Cedesi spettro radio per mobile wireless

Con il proliferare del digitale terrestre si stanno liberando porzioni golose dello spettro UHF, idonee per implementare servizi mobili e non, a banda larga. Lo dice l’Unione Europea. E in Italia? Tutto da vedere


da Punto Informatico

Roma – I lavori di Unione Europea e Nazioni Unite procedono in direzione del rilascio di una consistente fetta di spettro UHF, sinora impiegato per le trasmissioni televisive in standard analogico e ora reso meno affollato dalla crescente diffusione del digitale terrestre. Proprio in base a tale rilascio, è stato fatto circolare tra i governi di 160 Paesi una bozza di accordo che dovrebbe consentirne l’impiego per il mobile wireless a larga banda.

“Per la prima volta”, spiega il Financial Times, “la decisione consentirà un’intesa comune e globale circa lo spettro per i servizi mobili a banda larga, spingendo il mercato sulle nuove tecnologie wireless”. La riduzione dei costi, ove tale piano venga adottato, è insita nel diverso comportamento delle frequenze che vengono a liberarsi: essendo dislocate nello spettro UHF (in Italia da 470 MHz a 850 MHz circa), la loro capacità di propagazione e penetrazione di ostacoli è molto più elevata rispetto alle frequenze 3G, più alte (2100 MHz).

Ciò faciliterebbe una copertura più ampia, anche di zone rurali, con minore necessità di installazione di antenne trasmittenti e dovrebbe portare notevole supporto per colmare il digital divide, da cui ancora molte zone sono afflitte. L’operazione, sottolinea il FT con riferimento all’aspetto commerciale, ha il forte appoggio degli operatori di telefonia mobile: la migliore e più diffusa copertura, unita alla migliore capacità di penetrazione, significa un più ampio target di mercato, un grosso incremento di traffico e, quindi, di potenziali profitti.

Le Autorità europee a luglio scorso hanno redatto uno studio e un esame dello spettro delle frequenze, riassunti in questo documento. La scorsa settimana l’Unione ne ha prodotto uno nuovo, nel quale si evidenziano altri aspetti tecnici e normativi che dovranno poi, in Italia come negli altri Paesi, essere posti al vaglio delle Autorità locali. Nei diversi Paesi, infatti, lo spettro UHF è diviso in modo diverso e, specialmente nella parte più alta della gamma, occorrerà attendere che ogni Autorità provveda a liberare la porzione interessata, operazione che si prevede possa globalmente giungere a compimento tra diversi anni.

Già da molto, peraltro, l’Unione Europea lavora in questa direzione, a cavallo tra wireless mobile e digitale terrestre, cercando di promuovere il passaggio di grosse porzioni dello spettro UHF al nuovo impiego. Sul campo di battaglia, non va dimenticato, c’è anche il Wimax che, nonostante le molte polemiche, per definizione può utilizzare anch’esso porzioni dello spettro UHF (e non solo).

In Italia, pur non essendovi alcun impedimento tecnico, resta il problema del cambio di destinazione d’uso, procedura burocraticamente tutt’altro che leggera. Restano anche le contrarietà di alcune emittenti e delle tante persone prive di televisori con sintonizzatore digitale terrestre incorporato, per le quali il passaggio al nuovo standard, al di là dei benefici derivanti dal mobile wireless, nonostante alcune facilitazioni è ancora di scarsa immediatezza.

Marco Valerio Principato

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