L’associazione di categoria radiotelevisiva MAVE (Media AudioVisivi Europei) è intervenuta sull’iniziativa di Agcom (anticipata ai primi di maggio da Newslinet) di sollecitare il Governo per una estensione, per via normativa, dell’obbligo del ricevitore DAB+ anche ai sistemi infotainment privi di autoradio tradizionale per frenare il palese tentativo di aggiramento dell’obbligo da parte di una sezione dell’automotive, evidenziando ulteriori criticità che rischiano di emarginare la radio dal cruscotto.
Sintesi
Il sindacato MAVE (Media AudioVisivi Europei) è intervenuto sull’iniziativa dell’Agcom volta a rafforzare l’obbligo normativo di un ricevitore DAB+ anche nei sistemi di infotainment privi di autoradio tradizionale, segnalando che il provvedimento, pur lodevole, affronta solo un aspetto del problema.
Secondo MAVE, infatti, un ulteriore elemento che mina la presenza della radio nel cruscotto deriva dal crescente controllo esercitato dai sistemi Android Auto ed Apple CarPlay che tendono a monopolizzare la gestione delle fonti audio nei veicoli.
Una volta attivati, tali standard avviano, infatti, automaticamente l’ultimo contenuto ascoltato in streaming, replicando la funzionalità storica dell’autoradio, ma escludendo di fatto le emittenti tradizionali.
Per contrastare questa tendenza verso l’emarginazione della radio, Media AudioVisivi Europei propone l’adozione di misure che vadano oltre l’obbligo del ricevitore DAB+, come l’introduzione di un unico punto di accesso per la radio nei cruscotti, l’estensione delle norme sulla prominence (come previsto dalla Delibera Agcom 390/24/CONS) agli aggregatori di flussi radiofonici online disponibili in Italia e l’obbligo di preinstallazione di almeno un collettore gratuito sui sistemi infotainment.
D’altra parte, è la stessa Agcom ad aver riconosciuto l’esistenza del problema (da anni evenziato da NL), evidenziando che l’automobile rappresenta un contesto altamente competitivo, dove contenuti, tecnologie e piattaforme si contendono la centralità mediale dell’esperienza utente.
MAVE mette inoltre in guardia sul fatto che, in assenza di regole chiare, saranno le stesse big tech – in primis Google ed Apple – a decidere quali fonti audio rendere disponibili, spingendo inevitabilmente gli utenti verso le proprie soluzioni, a discapito della radio.
L’associazione segnala anche il recente annuncio di Samsung Auto, una piattaforma destinata a competere con Android Auto ed CarPlay, che integra già funzioni avanzate come la “navigazione intelligente contestuale”. Considerando l’esperienza di Samsung nel settore FAST con la TV (Samsung TV Plus), Media AudioVisivi Europei ritiene probabile che anche in ambito automobilistico l’azienda sudcoreana possa evolvere verso un’offerta audio/video captive, contribuendo alla disintermediazione dei broadcaster.
Media AudioVisivi Europei: volontà di estromettere l’autoradio è solo una parte del problema
Con una nota di osservazione inviata ad Agcom in data 06/06/2025 (e redatta in collaborazione con Consultmedia), l’associazione sindacale Media AudioVisivi Europei ha sottolineato come, in realtà, il lodevole intervento dell’Autorità di sollecitare il Governo a rafforzare l’obbligo di dotazione di un’autoradio DAB+ sulle auto di nuova commercializzazione (considerata la sempre più evidente volontà dell’industria automotive di sostituirla con un mero collegamento bluetooh) “affronti solo uno degli aspetti del problema e nemmeno il più rilevante, considerata la vastità della questione”.
Google ed Apple proiettati al controllo del cruscotto
“Chiunque abbia acquistato un’auto dotata di sistemi multimediali Android Auto ed Apple CarPlay si è, infatti, certamente reso conto che una volta utilizzati, i due standard tendono a prendere il controllo della somministrazione delle fonti di intrattenimento audio, emarginando il ricevitore radio quand’anche presente”, evidenzia Media AudioVisivi Europei nella sua nota.
La riproposizione dell’ultima scelta
“La conferma deriva dal fatto che, alla riaccensione dell’auto, di norma, i due sistemi Android Auto ed Apple CarPlay partono, in automatico, con l’erogazione dell’ultimo flusso streaming ascoltato in precedenza prima dello spegnimento dell’auto”. In sostanza, replicando la feature storica della autoradio di riprodurre, all’avvio della vettura, l’ultima stazione ascoltata allo spegnimento.
Access point
Di qui, secondo Media AudioVisivi Europei, l’esigenza non solo di un unico access point per la radio sul dashboard dell’auto, ma anche di un’estensione delle misure di prominence ex Del. 390/24/CONS a tutti gli aggregatori di flussi streaming radiofonici scaricabili in Italia, con contestuale vincolo alla preinstallazione di almeno uno di essi sul sistema di infotainment dell’auto.
Anche Agcom riconosce l’esistenza del problema
Una circostanza peraltro evidenziata dalla stessa Agcom nella propria segnalazione al Governo quando essa rileva come l’automobile rappresenti “un contesto altamente competitivo per l’infotainment, dove si confrontano non solo titolari di contenuti, editori radiofonici, aggregatori e piattaforme streaming, ma anche le diverse tecnologie di trasmissione, come FM, DAB+ e IP”.
Campo libero per Google ed Apple
Secondo Media AudioVisivi Europei, “è infatti di intuitiva evidenza che ove non si operasse in tal senso verrebbe lasciato a Google (Android Auto) ed Apple (CarPlay) la possibilità di decidere quali fonti audio precaricare sui propri sistemi, spingendo gli utenti ad impiegarle in luogo della radio.
Aggregatore preinstallato come presidio della radio
Viceversa, mediante preinstallazione, di almeno un aggregatore di flussi streaming radiofonici ad accesso libero, sarebbe garantita all’utente la fruizione dei contenuti radiofonici senza procedere a non sempre agevoli download ex post”.
L’affermazione dei comandi vocali
L’urgenza della questione discende anche dalla progressiva affermazione dell’impiego dei comandi vocali sui veicoli, per i quali Google ed Apple stanno integrando funzionalità ulteriori per l’accesso a contenuti audio/video.
Arriva Samsung Auto
Media AudioVisivi Europei, nella sua segnalazione, annota anche l’annuncio di Samsung sul lancio della piattaforma automotive Samsung Auto, che entrerà in competizione con Android Auto ed Apple CarPlay.
Il valore aggiunto sulla messaggistica
“Sebbene il sistema di Samsung nasca in un contesto dove Android Auto non è ufficialmente disponibile (il mercato cinese), esso rappresenta, di fatto, una soluzione alternativa che replica molte delle funzioni note agli utenti occidentali, ma integrando una caratteristica che potrebbe mettere in ombra gli standard citati (la navigazione intelligente contestuale)”, spiega l’associazione di categoria.
La (probabile) strategia FAST sull’auto
“Nonostante, prima facie, la soluzione Samsung Auto apra soprattutto alla navigazione ed alla gestione della messaggistica senza apparenti conseguenze per il broadcasting, considerate le strategie di Samsung in tv (il riferimento è alla piattaforma free ad-supported streaming television, Samsung Tv Plus), è altamente probabile che lo standard coreano evolva nella stessa direzione, aggiungendo un’offerta audio/video captive sul modello di quella televisiva, concorrendo così alla disintermediazione dei broadcaster”, conclude Media AudioVisivi Europei.
La guerra per il controllo dei contenuti in auto
Le osservazioni di MAVE ad Agcom mettono in luce un profondo cambiamento – e non certo inedito per i lettori di Newslinet – nel controllo dell’accesso ai contenuti audio in auto: non si tratta più solo di tutelare la presenza fisica di un ricevitore, ma di salvaguardare la visibilità e l’accessibilità del mezzo radiofonico in un ambiente dominato da interfacce software proprietarie.
Guardare alla tv per capire cosa può succedere alla radio
Occorre tenere conto di quanto è accaduto in tv, quando, nell’indifferenza di regolatore, legislatore, broadcaster ed editori, Netflix & C. hanno sottratto il dominio dell’ascolto tv alle emittenti lineari tradizionali.
Tendenza alla progressiva estromissione della radio
Come più volte sottolineato dagli esperti intervistati da NL negli ultimi anni, è evidente che, senza un intervento normativo, l’evoluzione tecnologica favorirà dinamiche di mercato che escludono progressivamente la radio tradizionale dalle abitudini di ascolto quotidiane, specialmente tra i più giovani.
Sfida non solo tecnica, ma anche politica, sociale e culturale
La vera sfida non è solo tecnica, ma riguarda il pluralismo informativo e culturale. Se il cruscotto diventa una vetrina controllata da pochi operatori globali, la libertà di accesso a contenuti editoriali indipendenti si limita fortemente.
Le logiche commerciali dominanti
La radio, in quanto mezzo democratico e capillare, rischia di venire schiacciata da logiche commerciali che privilegiano piattaforme a pagamento, contenuti algoritmici ed un’offerta audio orientata più all’engagement che al servizio pubblico o alla varietà editoriale.
Tutela della diversità mediatica
In questo scenario, in effetti, la proposta di MAVE di preinstallare almeno un aggregatore radiofonico indipendente e regolamentarne la prominence diventa non solo una misura tecnica, ma una scelta logica a tutela della diversità mediatica.
No alla concentrazione dell’accesso all’informazione in auto
Come sollecitato da Agcom, è il momento per il legislatore di intervenire con visione sistemica, evitando che l’evoluzione dell’infotainment si traduca in un’ulteriore forma di concentrazione dell’accesso all’informazione, a scapito dell’interesse collettivo.
Occhio a non scambiare il dito con la Luna
Ma bisogna guardare alla Luna, non al dito: non è solo la ricezione broadcast da tutelare, ma la fruizione della radio in generale. (G.M. per NL)