privato sulla discoverability delle stazioni resta elevato.
Cosa dovrebbero garantire i Radio Selection Services
Come osserva il documento Ofcom, «un RSS designato dovrà garantire che l’utente possa selezionare un servizio radio senza che vengano riprodotti elementi estranei, salvo brevi identificazioni o messaggi concordati». È un principio di neutralità funzionale, non dissimile da quello della net-neutrality, ma declinato sull’interfaccia vocale.
Un modello che potrebbe arrivare anche in UE
La decisione britannica rappresenta un precedente di grande rilievo per il diritto delle comunicazioni europeo. In assenza di un quadro comunitario analogo, il Media Act inglese introduce una disciplina anticipatrice, imponendo ai sistemi vocali requisiti di interoperabilità con i servizi radio locali.
Direttiva SMAV
Un’applicazione simile, in ambito UE, troverebbe terreno fertile nell’articolo 28b della Direttiva SMAV (Servizi Media Audiovisivi) e nelle proposte di estensione del Digital Services Act al comparto audio.
Attualità della questione
La riflessione è particolarmente attuale anche per il mercato italiano, dove la radio via IP cresce, ma manca ancora una governance per l’accesso ai flussi tramite device vocali integrati in auto o smart home.
Costi, compliance ed impatto industriale
Secondo Ofcom, i costi di conformità per i Designated Radio Selection Services saranno “modesti”, in quanto la maggior parte delle radio è già integrata tramite aggregatori come TuneIn o Radioplayer, che fungono da intermediari tecnici. Le piattaforme designate dovranno tuttavia garantire procedure trasparenti di onboarding, supporto continuo e non discriminazione fra emittenti nazionali e locali.
Prospettive di un mercato regolato ma competitivo
La prospettiva è di un mercato regolato ma competitivo, dove i broadcaster potranno segnalare la propria disponibilità all’inclusione nel regime DRSS notificandolo ad Ofcom. Ciò potrebbe favorire, di riflesso, anche una maggiore standardizzazione nei flussi IP e nei metadati a livello europeo.
La voce come nuova frontiera della regolazione radiofonica
La consultazione Ofcom non è solo un passaggio tecnico, ma un cambio di paradigma: la radio entra ufficialmente nel dominio delle piattaforme AI, dove la relazione con l’ascoltatore passa attraverso un mediatore algoritmico. In questo contesto, la regolazione britannica prova a riaffermare un principio essenziale — quello dell’accesso universale e non discriminatorio ai contenuti sonori.
Proof of concept
L’esperimento del Regno Unito potrebbe fungere da proof of concept per l’Europa, chiamata a definire un equilibrio tra libertà d’impresa tecnologica e diritto all’ascolto. In altre parole, il Media Act segna l’ingresso della radio nell’era del voice gatekeeping — e impone al legislatore, anche a quello italiano, di chiedersi chi controlla davvero l’interruttore della radio del futuro. (M.L. per NL)