Tv. Osservatorio sulle Comunicazioni 3/2025 Agcom: tv lineare regge onda d’urto cambiamento abitudini utenti. Ma non può più restare immobile

Osservatorio sulle comunicazioni Agcom 3/2025

La televisione italiana, nel primo semestre del 2025, appare a un bivio storico. I dati dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Osservatorio sulle Comunicazioni 3/2025) mostrano un sistema che, pur mantenendo un ruolo centrale nel consumo mediale del Paese, non riesce più a invertire la tendenza di lungo periodo alla contrazione della platea tradizionale.

Sintesi

Nel primo semestre del 2025 la televisione italiana conferma una lenta ma costante erosione del pubblico: secondo l’Osservatorio Agcom 3/2025, gli ascolti calano del 2,3% in prime time e del 2% nell’intera giornata rispetto al 2024, mentre dal 2021 la flessione sfiora il 18%.
Rai e Mediaset restano dominanti ma perdono terreno, rispettivamente –2,5% e –4,7%, mentre cresce La7 (+5,1%), unico segnale positivo in un panorama generalizzato di contrazione.
Rai 1 rafforza il primato con il 24,5% di share (+1,2), mentre Canale 5 arretra vistosamente (-1,6), a fronte di progressi per Italia 1, Rete 4, La7, TV8 e Nove.
Il rapporto segnala anche un’informazione in trasformazione: i telegiornali tradizionali reggono ma non convincono più, con un calo medio del 20% sul quinquennio.
Rispetto allo scorso anno, in entrambe le fasce orarie 12.00/14.30 e 18.30/21.30, tiene il Tg1 (in media +2,5%), mentre Tg5 Tg2 e TgR perdono terreno. Incrementano invece rispettivamente Tg4, Tg7 e Studio Aperto. Ampliando agli ultimi 5 anni, nella fascia 12.00/14.30 perdono pesantemente tutti al di fuori del Tg4 (+15,3%) e Tg7 (+10,4%). Con riferimento alla fascia oraria 18:30-21:30 solo il Tg7 mantiene un trend positivo (+6,3%) ratificando una percezione di credibilità ed indipendenza.
Nel complesso, la TV lineare resta centrale ma non più dominante: l’età media del pubblico aumenta, la fidelizzazione si riduce e la frammentazione cresce.
L’informazione “istituzionale” cede spazio a format più agili e interattivi, mentre le reti di nicchia guadagnano identità e stabilità.
Il futuro non sarà nella quantità di spettatori trattenuti ma nella capacità di riconquistare attenzione e fiducia, reinventando linguaggi e modelli in un ecosistema dove l’on demand detta ormai i ritmi dell’ascolto.

Osservatorio sulle Comunicazioni 3/2025: confronto tra 1° semestre 2024 e 2025 mostra calo costante moderato…

Nel confronto con il primo semestre del 2024, l’analisi dell’Osservatorio sulle Comunicazioni 3/2025 (qui per consultare il documento integrale) mostra come gli ascolti nel giorno medio si siano ridotti del 2,3% nella fascia di prima serata e del 2,04% sull’intero arco giornaliero.

… ma riferimento dal 2021 segna -17,9% nel prime time 

Una flessione moderata, ma costante, che però diventa drammatica se confrontata con il 2021: –17,9% di telespettatori nel prime time (4,3 milioni di individui in meno) e –16,6% nell’intera giornata (pari a 1,7 milioni di spettatori persi). In cinque anni, dunque, la televisione lineare ha smarrito quasi un quinto del suo pubblico quotidiano.

Competizione delle piattaforme OTT

La tendenza, ormai consolidata, riflette non solo la competizione crescente delle piattaforme di streaming e video sharing, ma anche un cambiamento antropologico nel modo in cui gli italiani si informano, si intrattengono e scelgono i contenuti.

Rigidità vs flessibilità

L’offerta televisiva tradizionale – scandita da palinsesti rigidi, orari e break pubblicitari – fatica a intercettare un pubblico abituato alla libertà algoritmica dell’on demand. Eppure, nonostante la flessione, la televisione rimane il medium con la maggiore penetrazione sociale e culturale, un punto di riferimento per milioni di persone, soprattutto nelle fasce d’età più mature.

L’egemonia ridimensionata di Rai e Mediaset

Nel prime time, la Rai conserva la leadership con 7,7 milioni di telespettatori e il 38,9% di share. Tuttavia, anche il servizio pubblico subisce una flessione del 2,5% rispetto al 2024. Mediaset, pur mantenendo la seconda posizione con 6,8 milioni di spettatori (34,7% di share), mostra una perdita più accentuata: –4,7%.

Le altre

Le altre realtà televisive, pur giocando su numeri più contenuti, secondo l’Osservatorio sulle Comunicazioni 3/2025, delineano un panorama più stabile. Warner Bros. Discovery resta terza con 1,7 milioni di spettatori medi (-0,2%), mentre Comcast/Sky registra un piccolo segnale positivo (+0,3%), portandosi a 1,5 milioni di telespettatori.
Un dato in controtendenza arriva da Cairo Communication, che con La7 raggiunge 1,2 milioni di telespettatori e segna una crescita del 5,1% sul primo semestre 2024.

Osservatorio sulle comunicazioni Agcom 3/2025

Spartizione della giornata

Sull’intera giornata, la Rai e Mediaset si spartiscono quasi equamente la platea – circa 3,1 milioni di spettatori ciascuna – ma entrambe mostrano leggere contrazioni, rispettivamente del 3,2% e del 2,5%. Anche in questo caso, Warner Bros. Discovery e Sky arretrano lievemente (-1,8%), mentre La7 cresce ancora (+10%).

Arretramento generalizzato

È significativo notare che, rispetto al 2021, tutti gli editori televisivi principali perdono pubblico: Rai -21,8%, Mediaset -11,1%, Discovery -5,1%, Sky -7,3%, La7 –7,6%. Si tratta di un arretramento generalizzato che evidenzia una crisi di sistema, dove non esistono più isole di crescita strutturale.

Reti generaliste: Rai 1 traina, Canale 5 arretra, le reti “medie” risalgono

Tra i nove principali canali analizzati da Agcom (Rai 1, Rai 2, Rai 3, Canale 5, Italia 1, Rete 4, La7, TV8, Nove), la somma complessiva dei telespettatori in prima serata raggiunge poco più di 14 milioni, in calo dello 0,7% sul 2024.

Traiettorie divergenti

Dentro questo quadro statico si muovono però traiettorie divergenti: Rai 1 consolida la leadership con 4,8 milioni di telespettatori e una quota del 24,5%, in crescita di 1,2 punti percentuali.

Rete di riferimento nazionale

È l’unico canale capace di aumentare la propria incidenza, segno che la funzione di “rete di riferimento nazionale” è ancora intatta.

Il crollo di Canale 5

Bene anche Italia 1, che cresce a 1,2 milioni di spettatori (+0,3 p.p.), Rete 4 (+0,7 p.p.), La7 (+0,5 p.p.), Nove (+0,02 p.p.) e TV8 (+0,4 p.p.), reti che riescono a consolidare pubblici più affezionati e identificabili. In calo invece Rai 2, che scende a 862 mila spettatori (-0,3 p.p.), Rai 3 (1,1 milioni, -0,2 p.p.) e soprattutto Canale 5, che con 2,7 milioni di individui perde quasi 400 mila telespettatori in un anno e 1,6 punti di share.

Osservatorio sulle comunicazioni Agcom 3/2025

Non solo riduzione quantitativa, ma frammentazione e polarizzazione

La lettura complessiva è chiara: il pubblico televisivo non si riduce solo in termini quantitativi, ma si frammenta e si polarizza. Le reti più identitarie o di nicchia – come La7, TV8, Nove – riescono a mantenere un rapporto di fidelizzazione più stabile rispetto alle grandi generaliste, che faticano a reinventarsi e a intercettare i gusti di una platea sempre più segmentata.

L’informazione: più tempo ai TG, ma meno fiducia nei brand storici

Uno dei dati più interessanti del rapporto riguarda la fruizione dei telegiornali. Nella fascia centrale della giornata (12:00–14:30), il tempo totale speso nella visione cresce leggermente, da 199 a 201 milioni di ore giornaliere. Ma questo incremento non si traduce in un vantaggio per tutti.

TG1 leader dell’informazione

Il Tg1 delle 13:30 si conferma il più visto con oltre 3,3 milioni di spettatori (+2,4%), seguito dal Tg5 delle 13:00 (2,7 milioni, -2,9%), dal TgR delle 14:00 (2,1 milioni, -1,3%) e dal Tg2 (1,4 milioni, -8,7%).

Bene informazione Mediaset di seconda linea

I telegiornali Mediaset di seconda linea, invece, crescono in modo significativo: Studio Aperto supera il milione di spettatori (+3,1%), il Tg4 guadagna un +22%, e il Tg La7 cresce del 19,1%. Questi incrementi, pur partendo da basi inferiori, testimoniano una riconfigurazione dell’informazione televisiva, con il pubblico che si sposta verso formati più brevi e opinativi, percepiti come alternativi alla narrazione mainstream.

Quadro problematico nel medio periodo per l’informazione: -20,3% dal 2021

Nel medio periodo, il quadro tracciato dal rapporto 3/2025 dell’Osservatorio sulle Comunicazioni di Agcom è più problematico. Dal 2021 il tempo dedicato ai TG diurni è crollato del 20,3%. Le edizioni Rai subiscono le flessioni più pesanti: –18,9% per il Tg1, –28,1% per il Tg2, –39,5% per il Tg3 e –29,5% per il TgR. Anche i TG Mediaset segnano cali importanti (–15% per il Tg5, –27,7% per Studio Aperto), fatta eccezione per il Tg4 (+15,3%) e per il Tg La7, unico telegiornale in crescita costante nel quinquennio (+10,4%).

Il prime time dell’informazione: tenuta del Tg1, caduta del Tg5, ascesa del Tg La7

Le edizioni serali dei telegiornali, comprese nella fascia 18:30–21:30, mostrano una sostanziale stabilità nei volumi complessivi (268 milioni di ore contro le 267 del 2024). Tuttavia, la distribuzione degli ascolti si modifica in modo significativo.

Ridimensionamento del peso informativo di Mediaset

Il Tg1 delle 20:00 – attesta il rapporto 3/2025 dell’Osservatorio sulle Comunicazioni di Agcom – resta leader indiscusso con 4,6 milioni di telespettatori (+2,6%), mentre il Tg5 cala a 3,4 milioni (-7,1%), confermando un progressivo ridimensionamento del peso informativo di Mediaset. In terza posizione si colloca il TgR con 2,2 milioni (-2,2%), seguito dal Tg3 con 1,7 milioni (-1,4%).

Bene i tg delle reti di secondo piano

In crescita tutti i telegiornali delle reti “secondarie”: Studio Aperto (+13,1%), Tg4 (+23,1%) e Tg La7 (+7,6%), che supera stabilmente 1,3 milioni di spettatori. Anche qui il confronto con il 2021 è eloquente: il tempo speso per i TG serali è sceso del 19,9%, e quasi tutte le testate registrano perdite rilevanti, tranne ancora una volta il Tg La7, che aggiunge 80 mila spettatori (+6,3%) in cinque anni. Un dato che conferma il successo di un modello informativo più analitico e personalizzato, dove la figura del conduttore – in questo caso Enrico Mentana – diventa garanzia di credibilità e continuità.

I canali all news: la frammentazione in atto

Nel settore dell’informazione continua, la competizione si fa sempre più serrata. Secondo l’elaborazione di Agcom nel rapporto 3/2025 dell’Osservatorio sulle Comunicazioni, Rai News 24, pur mantenendo la leadership nella fascia mattutina (07:00–09:00), perde il 12,9% del pubblico, e cala anche nel prime time (-10,1%). TGCom24 e Sky TG24, invece, mostrano una dinamica più vitale, con incrementi tra il 5% e l’11% nelle fasce centrali e serali (12:00–15:00 e 20:30–22:30).

Crescita dell’importanza del ruolo come fonti di informazione complementare

Nel complesso, la quota di audience dei canali all news resta marginale sul totale, ma cresce l’importanza del loro ruolo come fonti di informazione complementare. Il pubblico non li segue più in modo continuativo, ma li “usa” come riferimento in caso di eventi straordinari, breaking news o aggiornamenti tematici. È la logica dell’informazione modulare, che si adatta ai ritmi digitali e alle esigenze individuali.

Tendenze strutturali e lettura di sistema

L’analisi dei dati Agcom nel rapporto 3/2025 dell’Osservatorio sulle comunicazioni mostra chiaramente che la televisione italiana sta vivendo una transizione più lenta che traumatica, ma irreversibile. La platea lineare continua a restringersi, nonostante la resilienza di Rai 1 ed il consolidamento di alcuni marchi secondari. L’età media del pubblico aumenta, mentre la capacità di attrarre le fasce più giovani si riduce ulteriormente.
Si afferma una frammentazione dell’offerta: la televisione non scompare, ma cambia pelle, diventando una somma di nicchie piuttosto che un mezzo di massa.

Crisi dell’informazione generalista

La crisi dell’informazione generalista è forse l’aspetto più emblematico. I telegiornali tradizionali perdono centralità e fiducia, penalizzati da linguaggi uniformi, tempi lunghi e percezioni di eccessiva istituzionalità. Al contrario, cresce il peso delle testate più snelle e identitarie, come Tg La7 o TGCom24, che riescono a fidelizzare un pubblico meno ampio ma più coinvolto. È una dinamica che rispecchia ciò che accade anche sul web e nelle piattaforme social: meno spettatori complessivi, ma più relazioni dirette.

Reinventare la TV per restare rilevante

Il primo semestre del 2025 secondo l’elaborazione dell’Osservatorio sulle comunicazioni 3/2025 di Agcom conferma che la televisione italiana non è in via d’estinzione, ma in piena mutazione. La crisi non è tanto di contenuti quanto di linguaggio e modello distributivo. La linearità non può più competere con la personalizzazione algoritmica dello streaming, ma può ancora offrire ciò che i nuovi media non garantiscono: un’esperienza condivisa e un presidio di fiducia.

Capacità di resilienza

Il futuro del mezzo dipenderà dalla sua capacità di rinnovarsi senza perdere identità. Le grandi reti dovranno integrare piattaforme digitali, interattività, e forme di informazione più “visiva” e personalizzata. L’era dell’ascolto passivo è tramontata: oggi la televisione deve dialogare con lo spettatore, non limitarsi a intrattenerlo.

Non più trattenere, ma richiamare

La sfida non è più trattenere lo spettatore davanti allo schermo, ma convincerlo a tornare, riconoscendo valore e autorevolezza a un mezzo che – pur segnato dal tempo – resta ancora il cuore dell’immaginario collettivo italiano. (M.R. per NL)

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