IP Tv. Riforma dei media audiovisivi: il Parlamento europeo approva nuova direttiva. Limiti agli spot, contenuti minimi europei e tutela fasce deboli

media audiovisivi

L’Unione Europea è diventata in poco tempo scenario di grandi cambiamenti dal punto di vista normativo, i quali, nell’ultimo periodo, non hanno fatto altro che sollevare polemiche: l’abbiamo visto con il tanto discusso Regolamento UE 2016/679 sulla protezione dei dati personali e con l’ultima e controversa Direttiva sul Copyright, in fase di approvazione da parte del Consiglio dei Ministri UE.
Ora, a passare al vaglio dei deputati di Strasburgo è la Direttiva 2010/13/UE sui servizi di media audiovisivi, per la quale il Parlamento Europeo ha approvato nella giornata di ieri, 02/10/2018, una nuova proposta di legge.

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“Ciò che stiamo vivendo oggi con Internet, video e film online, fino ad ora non è stato regolamentato. Questo è il motivo per cui abbiamo dovuto aggiornare la Direttiva”, così  l’europarlamentare tedesca Petra Kammerevert ha spiegato la ragione che ha spinto il Parlamento UE a rivedere tutta la normativa vigente.
La riforma sui media audiovisivi coinvolgerà non solo le emittenti radio e tv, ma anche tutte le piattaforme SVOD (come ad esempio Netflix, Amazon Prime Video, Google Play e iTunes), quelle di condivisione di video (YouTube e Facebook), nonché quelle che offrono il live streaming.

I capisaldi del nuovo testo sui media audiovisivi sono molto chiari: garantire una maggiore tutela dei telespettatori (soprattutto in caso di minori), imporre dei limiti quantitativi per gli spazi pubblicitari e, infine, promuovere i contenuti europei.
Nello specifico, i media audiovisivi dovranno predisporre misure adeguate a combattere i contenuti che incitano alla violenza, all’odio e al terrorismo, mentre la violenza gratuita e la pornografia saranno soggette a limiti ancora più severi. tutela dei minori che navigano su internet - IP Tv. Riforma dei media audiovisivi: il Parlamento europeo approva nuova direttiva. Limiti agli spot, contenuti minimi europei e tutela fasce deboliCome si legge nel sito dell’Europarlamento: “Per garantire un certo livello di protezione dei giovani telespettatori, la nuova Direttiva include una serie di proposte tra cui la riduzione di spot commerciali in tv o su Internet che pubblicizzano bevande e alimenti considerati nocivi per la salute e il divieto di fare pubblicità su prodotti a base di tabacco, sigarette elettroniche e alcolici. Le nuove norme proibiscono anche qualsiasi contenuto che inciti alla violenza, all’odio e al terrorismo, mentre la violenza gratuita e la pornografia saranno soggette a regole più dure. Inoltre, le piattaforme di condivisione di video avranno la responsabilità di reagire rapidamente nel caso in cui i contenuti potenzialmente dannosi vengano segnalati dagli utenti”. Sul punto, la normativa non prevede un sistema di filtri al momento del caricamento dei contenuti, tuttavia le piattaforme dovranno mettere a disposizione degli utenti un meccanismo facile e trasparente per consentire loro di segnalare i contenuti ritenuti lesivi.

Sul fronte della pubblicità, poi, l’Europarlamento in assemblea plenaria di Strasburgo ha fissato quale limite per la diffusione degli spot il 20% del tempo di trasmissione giornaliera nella fascia oraria 6.00–18.00, esteso anche nella fascia prime time fra le 18 e le 24. L’emittente comunque avrà la possibilità di adeguare i tempi pubblicitari.
Infine, per quanto riguarda la promozione dei contenuti europei, essa rappresenta forse la novità più rilevante e incisiva nei confronti dei giganti di video on demand. Al fine di aumentare la diversità culturale del settore audiovisivo del Vecchio Continente, la norma impone infatti a piattaforme come quella di Reed Hastings di inserire nei propri cataloghi almeno il 30% di contenuti europei.

Ma non solo. Il testo chiarisce, altresì, che gli stessi portali dovranno contribuire allo sviluppo delle produzioni audiovisive UE “investendo direttamente nei contenuti o contribuendo ai fondi nazionali”. Tale contributo dovrà essere “proporzionale alle entrate nel Paese in questione (lo Stato membro in cui sono stabilite le piattaforme o in quello a cui i contenuti sono destinati, interamente o principalmente)”.
In sostanza, come riportato in un articolo de Il Sole 24 Ore, più la piattaforma guadagna da un certo Paese e più dovrà “restituire” sotto forma di finanziamenti alle aziende locali del settore, con l’obiettivo di salvare le piccole realtà ormai schiacciate dal peso di colossi che vantano un capitale da oltre 150 miliardi di dollari.
La proposta, al momento, è stata approvata dal Parlamento UE con 452 voti favorevoli, 132 contrari e 65 astensioni. Perché entri in vigore, occorrerà anche l’approvazione formale del Consiglio UE. Successivamente gli Stati membri avranno 21 mesi di tempo per recepire la nuova Direttiva nella legislazione nazionale. (G.S. per NL)

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