Web. Revenge porn: primi interventi del Garante privacy a tutela di potenziali vittime

Revenge porn

Sono partiti i primi cinque provvedimenti adottati dal Garante privacy a tutela di potenziali vittime di revenge porn [vedi doc. web n. 97754149775327977540197759489775932].
L’Autorità ha ingiunto in via d’urgenza a Facebook, Instagram e Google di adottare immediatamente tutte le misure necessarie ad impedire la diffusione sulle relative piattaforme del materiale (video, foto) segnalato all’Ufficio del Garante da alcune persone che ne temevano la messa on line.

Revenge porn

Il revenge porn e, più in generale, il fenomeno della pornografia non consensuale, consiste nella diffusione di immagini pornografiche o sessualmente esplicite a scopo vendicativo (ad esempio per “punire” l’ex partner che ha deciso di porre fine ad una relazione) o per denigrare pubblicamente, bullizzare e molestare la persona cui si riferiscono.

Il quadro regolamentare

L’attuale intervento rientra tra i compiti attribuiti all’Autorità dalle modifiche normative introdotte al Codice privacy a dicembre 2021.

La procedura

Ora spetta infatti al Garante ricevere segnalazioni da parte di chiunque, compresi i minori con più di quattordici anni, abbia un fondato motivo di ritenere che registrazioni audio, video, foto a contenuto sessualmente esplicito che lo riguardano possano essere pubblicati sulle piattaforme digitali, senza il suo consenso.

Le iniziative

Ricevuta la segnalazione il Garante si attiva tempestivamente per disporre il blocco preventivo nei confronti delle piattaforme indicate dal segnalante (di regola, attraverso l’implementazione di specifiche tecnologie, quali ad es. codici hash). (E.L. per NL)

 

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