Tv 4.0. Sviluppi piu’ rapidi del previsto. Mediobanca: gia’ l’anno prossimo IP Tv diverra’ la piattaforma principale per i programmi pay, superando il DTT

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Sky Italia rimane il principale gruppo televisivo italiano; ma la situazione potrebbe cambiare velocemente, considerato che più rapidamente di quanto si pensasse la broadband tv sta scippando lo scettro al digitale televisivo terrestre: nel 2020, l’indagine sul settore Tv dell’Area Studi Mediobanca presentata ieri, confermando in pieno le tesi di dicembre di questo periodico (ma anche le conclusioni del Ministero dello Sviluppo Economico), ha ipotizzato che entro la fine del 2020 l’IP Tv diventerà il mezzo prevalente per il 34% delle famiglie italiane, raddoppiando la quota attuale del 16%, subito dietro il digitale terrestre (37%). Rapporto Mediobanca sul settore tv 1 - Tv 4.0. Sviluppi piu' rapidi del previsto. Mediobanca: gia' l'anno prossimo IP Tv diverra' la piattaforma principale per i programmi pay, superando il DTTNel segmento pay tv, dove internet diventerà la piattaforma principale nel 2020 (passando dal 38% al 61% delle famiglie), i ricavi della broadband tv cresceranno, passando dal 9% al 26% del totale.
Relativamente ai conti di Sky, dall’analisi dei dati di bilancio, emerge che il primo operatore televisivo nazionale è stata la pay tv che ora è entrare nell’orbita di Comcast, dopo l’offerta da 30 miliardi di sterline fatta dal colosso Usa sul gruppo tv satellitare che faceva riferimento alla 21st Century Fox di Rupert Murdoch.
Nel dettaglio, Sky vince la sfida con fatturato di 2,827 miliardi, seguita da Rai (2,598 miliardi) e Mediaset al terzo posto (2,49 miliardi che diventano 3,586 miliardi incorporando i dati della controllata Mediaset Espana). Seguono Discovery Italia (244 milioni, +9,9%) e La7 di Urbano Cairo (99 milioni, -3,9%), emittente che nel 2018 ha visto incrementare in maniera significativa lo share d’ascolto, passando dal precedente 3,4% all’attuale (dicembre 2018) 4,5%.

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Nel complesso, secondo la ricognizione di Mediobanca, i cinque principali broadcaster operanti sul mercato italiano hanno cumulato un fatturato aggregato di 9,4 miliardi, un dato in flessione dell’1,4% rispetto al valore del 2016 ma in aumento rispetto al 2013 (+3,5%). Questa diminuzione, sottolineano gli analisti di R&S Mediobanca, è dovuta a due fattori: la diminuzione del canone unitario Rai, passato da 100 a 90 euro nel 2017, e il calo della raccolta pubblicitaria (-0,5% sul 2016). Bene invece i servizi a pagamento (abbonamenti e pay per view), che segnano un +2%.
Nel quinquennio 2013-2017, inoltre, i cinque grandi gruppi hanno accumulato perdite nette per 321 milioni chiudendo in utile solo il 2017. Gli unici operatori ad aver chiuso in positivo l’intero periodo considerato sono Sky (118 milioni) e Discovery (31 milioni). La Rai ha totalizzato tra il 2013 e il 2017 perdite nette per 214 milioni, chiudendo in utile solo il 2013 e il 2016.
Per quanto riguarda la redditività industriale, il quadro d’insieme segnala una ripresa, con tutti gli operatori in miglioramento nel 2013-2017. Si distingue Discovery Italia che ha registrato nel 2017 l’ebit margin più elevato (14,2%), seguono Mediaset (9%), Sky Italia (6%) e Rai (3,4%). La7, dal canto suo, presenta ancora un’incidenza negativa, ma in forte miglioramento nel 2013-2017 (+42,9%).

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Sul fronte patrimoniale nel quinquennio si segnala un progressivo miglioramento nella solidità finanziaria aggregata. Il rapporto debiti finanziari/capitale netto scende, infatti, dal 74,1% del 2013 al 70,9% del 2017. Tra i tre maggiori operatori televisivi italiani Mediaset registra la migliore solidità finanziaria (67,1% nel 2017). Seguono Sky Italia (89,9%) e Rai (92,5%). Meglio di tutti La7 e Discovery Italia che non hanno debiti finanziari nel 2017.
Relativamente all’avanzata della broadband Tv la società di ricerca e analisi ITMedia Consulting stima che i tre maggiori operatori scenderanno al di sotto del 90% dei ricavi totali televisivi nazionali.
Per quel che attiene al servizio televisivo pubblico, dall’indagine R&S Mediobanca emerge ancora una volta come l’Italia abbia il canone tv più basso fra i maggiori Paesi europei, a fronte del primato degli indici d’ascolto (36,5% Rai, contro il 31,5% della Bbc, il 28% della France Tv, il 26,1% della Ard e il 18,1% della Zdf in Germania). Il balzetto, pagabile da un paio d’anni in bolletta Enel , secondo la ricerca è anche l’unico in diminuzione nel 2017, quando è sceso a 90 euro (-10%, dai 100 euro del 2016), contro i 210 euro dei tedeschi (come l’anno precedente), i 165,7 euro dei britannici (+1% sul 2016) e i 138 euro dei francesi (+0,7% sul 2016).
Infine, va registrato che nel periodo 2013-2018 il canone italiano è diminuito del 20,7% e quello tedesco del 2,7%; in aumento il canone francese (+6,1%) e quello britannico (+3,4%). Rapportando il canone sul Pil pro-capite, l’indice risulta più alto in Germania e più basso in Italia. (E.G. per NL)

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