Tv. Rapporto 2020 Osservatorio europeo audiovisivo: operatori UK dimezzati dopo Brexit. Spagna e Paesi Bassi accolgono canali TV riallocati

osservatorio europeo audiovisivi

Pubblicata la nuova edizione del rapporto annuale sui servizi di media audiovisivi in Europa curato dall’Osservatorio europeo dell’audiovisivo (European Audiovisual Observatory).
Il rapporto registra la presenza complessiva di 13.638 servizi di media audiovisivi in Europa, di cui 10.839 canali TV e 2.799 servizi on demand. Tra i canali TV, poi, 4.803 (44%) sono diffusi in ambito locale, mentre tra i sod 1.179 (42%) sono a pagamento.

1/3 dei canali su DTT

Più della metà di tutti i canali TV analizzati, compresi quelli locali, sono disponibili gratuitamente e uno su tre è fruibile in DTT. Due su tre accessibili tramite abbonamento. Un canale televisivo su dieci è di proprietà pubblica o mista (ma nell’on demand si scende al 3%).

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UK dominante

Il Regno Unito, con 586 canali TV, è il mercato televisivo più importante in Europa, anche se con un margine ridotto rispetto alla Federazione Russa (524 canali TV) ed ai Paesi Bassi (515 canali TV). Insieme, questi tre mercati audiovisivi rappresentano oltre un quarto (28%) della quota totale di canali televisivi (esclusi quelli locali) provenienti dall’Europa.

Irlanda al primo posto per pay tv

Il primo fornitore europeo di servizi a pagamento a richiesta è stata l’Irlanda, con 188 servizi, mentre al secondo e al terzo posto si sono collocate Francia (141 servizi) e Regno Unito (140 servizi). La concentrazione dei tre leader nel mercato del pay on demand (una quota del 41%) è stata superiore a quella della televisione (28% come sopra indicato).

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Mercati non domestici

Un quarto (25%) di tutti i servizi televisivi con sede in Europa è rivolto a mercati non domestici. Questi – secondo l’Osservatorio europeo dell’audiovisivo – sono principalmente basati nei Paesi Bassi, nel Regno Unito, in Spagna e in Lussemburgo, con oltre 100 servizi in ciascun territorio. Due su tre di tutti i servizi televisivi rivolti ad altri mercati provengono da uno di questi quattro paesi.

Fuga dalla Brexit

Tra i principali hub per i canali televisivi che servono altri mercati, il Regno Unito è stato il paese più colpito dalla migrazione dei canali televisivi post-Brexit. Mentre il numero complessivo di canali televisivi con sede nel Regno Unito si è più che dimezzato tra il 2018 e il 2020, il numero di canali rivolti ai mercati non domestici è diminuito di una quota simile (es -44%), suggerendo che la migrazione dei canali televisivi è in ​​gran parte focalizzata su questi servizi.

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Emigrati in Paesi Bassi e Spagna

Destinatari della migrazione di 173 dei canali TV dall’UK tra il 2018 ed il 2020 sono stati i Paesi Bassi (18%), il cui numero è più che raddoppiato e la Spagna (14%), con un aumento del +38%.

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Italia paese dei ricorsi

Infine, secondo l’Osservatorio europeo dell’audiovisivo, ricorsi giurisdizionali presentati (ai sensi dell’articolo 2, paragrafo 3, lett. a) dai paesi membri dell’UE sono stati 8.755. L’Italia, come illustra l’immagine sopra, è stata nel complesso il paese con il maggior numero di istanze (1.707) per servizi di media audiovisivi e piattaforme di condivisione video presentate sotto la giurisdizione di AVMSD. Insieme ai Paesi Bassi (882 reclami) e alla Spagna (816 reclami), i tre paesi hanno rappresentato il 38% di tutti i ricorsi. (E.G. per NL)

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