Tlc. Roma, Rocca di Papa, Consiglio di Stato, ultimo atto su antenne. Ex sindaco: vittoria. Emittenti: comunque battaglia non finisce qui

antenne Comune Rocca di Papa

Il 18 gennaio 2024 il Consiglio di Stato ha respinto gli appelli di una serie di emittenti radiofoniche contro gli ordini di demolizione dei manufatti ospitanti le antenne presso il sito di Prato Fabio (Madonna del Tufo) nel comune di Rocca di Papa, considerate abusive perché “prive del titolo abilitativo edilizio e dei titoli abilitativi richiesti dalle plurime discipline vincolistiche applicabili all’area”. Potrebbe trattarsi dell’ultimo atto di una vicenda che dura da quasi 50 anni con decine di sentenze succedutesi. O forse no.

Sintesi

Con una serie di sentenze gemelle, il Consiglio di Stato ha respinto una serie di ricorsi proposti dalle emittenti radiofoniche ancora presenti nel sito (cinque, a quanto risulta a questo periodico) contro le ultime ordinanze di demolizione del Comune di Rocca di Papa relativamente al sito chiamato Costarelle (Prato Fabio loc. Madonna del Tufo).
Esulta l’ex sindaco firmatario dei provvedimenti: ora si proceda senza se e senza ma.
Scenario incerto per le stazioni radiofoniche: la soluzione ci sarebbe, ma nessuno vuole assumerne la paternità politica. E, soprattutto, Costarelle potrebbe essere oggetto di una dimostrazione di fare per non intaccare il sito di Monte Cavo, pure oggetto di analoghi (e predatati) provvedimenti.

Consiglio di Stato: irrilevante il decorso del tempo in assenza di un titolo abilitativo edilizio

Partiamo, come sempre dal merito delle sentenze per poi analizzare la questione sugli altri piani.
Secondo il Collegio del supremo consesso di giustizia amministrativa “Non appare rilevante la circostanza per cui l’antenna e il manufatto siano stati collocati nella attuale località già nel 1995, quando ancora per tali opere non era espressamente richiesto dal legislatore il titolo abilitativo edilizio”.

Concessione edilizia imprescindibile

I giudici, nei provvedimenti (speculari), osservano che “anche anteriormente alla previsione legislativa di cui all’art. 3, co.1, lett. e) del D.P.R. n. 380/2001 (che include tra gli interventi di nuova costruzione che necessitano di permesso di costruire “l’installazione di torri e tralicci per impianti radio-ricetrasmittenti e di ripetitori per i servizi di telecomunicazione”), la giurisprudenza amministrativa ha affermato che, ai sensi dell’art. 1 della legge n. 10/1977, è soggetta al rilascio della concessione edilizia “ogni attività che comporti la trasformazione del territorio attraverso l’esecuzione di opere comunque attinenti agli aspetti urbanistici ed edilizi, ove il mutamento e l’alterazione abbiano un qualche rilievo ambientale ed estetico, od anche solo funzionale”.

Istruttoria del Comune di Rocca di Papa solida

Secondo il Consiglio di Stato, “L’istruttoria condotta dall’amministrazione, compendiata in articolate relazioni tecniche depositate in giudizio, appare adeguata e l’appellante non contesta in modo specifico le circostanze accertate dal Comune. Del pari, la motivazione dei provvedimenti dà adeguatamente conto delle ragioni di fatto e di diritto poste a fondamento dei medesimi”.

Orientamento costante

“Il Collegio – si legge nelle sentenze -, altresì, intende dare continuità al costante orientamento per cui l’ordinanza di demolizione di immobili abusivi rappresenta un provvedimento vincolato e, pertanto, nessun ruolo può avere, ai fini di vagliare la legittimità di detto provvedimento, l’eventuale affidamento ingenerato nel privato e l’eventuale lunghezza del tempo trascorso dal momento della costruzione.

Irrilevante affidamento del privato

Il Collegio non ritiene necessario accertare la sussistenza delle dette circostanze in quanto le stesse appaiono irrilevanti ai fini dello scrutinio della legittimità dell’ordine di demolizione che rappresenta un provvedimento vincolato sia nell’an che nel quid, rimanendo quindi irrilevante l’eventuale affidamento ingenerato nel privato, anche in ragione di un eventuale lungo lasso di tempo trascorso dal momento della costruzione.

Escluso silenzio assenso

Tale natura vincolata del provvedimento, inoltre, esclude che possa rilevare la circostanza, riferita dall’appellante, per cui il Comune avrebbe assentito, tramite silenzio assenso, l’installazione di altre opere analoghe.

Non rileva assenza individuazione sito alternativo

Nemmeno può essere esclusa la legittimità del provvedimento di demolizione dalla circostanza che il Comune non abbia individuato un sito alternativo ove trasferire i tralicci.

Nessuna imposizione normativa a ricercare alternativa da parte del Comune

Non è difatti rinvenibile alcuna previsione normativa che imponga al Comune, nell’ambito del procedimento diretto all’adozione dell’ordine di demolizione, di individuare siti alternativi ove i manufatti abusivi possano essere trasferiti”.

Tesi dei ricorrenti non temerarie

Da annotare che il collegio giudicante non ha condannato alle spese i ricorrenti, reputando evidentemente le loro tesi non temerarie.

Ex sindaco Rocca di Papa: mie ordinanze ineccepibili

Esulta l’ex sindaco di Rocca di Papa, Veronica Cimino, oggi consigliera d’opposizione: “Le ordinanze 79/80/81 del 16/08/2019 a mia firma, mai sospese e quindi sempre esecutive, sono state ritenute ineccepibili dal punto di vista giuridico. Il Consiglio di Stato, oltre ad ordinare all’autorità amministrativa di eseguire la sentenza, finalmente ha chiarito che non esiste nessuna previsione normativa che imponga al Comune di individuare siti alternativi ove i manufatti possano essere trasferiti”.

Si sono persi tempo…

La Cimino è un fiume in piena: “Le sentenze pubblicate in queste ore scolpiscono in modo definitivo, una volta per tutte, l’obbligo da parte dell’amministrazione comunale di trovare il coraggio di procedere nelle attività lasciate in sospeso da oltre un anno.

… e denaro pubblico

Dopo aver speso denaro pubblico e risorse umane per incarichi tecnici e per attività propedeutiche alle demolizioni, da novembre del 2022 non si è perso solo tempo, si sono generati mancati introiti per le casse del comune, oltre all’ingiustificata mancata attuazione delle ordinanze esecutive.

Ora passare ai fatti

E’ necessario ora passare dalle parole ai fatti e, nel rispetto della legge e dei regolamenti, presenteremo, con il collega Caracci, una nuova proposta in grado di mettere come priorità la salute delle persone e la salvaguardia dell’ambiente.

Priorità

Mettiamo quindi come giusto che sia, al primo posto il bene della collettività e diciamo basta agli interessi privati di pochi!”, conclude l‘ex sindaco.

Emittenti vittime dell’indifferenza della P.A. specifica

Quali le alternative per le cinque emittenti radiofoniche ancora presenti a Rocca di Papa, di fatto abbandonate dalla P.A. di riferimento che avrebbe dovuto individuare da decine di anni siti alternativi equivalenti dal punto di vista radioelettrico o comunque compatibili con le necessità di servizio?

Ipotesi

La situazione è complessa: sono state avanzate soluzioni per delocalizzare gli impianti sempre a Rocca di Papa, in località Cava.

Responsabilità politica

Ci sarebbero tutti i presupposti per farlo, ma nessuno vuole assumersi la responsabilità di prendere una decisione scomoda dal punto di vista politico“, dichiara a NL una fonte qualificata sotto garanzia dell’anonimato.

Problema diffuso

“D’altra parte a Monte Cavo (nello stesso Comune) non si potrebbero delocalizzare gli impianti oggi attivi da Prato Fabio, Madonna del Tufo, mentre le altre postazioni esistenti, congestione r.e. diffusa a parte, sono tutte riduttive come area di servizio. 

L’unica soluzione

L’unica soluzione sarebbe un provvedimento sovracomunale che fissasse nella Cava di Rocca di Papa l’allocazione definitiva. D’altra parte parliamo di 5 impianti, non di decine di stazioni come per altri siti“, conclude la nostra fonte.

Il punto di vista legale

L’avvocato Gianluca Barneschi, legale di tre delle società coinvolte, da noi interpellato, ha evidenziato come nelle varie sentenze siano state assimilate situazioni singole, in effetti molto diverse e, conseguentemente, le imprese continueranno la loro battaglia giudiziaria, sottolineando anche come “appaia francamente sconcertante che, ancora nel 2024, soggetti concessionari si trovino in questa situazione relativamente ad impianti al servizio di un’utenza di 4 milioni e proprio nella Capitale.

Perché qui si latita?

“In ogni luogo d’Italia, le istituzioni competenti e i soggetti interessati sono riusciti a definire percorsi condivisi e concludenti. Invece, per quanto riguarda gli impianti siti nel comune di Rocca di Papa, dopo quasi 50 anni, nella sostanziale latitanza delle istituzioni nazionali e regionali, non si è combinato nulla, nonostante l’esistenza di validi progetti, ma, soprattutto, di titoli di proprietà ed anche urbanistici a favore degli interessati. 

E gli utenti?

E così, da un giorno all’altro, milioni di utenti di Roma e dintorni rischiano di essere privati del servizio radiodiffusivo”, conclude Barneschi.

Il Piano annullato

Infine, a complicare la questione, una sentenza del TAR Lazio che a novembre, accogliendo un ricorso di Mediaset, aveva annullato il Piano territoriale di coordinamento per la localizzazione degli impianti approvato dal Consiglio Regionale del Lazio il 04/04/2021 che escludeva Monte Cavo dai siti atti ad ospitare gli impianti. Che quindi, teoricamente, torna papabile.

No all’atto dimostrativo

Quello che va evitato è certamente usare il sito di Costarelle come dimostrazione della volontà di fare, soprassedendo sull’analoga postazione di Monte Cavo, predatata quanto ad esecutorietà dei provvedimenti di demolizione, perché politicamente più scottante. (M.R. per NL)

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