Settembre 1977, un mese difficile di un anno complicato. Il 23, a Bologna, si apre il “Convegno contro la repressione”, a cui prendono parte alcune decine di migliaia di persone. Netta e insanabile è la spaccatura tra chi si oppone all’escalation dello scontro e i fautori della lotta armata.
Da una parte c’è il Movimento Studentesco (di cui Radio Alice di Bologna fu megafono), tardiva conseguenza europea dei moti mondiali del ’68; dall’altra ci sono i prodromi dell’esplosione prossima ventura del terrorismo delle Brigate Rosse.
Il 29 settembre a Roma da un’auto vengono sparati 5 colpi di pistola contro un gruppo di giovani di sinistra: Elena Pacinelli, 19 anni, viene colpita da tre proiettili. Il giorno dopo a morire, sempre a Roma, è il militante di Lotta Continua Walter Rossi, ucciso a colpi di pistola da un gruppo di neofascisti.
Ma il 1977 è anche l’anno della Febbre del Sabato Sera e conseguentemente del travoltismo, con la disco music imperante ballata coi pantaloni a zampa d’elefante e le camicie attillate e puntualmente aperte sui primi tre bottoni.Espressione dei cambiamenti socioculturali in corso sono le radio libere: nate nei primi mesi del 1975, dopo la sentenza 202/1976 della Consulta, che dichiara incostituzionale il monopolio delle trasmissioni radiotelevisive pubbliche su scala locale, sono oggetto di un vero e proprio boom, con aperture pressoché quotidiane. I numeri parlano da soli: dalle 150 stazioni del 1975 si passa alle oltre 1500 del 1977.
Dalle grandi metropoli ai piccoli centri periferici si issano antenne sui tetti e si attivano trasmettitori recuperati dai mercatini (come quello di Livorno) dove vengono venduti i residuati bellici della Seconda Guerra Mondiale, che consentono a giovani speaker di sfruttare la nuova opportunità comunicativa.
Così anche Cerro Maggiore, piccolo centro di 13.000 abitanti (al tempo) a ridosso di Legnano (Mi), si dota di una stazione radio.A fondarla sono una decina di soci, che si riuniscono in una società creata ad hoc che chiamano RCM (Radio Cerro Maggiore) Number One (essendo la prima), con in testa i fratelli Marino e Giovanni Legnani. Quest’ultimo, rintracciato da NL su Facebook, ci racconta la storia dell’emittente.
“Con me e mio fratello c’erano Giovanni Santese, Domenico Pinotti, Maurizio Bertocchi, Ezio Gianazza e Maurizio Suardi (scomparso tempo fa) ed alcuni di cui ora mi sfuggono i nomi. Forte era ancora l’eco di un capolavoro cinematografico uscito l’anno prima, Rocky, con Sylvester Stallone e quindi, anche a dimostrare la potenza degli intenti (ride, ndr), esordimmo proprio con Gonna Fly Now, che rimase per lungo tempo la sigla d’apertura delle trasmissioni (oggi farebbe ridere, ma al tempo si usava così). Comprammo un trasmettitore da 500 W, un taglio inusuale per i tempi, visto che la maggior parte delle radio libere esordiva con 20 o al massimo 100 W…. Con un’antenna circolare a 4 dipoli a 20 metri dal suolo RCM Number One sui 100,200 MHz si ascoltava in tutto il nord-ovest della provincia di Milano ed in vaste aree di quelle di Varese e Como.
D’altra parte, l’etere FM era libero ed il competitor più prossimo in frequenza era Radio Montevecchia dalla Brianza, su 100,300 MHz, che però si fermava molto prima dell’inizio del nostro bacino.
Collocammo la sede in Via Boccaccio, in una casa coloniale a due piani, dove gli spazi non mancavano: al piano terra prevedemmo l’ingresso ed una ampia sala riunioni; al primo piano ben tre studi: uno per la diretta; uno per la registrazione ed un terzo per le interviste. In una stanza prospiciente avevamo inserito il potente e rumoroso trasmettitore“, continua Legnani.(NL) Su internet ci sono ricordi di una location molto originale…
(Giovanni Legnani) “Sì, avevamo ricoperto le strutture interne con cortecce di alberi che davano l’idea di essere in una baita”.
(NL) Il palinsesto era inevitabilmente generalista…
(GL) “Ovviamente sì: richieste musicali non stop, qualche ospite ed una infinità di classifiche, rigorosamente in diretta dalle 8.00 alle 24.00 (mica da tutti!) e con raggiungimento delle 24 ore attraverso nastri registrati”.
(NL) Riscontri di ascolto?
(GL) “Molto positivi, sia da parte del pubblico, che ci seguiva assiduamente e ci conosceva anche grazie all’ampia diffusione di adesivi che stampammo in migliaia di esemplari e degli inserzionisti pubblicitari, che ci chiamavano per programmare i loro spot, senza necessità di una rete vendita. Ma non tutti ci volevano bene…”
(NL) In che senso?
(GL) “Involontariamente fummo causa di un fatto increscioso per gli abitanti della zona. L’antenna che avevamo fissato al tetto, col primo temporale, cadde rovinosamente sulla linea elettrica stradale lasciando il quartiere senza corrente per una giornata intera. L’esperienza ci fu maestra: collocammo il secondo sistema radiante su un palo autoportante decisamente più solido”.
(NL) Fino a quanto durò RCM Number One?
(GL) “Nei primi mesi del 1981, a causa di un furto che azzerò completamente la bassa frequenza, con asportazione integrale di registratori, microfoni, giradischi e mixer, decidemmo che non valeva la pena continuare, complice anche una certa disaffezione dei fondatori, ormai presi dalle necessità correnti delle proprie vite”. Così RCM Number One, come tante altre emittenti libere della prima ora, pone sull’off l’interruttore del trasmettitore a 100,200 MHz, che viene ceduto all’esordiente Radio Activity di Canegrate (94,000 MHz), consentendo incidentalmente proprio alla concorrente Radio Legnano 1 (poi Radio Mi Amigo, cfr. foto studio sopra) di risintonizzare sulla frequenza originariamente irradiata da Via Boccaccio a Cerro Maggiore la propria emissione locale (l’emittente disponeva anche dei potenti 106,250 Mhz dal Monte Mottarone), ormai congestionata da altre stazioni. (M.L. per NL)
P.s. Il filo conduttore di RCM si rinviene ancora nella vita di Marino e Giovanni Legnani, musicisti affermati.