IA. Scioperi e proteste dei doppiatori preoccupati per il loro ruolo fanno passare in secondo piano problemi enormi dei Large Language Model

doppiatori

Se spendiamo 15 euro per vedere in una sala Dolby Cinema Top Gun: Maverick davvero desideriamo che Cruise abbia la voce del suo doppiatore?
Oggettivamente, non sarebbe preferibile quella (molto personale e affascinante) di Cruise doppiato da sé stesso in italiano?
Newslinet ha recentemente parlato dello sciopero dei doppiatori, obbligati – pare – a firmare contratti in cui cedono “Diritti all’uso della voce ad aziende che lavorano con l’intelligenza artificiale”.
Purtroppo potrebbe trattarsi di una battaglia inutile in quanto, a parere di chi scrive, questa professione è probabilmente già  condannata (vedremo tra poco il motivo di questa convinzione).
Meglio sarebbe invece iniziare a studiare come funzionano i “Large Language Model”, quali ChatGPT e FLAN per cercare di capire quali sono i potenziali veri problemi per tutti noi. Gli stessi che avevano spinto, nel decennio passato, Elon Musk e Bill Gates a parlare di un pericolo esistenziale per l’umanità.
Ma andiamo per gradi.

Originalità

Partiamo dai doppiatori.
Abbiamo scritto più volte che la IA, quando riuscirà a riprodurre anche le voci italiane con la stessa efficacia con cui già oggi ricrea quelle in inglese, obbligherà conduttori e speaker ad essere originali e imprevedibili.

Creatori di contenuti. Veri

In altre parole a “creare contenuti”  non scontati, non ripetitivi, non banali. In quanto questi sono già oggi facilmente generati da GPT-3.5 e confratelli.

L’arte dei doppiatori

E l’arte del doppiaggio – in re ipsa – non ci pare esattamente tra quelle in cui sia necessario creare contenuti originali.
Vero, esistono numerosi casi in Italia – terra dove è stata consacrata l’arte del doppiaggio – dove questi hanno aggiunto, con la propria interpretazione, prestigio e valore all’opera originale. Il che, appunto, configura un’arte, anche senza necessità di un contenuto ex novo.
Ma è opinione dello scrivente che in questo modo si possa tradire il prodotto originale, che magari il regista avrebbe voluto in modo differente dall’interpretazione offerta dai vari doppiatori che intervengono ex post (e verso i quali non ha quasi mai margine o possibilità oggettiva di coordinamento).

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Domanda provocatoria

La domanda che ci poniamo è semplice ed è quella con cui abbiamo aperto l’articolo: se spendiamo 15 euro per vedere in una sala Dolby Cinema Top Gun: Maverick davvero desideriamo che Cruise abbia la voce del suo doppiatore italiano?

Doppiare sé stessi

Non sarebbe preferibile quella di Cruise doppiato da sé stesso, ma in italiano?

La fine dei doppiatori?

Chiaro dove si vuole arrivare? Nel momento in cui l’IA riuscirà a parlare fluidamente in italiano, avendo appreso tonalità e inflessioni dalla voce dell’attore originale, non vediamo alcun motivo per cui si possa condividere la mediazione di un doppiatore. Parliamo in prospettiva: probabilmente un cambio repentino della voce di Cruise lascerebbe tutti interdetti. Ma per attori esordienti o meno conosciuti questo discorso non vale.

Processo inarrestabile

Quanto tempo ci vorrà non lo sappiamo, ma non possiamo arrestare questo processo. E peraltro immaginiamo che chi produce il contenuto originale decederà in prima persona di disintermediare la “categoria”.

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Posti di lavoro

Grande pericolo dunque per i posti di lavoro, in questo come in altri settori?
Non la pensa cosi’ Marc Andreessen,  colui che con l’invenzione del browser ha contribuito in modo determinante a cambiare la nostra società e il cui pensiero val sempre la pena di ascoltare. Il lavoro deve evolvere, questa la chiave.

La IA non causerà disoccupazione

In un “long form tweet” di inizio marzo intitolato “Perché’ la IA non causerà disoccupazione” Marc scrive alcune cose che riteniamo utile riportare direttamente, nella traduzione curata per noi da GPT-3.5-turbo

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Andreessen dixit

La discussione sull’impiego di nuove tecnologie al posto della forza lavoro umana e sulla conseguente disoccupazione generale infuria nelle società industrializzate da centinaia di anni, nonostante nelle economie capitaliste l’occupazione e i salari siano costantemente in aumento. 

Panico ricorrente

Negli ultimi vent’anni abbiamo assistito a due successive ondate di panico contro la tecnologia: l'”outsourcing” reso possibile da internet negli anni 2000, e i “robot” negli anni 2010.

Migliore crescita della storia umana

Il risultato è stata la migliore crescita dell’economia USA della storia umana, con il maggior numero di posti di lavoro creati ai salari più alti mai registrati.

Terza onda di panico

Ora ci dirigiamo verso la terza onda di panico, la prima del nuovo secolo: quella per l’arrivo dell’IA. Emergono richieste di rallentare l’IA, unite all’evocazione ricorrente di un reddito di base  universale ispirato dal comunismo.  

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Settori regolamentati vs libera concorrenza

Ma osserviamo il grafico. Le linee in blu sono i settori in cui l’innovazione tecnologica è permessa, con conseguente riduzione di prezzi e aumento di qualità. Le linee in rosso sono i settori in cui l’innovazione tecnologica non è permessa: sono i settori regolamentati, come l’istruzione, le cure sanitarie e l’alloggio, così come tutto ciò che viene fornito o controllato dai governi.

Prezzi alle stelle

Qui i prezzi stanno andando alle stelle, anche se questi settori sono stagnanti dal punto di vista tecnologico.

Dove si creano i posti di lavoro

Settori con estese regolamentazioni governative formali, dove i prezzi sono regolamentati, dove esistono autorizzazioni professionali e infinite altre barriere al miglioramento e al cambiamento. A differenza dei settori in blu, meno regolamentati, dove la tecnologia si diffonde facilmente, riducendo i prezzi e migliorando la qualità ogni anno. E dove vengono creati gran parte dei nuovi posti di lavoro”.

Un’opinione dall’Italia

Andreessen ricalca in parte quanto aveva già affermato il direttore di questa testata su Facebook, rispondendo alla domanda puntuale di un lettore, che riportiamo qui per coloro che non avessero avuto l’occasione di leggerla: “Secondo me (con l’IA) emergeranno nuove (e diverse) opportunità. Si disse che i pc avrebbero creato schiere di disoccupati. Come si è visto, al contrario, hanno generato tantissime nuove figure professionali. Dipenderà da chi e come vorrà mettersi in gioco. L’Intelligenza Artificiale necessita di addestramento continuo e modelli di ispirazione”.

Il posto di lavoro non si tocca

Qualcuno potrebbe ravvisare una contraddizione in quanto sopra riportato: partiamo dicendo che il lavoro dei doppiatori è a rischio e continuiamo affermando che la IA non farà perdere posti di lavoro. Ma così non è, se si parte dal presupposto che nella vita non esiste ormai più il posto fisso, ma una necessita’ di evolvere e, se necessario, cambiare professione. Chi è capace di farlo può facilmente trovare interessanti opportunità, magari proprio grazie alle numerose nuove professioni che si stanno iniziando a creare attorno ai Large Language Model.

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I veri pericoli

Ma veniamo a quanto affermato molti anni  fa da Bill Gates ed Elon Musk.

Bill Gates: IA, quasi una minaccia nucleare

Era il 2015 quando Bill Gates definiva l’IA una minaccia paragonabile a quella nucleare. O meglio, una “tecnologia contemporaneamente molto interessante e potenzialmente pericolosa”. In  un’intervista ebbe a dichiarare: “Sono preoccupato dalla super intelligenza (oggi detta AGI, Artificial General Intelligence N.d.R). All’inizio le macchine prenderanno in carico molte nostre attività senza essere super-intelligenti”.

AGI

Ma pochi decenni dopo  le capacita’ superiori delle macchine diventeranno tali da dover fare preoccupare tutti.”

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Musk

Fa eco (preventivo) Elon Musk, uno che è addirittura all’origine di quanto stiamo tutti vivendo con ChatGPT, visto che OpenAI e’ stata di fatto fondata anche con i fondi di Musk stesso. Anche nel suo caso la stessa affermazione, “l’IA è potenzialmente più’ pericolosa dell’uso del nucleare“.

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Dove sta il problema?

Ma dove sta il problema? Certo, potremmo prendere l’affermazione di Gates come assioma, non foss’altro perché il cofondatore di Microsoft ha dimostrato nei fatti di vedere il futuro, quando è stato l’unico ad aver previsto in grande dettaglio il Covid-19 nel famoso “TED Talk” del 2015.

Qui non ci sta

Ma noi preferiamo analizzare i fatti e dopo aver ascoltato ore di podcast e letto numerosi paper riteniamo di aver capito dove stia il punto, peraltro mai ben spiegato chiaramente dai  due imprenditori visionari. Ma la cosa è piuttosto lunga, richiedendo un articolo dedicato al reinforcement learning: diamo dunque appuntamento al prossimo articolo per cercare di capire insieme questa questione essenziale. (M.H.B. per NL)

 

 

 

 

 

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