Radio digitale. Radioplayer parte in Danimarca con mereRadio. Ma in Italia, nonostante, gli annunci che lo volevano attivo da marzo, ancora nulla

mereRadio

Con mereRadio, la Danimarca diventa il 10° paese ad aderire a Radioplayer, l’aggregatore consortile ibrido per la fruizione di contenuti radiofonici in auto.
Ricordiamo che Radioplayer è una tecnologia licenziata da UK Radioplayer Ltd, un’organizzazione non a scopo di lucro di proprietà delle emittenti radiofoniche del Regno Unito. Lanciata nel 2011, Radioplayer vedeva tra i primi soci BBC, Global Radio, GMG Radio, Absolute Radio e RadioCentre.
A differenza di aggregatori come l’americano TuneIn, l’italico Fm World, il polacco Replaio (che, grazie alle sue caratteristiche innovative ha registrato oltre un milione di download in pochi mesi), ecc., Radioplayer (nella sua versione Radioplayer Car, promossa nel 2014) funge da ricevitore radio ibrido (con comando vocale). In altri termini, consente di passare tra FM, DAB+ e streaming scegliendo il miglior segnale in mobilità disponibile in un dato istante (sincronizzando le onde sonore per evitare fastidiosi ritardi nella fruizione).

Dal punto di vista operativo è necessaria l’installazione di un kit dietro il cruscotto dell’automobile, collegato all’ingresso ausiliario su un’autoradio esistente e via wireless tramite Bluetooth allo smartphone del conducente, secondo il modello del mirrorlink tipico di Apple CarPlay e Android Auto. Non a caso, l’hardware è stato prodotto su licenza da Connects2, fornitore di interfacce audio per auto.

Una procedura che secondo diversi osservatori, in assenza di una preinstallazione da parte delle case automobilistiche (che fino ad ora si sono mostrate piuttosto fredde sul tema, preferendo mantenere distinte le fruizioni DAB+ e streaming), costituisce un deterrente. Nella maggior parte dei casi, gli utenti infatti vanno difficilmente vanno oltre la dotazione di serie dell’auto. Con la conseguente che Radioplayer diventa l’ennesimo aggregatore di flussi streaming, la cui unica differenza – anche se non di poco conto – è che è di proprietà delle stazioni stesse, che quindi ne hanno il controllo diretto, a differenza dei collettori indipendenti. Sull’argomento della gestione diretta o meno delle piattaforme distributive in streaming, questo periodico ha dedicato un ampio approfondimento.

Sarà ora interessante verificare l’impatto di Radioplayer in Danimarca attraverso la costituzione dell’ente consortile mereRadio, promosso da circa 60 stazioni tra pubbliche, private, commerciali e comunitarie.
L’esperienza di mereRadio (disponibile attraverso integrazioni con Apple CarPlay, Android Auto, Smart Device Link, Chromecast, smartwatches e Sonos, tutti basati sulla piattaforma di metadati Radioplayer), potrà infatti essere utile per stimare la reazione del pubblico verso l’analoga iniziativa italiana.
Ricordiamo che nel nostro paese la realizzazione di una società licenziataria della tecnologia Radioplayer partecipata da emittenti nazionali e locali (che si faranno carico dei costi dell’infrastruttura pare con una quota annuale di 2000/2500 euro per stazione) in ambiente prossimo a quello del Tavolo Editori Radio srl (TER) era stata annunciata a più riprese per marzo, poi aprile e infine maggio.
Intanto, però, tutte le nuove automobili sono vendute con dotazioni di serie basate su piattaforme indipendenti (cioè senza interscambio), che vanno dalla classica autoradio FM, in diversi casi integrata dal DAB+, a soluzioni connected, in gran parte fondate sul solito mirrorlink con gli smartphone attraverso sistemi Android Auto ed Apple Car Play. (E.G. per NL)

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