OTT. Italia prima in Europa per spesa nei diritti sportivi svod. Ma i broadcaster restano in panchina

Italia

Grazie alla particolare situazione dei diritti tv sullo sport, l’Italia si posiziona in cima alla classifica europea dei paesi con maggior peso sugli investimenti dei player solo OTT. Primo posto anche per quanto riguarda le percentuali di accesso dei singoli tifosi. Ma per qualcuno questo primo posto non è da festeggiare. Per i broadcaster nazionali, infatti, il primato italiano è una sconfitta pesante.

L’analisi di Ampere

Da una recente analisi condotta da Ampere, è emerso che l’Italia è il primo paese in Europa per spesa in diritti sportivi riguardanti lo streaming. La top 5 dei principali mercati (e campionati calcistici) del continente si completa, nell’ordine, con Regno Unito, Germania, Francia e Spagna.

Italia aprifila

Come scrive la società esperta in ricerche di mercato: “L’Italia apre la strada in Europa”. Infatti, con oltre la metà del totale degli investimenti, pari al 53%, il Bel Paese si colloca al primo posto per quanto riguarda la spesa nei diritti sportivi europei. Al secondo posto in classifica si trova poi la Germania, con un distacco di oltre 20 punti percentuali. Un ulteriore dato interessante è l’ultima posizione del Regno Unito, con appena il 2%.

Rapida crescita

Guardando al dato totale, invece, sempre secondo le analisi Ampere, le percentuali dei 5 paesi sono destinate a salire, fino a toccare (nel 2022) il 20% della spesa complessiva in diritti tv sportivi. Una crescita decisa rispetto al precedente anno, in cui il peso dei servizi di streaming era del 12%. Ancora più impressionante se confrontata con il 2017, in cui il valore percentuale era di appena due punti.

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Un primato preoccupante

Il primato italiano in questa classifica è, in realtà, un dato di allarme per tutti i player non interamente OTT. Per tutti quei soggetti, cioè, che dispongono di servizi streaming, ma che sono principalmente broadcaster tradizionali, pay o free che siano.

Italia, Serie A e Dazn

Infatti, la corsa dell’Italia verso il podio dello streaming sportivo è nata proprio quando Dazn si è portata a casa i diritti di tutta la Serie A – in esclusiva – storicamente detenuti da Sky. Oltre al campionato nazionale, nel nostro paese altri noti player sono riusciti a mettere mano su importanti competizioni calcistiche: è il caso di Prime Video che si è aggiudicata i diritti sulla Champions League.

66,6%

Vista la situazione sui diritti in Italia, non stupisce il dato sulla percentuale di tifosi tra i 18 e i 64 anni con accesso a internet che accede a un servizio OTT. Più del 66% del totale, infatti, ha sottoscritto almeno un abbonamento ai servizi di streaming per lo sport.

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Il tifo non c’entra

Per fare un esempio, nel Regno Unito, dove il fervore calcistico è forse anche più intenso che in Italia, il dato non raggiunge il 60%. Ma la questione non riguarda né la passione, né la cultura, né il tifo.

Il caso UK…

Tenendo presente il 2% del totale sui diritti tv, si capisce meglio la situazione. Infatti, Ampere spiega che questi dati sono dovuti: “In parte a causa della natura competitiva del mercato dei diritti sportivi e delle dimensioni del business di Sky”. Ma non solo: ”Tutti i principali servizi sportivi in abbonamento nel Regno Unito offrono anche servizi OTT”. Un controbilanciamento, dunque, che spiega come mai, a fronte del 2% di spesa, gli accessi arrivino al 58% dei tifosi.

…e quello Italia

In Italia, invece, vista la situazione sui diritti, sia gli accessi che la spesa registrano percentuali alte, poiché, in sostanza, per seguire qualsiasi competizione calcistica e sportiva in generale si è costretti a sottoscrivere un abbonamento, ma non uno qualsiasi. Infatti, come visto, i player attivi nello sport sono praticamente tutti OTT, condizione che spiega il primato tricolore nella classifica.

Classifica OTT

A proposito di player e classifiche, nello scorso anno, Dazn è salita al terzo posto nella graduatoria degli investitori in diritti sportivi nei 5 paesi sopracitati, superando il colosso BT. Ma, nonostante la situazione inversa nel nostro paese, rimane dietro a Sky, che tiene il passo con una spesa di 4 miliardi nel bacino preso in esame (Dazn arriverà quest’anno a 2)

Un accenno all’entertainment in Italia

Recentemente si è parlato di web entertainment in Italia, con riferimento in particolare a tipi di contenuto e fasce d’età. Si è visto come il pubblico più numeroso di servizi come Dazn e Prime Video sia quello più adulto. Mettendo insieme i tasselli si nota, dunque, come effettivamente l’Italia non sia (e non sempre per colpa dei player nazionali) un paese particolarmente attento all’offerta di intrattenimento per i giovani, soprattutto se i maggiori investimenti vengono messi in campo proprio nei settori che meno interessano le fasce d’età più basse. (A.M. per NL)

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