A.I. in Radio: ad un anno di distanza dall’avvento, sta andando tutto come previsto? La sintesi vocale sta sostituendo le voci umane?

sintesi vocale

Ad esattamente un anno di distanza dallo sbarco dell’Intelligenza Artificiale in radio per la sintesi vocale, quale è l’impatto concreto sul mercato?
Le cose sono andate come previsto?
In che misura le emittenti hanno iniziato a sostituire gli speaker umani con l’I.A.?
L’intelligenza artificiale è stata sfruttata essenzialmente per la capacità di sintetizzare le voci o è andata oltre?

All’indomani dell’introduzione di soluzioni tecnologiche di elevata fattura in grado di clonare voci umane e di dotarle di skill adatte alla conduzione live di trasmissioni radiofoniche, si era, prevedibilmente, sviluppato un acceso dibattito, che vedeva contrapposti conduttori, doppiatori, giornalisti – preoccupati di perdere il lavoro – agli editori che, viceversa, in alcuni casi, intuivano la presenza di grandi opportunità dallo sfruttamento della I.A. generativa per ruoli scomodi, complessi o costosi (come la conduzione notturna, i week-end, la copertura di eventi straordinari, ecc.).

Un anno dopo

A distanza di oltre un anno da tali fatti, quale è la situazione?

Umani al loro posto

“Se la I.A. si è rapidamente consolidata come sostituito delle ricerche con Google, per effettuare elaborazioni testuali (riassunti, revisioni, estensioni, approfondimenti, ecc.) o per la creazione di immagini inedite a corredo di articoli e post sui social, l’idea di sostituire i conduttori umani con prodotti di sintesi vocale, al momento, non pare essersi particolarmente radicata in Europa”, commenta Massimo Rinaldi, ingegnere di Consultmedia, player particolarmente impegnato nello studio di applicazione I.A. applicate al mondo mediatico.

Specchietto

“Ad essere sinceri, anche negli USA, dove l’idea di clonare le voci umane per la conduzione sintetica aveva ricevuto maggior enfasi, le iniziative non sono concretamente andate oltre lo sfruttamento a fini comunicativi; in pratica, per creare attenzione e quindi pubblicità gratuita”, puntualizza Rinaldi.

Futuri Media corregge il tiro

Tanto è vero che Futuri Media, la società americana più impegnata nel processo di creazione di voci sintetiche ad uso radiofonico, ha corretto il tiro.

Dalla clonazione alla co-conduzione

E lo ha fatto passando dall’offerta di clonazione delle personalità radiofoniche (col progetto RadioGPT, rinominato recentemente AudioAI per aprire ad un mondo sonoro più vasto), a quella della co-conduzione artificiale.

Interazione umana-artificiale in real time

La nuova offerta di Futuri Media, denominata CoHostAI, si basa sull’interazione in real-time tra ospiti umani e personalità artificiali durante le trasmissioni.

User experience I.A.

Un utilizzo che consente agli umani di “impegnarsi in conversazioni naturali e dinamiche con controparti AI, offrendo un’user experience accattivante e coinvolgente per gli ascoltatori”.

CallerAI

Un altro prodotto, appellato CallerIA, permette invece “agli ascoltatori di chiamare e parlare direttamente con l’intelligenza artificiale radiofonica. Le stazioni in questo caso possono registrare le conversazioni con il permesso degli ascoltatori ed usarle in onda”, spiegano da Futuri Media.

Nuove forme di engagement

Il prodotto aprirebbe, secondo gli editori, a “nuove possibilità di coinvolgimento del pubblico, creando contenuti in onda ed user experience uniche“.

Nuove opportunità

Questa tecnologia, sempre secondo Futuri Media, faciliterebbe “l’interazione diretta tra intelligenza artificiale e ascoltatori, favorendo conversazioni significative con personalità I.A., allargando l’attività editoriale a nuove opportunità per live show ma anche per podcast, promuovendo connessioni più profonde tra le stazioni e il loro pubblico.

Campo largo

E così arricchendo l’offerta ampliando le strade della partecipazione del pubblico”.

Domani, ma oggi?

Si tratta, tuttavia, di visioni prospettiche mentre il nostro interesse è l’attualità, come detto in apertura.

Sintesi della sintesi vocale

“Dal punto di vista contenutistico ci pare che il maggior sfruttamento delle voci sintetiche, allo stato, sia quello per jingles, stations ID e breaks. E ciò tanto più che gli attuali cataloghi di sintesi vocale professionali sono in lingua inglese, mentre l’offerta di quelle in italiano è molto limitata“, interviene Patrizia Cavallin, consulente editoriale di Consultmedia.

L’umano costa meno

“Del resto, almeno per ora ed al di là di ogni considerazione di stampo etico, addestrare una I.A. alla conduzione comporta tempo ed investimenti che non la rendono competitiva con il lavoro umano. Anche se risulta comunque che diverse emittenti nazionali italiane stiano conducendo dei test a riguardo“, continua Patrizia Cavallin.

L’imprevedibilità umana è garanzia di superiorità sulle voci sintetiche

“E’ evidente che all’onniscienza della I.A. fanno da contraltare (per ora e probabilmente ancora per lungo tempo) la sua prevedibilità e la sua incapacità di uscire dagli schemi che, alla lunga, la possono rendere noiosa.

Quel che può fare l’I.A. generativa…

Finché si tratta di annunciare brani, leggere notizie e curiosità, l’I.A. può essere un surrogato in prospettiva vantaggioso per un’azienda radiofonica; ma se l’obiettivo è l’engagement, la creatività e l’imprevedibilità, l’estro umano rimane irraggiungibile.

 … e quelli che sono i suoi limiti

In un interessante seminario di Andrew Finlayson, EVP Digital Strategies AI di Smith Geiger Group,(collaborative community of inquisitive thinkers), sono stati evidenziati quelli che, al momento, rappresentano gli importanti limiti della I.A. generativa.

Autenticità, engagement, approccio, astrazione

Limiti che si concretano essenzialmente nell’incapacità di garantire alcuni plus-valori della conduzione umana: l’autenticità (anche senza raffinatezza); l’engagement con stile personale; l’approccio “everyman”; la capacità di astrazione.

Il paradosso

Ed è qui che i conduttori umani possono trarre, paradossalmente, spunti evolutivi per mantenere la supremazia sulla I.A.”, conclude la content consultant.

Humus per l‘I.A. in radio

Tuttavia esiste un ambiente radiofonico dove, in maniera meno evidente, ma più efficace, l’intelligenza artificiale sta facendo il suo ingresso: quello dell’analisi dell’ascolto e delle scelte di programmazione.

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Team BVMedia

Workflow operativo

Gli editori più lungimiranti si stanno determinando a “dotarsi di piattaforma di gestione del workflow operativo di tutta la filiera di creazione e della giornata lavorativa di una radio”, interviene Roberto Bellotti, di BVMedia, tra i principali distributori italiani di prodotti e servizi per la produzione di contenuti radiofonici (hardware e software).

Filiera coinvolta

“Esistono piattaforme molto interessanti che, attraverso il coinvolgimento di tutte le risorse umane, anche esterne, permettono di concorrere al prodotto finale.

A.I. integration

E possono farlo tenendo conto di tutti gli eventi coinvolti, programmandoli anche in anticipo, controllandoli e rendendoli disponibili ai propri collaboratori.

Confacente

In quest’ottica, l’integrazione della I.A. appare confacente”, continua Bellotti.

Aircheck

“La I.A. appare utile anche per ripristinare la cultura dell’aircheck analizzando cosa si è mandato in onda (musica e contenuti). E non solo per verificare come lo abbiamo fatto noi, ma come lo hanno fatto le altre emittenti.

Conoscere la concorrenza…

Bisogna conoscere e comparare i competitor.

… e i suoi clienti

Anche sotto il profilo degli investitori pubblicitari altrui, che possono diventare nostri.

Workflow ed analisi della concorrenza

Direi che gestione del workflow e l’analisi della concorrenza sono certamente due elementi fondamentali sui quali investire attraverso la I.A.”, conclude Bellotti.

L’I.A. c’è

In conclusione, per rispondere alla domanda iniziale, possiamo dire che l‘I.A. ha fatto sì ingresso nel mondo radiofonico, ma dalla porta sul retro, in maniera meno evidente. Ma, comunque, nella casa c’è. E dobbiamo imparare a conoscerla e a conviverci.

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