Radio. Apple e Google proiettati a gestire totalmente infotainment su 4 ruote. CarPlay Ultra e Car Radio puntano soprattutto a comandi vocali

Apple e Google

Con CarPlay Ultra e Android Auto CarRadio (insieme ad Android Automotive), Apple e Google puntano al dominio del cruscotto: tra mirroring, connettività standalone, streaming video e controllo interno al sistema dell’autoradio, la vettura diventa una piattaforma digitale mediata dall’automotive o dalle big tech.
E l’affollamento da icone del dashboard spinge sui comandi vocali per esigenze di sicurezza nella guida. Uno scenario di cui gli editori radiofonici devono necessariamente tenere conto.

Sintesi

Apple e Google stanno ridefinendo la user experience in auto, trasformando il cruscotto in una piattaforma digitale connessa, sempre più simile a un’estensione dello smartphone.
L’integrazione dei sistemi CarPlay e Android Auto è oggi un fattore determinante nelle scelte di acquisto degli automobilisti: oltre l’80% dei consumatori rifiuta, infatti, auto che ne siano sprovviste.
Con iOS 26, Apple introduce CarPlay Video, che consente lo streaming video tramite AirPlay, sebbene solo a veicolo fermo, ed attua la tanto annunciata disintermediazione dell’autoradio con CarPlay Ultra, che controlla direttamente dall’interno del suo ecosistema.
Anche Google si muove nella stessa direzione con la funzione CarRadio integrata in Android Auto (ed in Android Automotive, cioè la versione standalone del sistema che non necessita di mirrorlink con lo smartphone per funzionare).
Intanto, cresce l’offerta di soluzioni aftermarket (come Ottocast o Carlinkit), che portano contenuti video e app di intrattenimento anche su veicoli non nativamente compatibili, confermando la domanda di un’esperienza in-car sempre più personalizzabile.
Android Auto registra una flessione del 7% nell’utilizzo, mentre si rafforza la concorrenza dei sistemi infotainment standalone, come quelli di Tesla, Rivian, Nio e XPeng, che offrono funzionalità avanzate indipendenti dallo smartphone.
Questa evoluzione ha implicazioni profonde per il mondo della radio: la gestione diretta dell’interfaccia da parte di Apple e Google limita la visibilità delle stazioni tradizionali, privilegiando aggregatori come TuneIn e i comandi vocali.
In questo contesto, per i broadcaster diventa fondamentale dotarsi di nomi chiari e facilmente riconoscibili dai sistemi vocali.
In prospettiva, il cruscotto diventerà la nuova home screen dei contenuti digitali: infotainment, pubblicità, intrattenimento e informazione si giocheranno sempre più sul terreno degli ecosistemi di Apple e Google, rendendo urgente per gli operatori tradizionali un ripensamento strategico della loro presenza in auto.

Apple e Google ed il mirrorlink

Apple e Google hanno da tempo ben chiaro che il mirroring tra smartphone e dashboard (nelle more dell’affermazione di soluzioni standalone come Android Automotive, che funziona indipendentemente dall’associazione di un telefono) è diventato imprescindibile.

Autoradio ostaggio dell’automotive e delle big tech

Così mentre l’autoradio è ormai ostaggio non solo delle case automobilistiche (che tentano di eliminarla per assumere il completo controllo della somministrazione di contenuti), ma delle stesse Apple e Google (che, con le soluzioni CarRadio e CarPlay Ultra, la governano dall’interno dei propri sistemi), si apre la stagione dello streaming video in auto, anche se per ora da fermi, in attesa della guida automatica.

Il cruscotto si fa piattaforma

I display centrali delle auto si stanno trasformando da semplici interfacce di supporto alla guida a veri e propri hub digitali sempre connessi, capaci di ospitare app di navigazione, di somministrazione audio/video e di controllo funzionale ed ambientale.

Airplay

La nuova frontiera si gioca sul terreno del mirroring evoluto: da un lato, Apple CarPlay, che con iOS 26 abilita lo streaming video tramite AirPlay (seppur con limitazioni per questione di sicurezza ad auto in movimento, nell’attesa dell’adozione della guida automatica); dall’altro, Android Auto (ed il suo spin-off smartphoneless), che resta dominante nei volumi, ma subisce una parziale flessione nel gradimento.

Soluzioni captive ed aftermarket

Nel mezzo, una proliferazione di soluzioni captive (come nel caso di Tesla), aftermarket e di console intelligenti che superano i limiti imposti dalle case automobilistiche.

Mirroring mania: gli utenti vogliono CarPlay ed Android Auto o cambiano brand

Secondo le analisi riportate da varie fonti, tra le quali Everyeye.it, oltre l’80% degli acquirenti rifiuta di considerare un’auto nuova senza integrazione dei sistemi Android Auto ed Apple CarPlay. Una percentuale che sintetizza l’evoluzione dell’abitacolo: non più solo luogo di guida, ma spazio esperienziale dove connettività, mappe e servizi di intrattenimento audio/video diventano inprescindibili.

Android Auto: +50 mln di auto in un solo anno

Android Auto è installata su oltre 250 milioni di veicoli (erano 200 solo nel 2024), con una recente estensione anche ai modelli Lucid Motors (produttore americano di veicoli elettrici di lusso). Ma l’interesse crescente verso funzionalità avanzate – come il mirroring video – sta aprendo un nuovo fronte competitivo.

 

CarPlay Video: iOS 26 introduce lo streaming, ma solo a veicolo fermo

Con iOS 26, Apple ha annunciato una svolta storica: l’apertura di CarPlay allo streaming video tramite AirPlay, seppur solo in situazioni statiche (parcheggio, sosta). I contenuti saranno accessibili dall’iPhone tramite l’interfaccia dell’auto, ma sarà necessaria l’esplicita abilitazione da parte della casa automobilistica.

Integrazione profonda

La funzionalità, già in test su alcuni modelli, potrebbe rappresentare il primo passo verso un’integrazione ancora più profonda dell’ecosistema Apple con i veicoli.

iOS 26

Oltre al video, iOS 26 porta in dote un aggiornamento del design (liquid glass), Live Activities potenziate, emoji Tapbacks ed uno zoom adattivo intelligente per messaggi e notifiche. Il tutto con un approccio graduale: molte funzionalità saranno attivabili solo su modelli predisposti, con hardware compatibile e display touch di ultima generazione.

La rivoluzione CarPlay Ultra: l’auto diventa un iPad su ruote

Parallelamente, Apple sta spingendo sul fronte di CarPlay Ultra, una versione avanzata della piattaforma capace di interfacciarsi non solo con le app, ma con le funzioni native del veicolo: climatizzazione, strumentazione, infotainment, col controllo diretto dell’autoradio dall’interno del proprio sistema.

Disintermediazione dell’autoradio anche da Apple

In altri termini, esattamente come accadrà con la funzione CarRadio di Android Auto (quindi Google), per ascoltare i contenuti radiofonici via etere (AM/FM/DAB+/HD Radio/sat), attraverso CarPlay Ultra non sarà necessario uscire dall’applicazione, potendo la medesima gestire i comandi dell’autoradio dall’interno.

CarPlay Ultra: parte Aston Martin

I primi modelli Aston Martin in vendita nel 2025 integrano CarPlay Ultra con un’interfaccia ridisegnata e profondamente immersiva. L’obiettivo di Apple è rendere l’esperienza d’uso omogenea con quella del sistema iOS, trasformando la plancia in una naturale estensione dell‘iPhone.

MFi (Made for iPhone)

L’iniziativa si inserisce nel programma MFi (Made for iPhone), che consente ai costruttori di adottare l’hardware e il software necessari per un’integrazione nativa. Tuttavia, le implicazioni per i broadcaster sono significative: la presenza diretta di radio digitali e contenuti IP nella dashboard riduce ulteriormente lo spazio (fisico e cognitivo) riservato all’ascolto radiofonico tradizionale.

Aftermarket e console Android: l’alternativa tech ai sistemi nativi

Per chi non ha un’auto compatibile o desidera estendere le funzionalità, cresce il mercato delle console aftermarket. Prodotti come Ottocast Mirror Touch, Carlinkit o WheelPal consentono l’accesso a YouTube, Netflix, Prime Video ed altre app tramite il mirroring completo. In alcuni casi si tratta di box Android da collegare alla porta USB della vettura, che trasformano il display in un vero e proprio tablet connesso.

Non autorizzate, ma richieste

Queste soluzioni, pur non autorizzate dai produttori automobilistici, sono molto richieste tra gli utenti più evoluti, anche in Italia. Il loro successo conferma un trend: il pubblico vuole interazione, personalizzazione e accesso ai contenuti tipici dell’ecosistema mobile, anche in auto.

Android Auto in leggera flessione: concorrenza agguerrita dai sistemi nativi

Cionondimeno, Android Auto mostra segni di rallentamento: dopo anni di crescita costante, si rileva una flessione del 7% nell’utilizzo, a fronte di un lieve aumento di CarPlay (+2%). Una delle ragioni è l’emergere di sistemi infotainment nativi sempre più sofisticati, come quelli integrati nei modelli Tesla, Rivian o nei nuovi cruscotti delle cinesi Nio e XPeng.

Standalone

Questi sistemi offrono funzioni simili a CarPlay e Android Auto, ma standalone, cioè senza bisogno di connessione a smartphone esterni, nella direzione, quindi, di Android Automotive. Tra le feature: streaming video, browser, funzione hotspot, navigazione cloud, giochi, comandi vocali e aggiornamenti OTA. L’adozione di questi ambienti integrati spinge Apple e Google a ripensare i propri modelli di integrazione, verso logiche più immersive e meno dipendenti dal pairing via USB.

Radio e dashboard: un equilibrio da ridefinire

Le implicazioni per l’industria radiofonica sono tutt’altro che marginali. Google ha introdotto in Android Auto una nuova icona Radio interna, che suggerisce l’imminente attivazione del modulo CarRadio direttamente gestito da Android. Ciò segnala una volontà di mediazione dell’esperienza audio, con possibile esclusione delle app di terze parti o delle interfacce native delle autoradio.

Controllo completo dell’interfaccia utente da parte di Apple e Google

Nel caso di CarPlay, la trasformazione è più radicale: con CarPlay Ultra, Apple punta ad avere il controllo completo dell’interfaccia utente, con impatti affatto trascurabili sulla visibilità delle stazioni radio e sull’accesso al DAB+ o alle emittenti IP.

Mediazione big tech

Si profila un futuro in cui anche l’ascolto radiofonico passerà attraverso piattaforme controllate da big tech, con evidenti riflessi sulle metriche di ascolto e sulla profilazione pubblicitaria.

L’auto come nuovo touchpoint digitale per i contenuti

La convergenza tra infotainment (broadcast e streaming), mirroring o connettività in-car (standalone) segna l’inizio di una nuova fase per la mobilità connessa. Con CarPlay Video, CarPlay Ultra e le alternative captive ed aftermarket, l’automobile si conferma spazio di consumo mediale, sempre più conteso da OTT, sviluppatori e piattaforme di contenuti.

La sicurezza impone comandi vocali

Ma l’accentramento del governo dei comandi su un dashboard sempre più affollato di icone, nelle more dell’automazione della guida delle vetture, deve essere conciliata con la sicurezza stradale. Per questo motivo l’industria automobilistica punta (insieme ad Apple e Google) ai comandi vocali.

Interruzione dopo 20 stazioni in movimento

Già oggi, lo scorrimento in movimento della lunga lista di stazioni radiofoniche (DAB+/FM) su molti modelli di auto viene interrotta dopo una ventina di stazioni (lungo un elenco che a Milano e Roma può arrivare oltre le 230) per “questioni di sicurezza”, emarginando tutte le emittenti successive.

La corsia preferenziale di TuneIn

Molte auto consentono già la ricerca vocale di stazioni DAB+ attraverso comandi vocali dei sistemi di intelligenza artificiale integrati dalle case automobilistiche, ma i sistemi Apple e Google vanno oltre, consentendo attraverso l’app TuneIn (l’unica per ora reattiva) di selezionare qualsiasi stazione presente nell’aggregatore di flussi streanming radio più importante al mondo.

Sintonizzazione vocale

Ed è altamente probabile che con l’integrazione dei comandi delle autoradio in CarPlay Ultra e Car Radio, la sintonizzazione vocale della stazione sarà internalizzata negli ecosistemi Apple e Google diventando uno standard.

L’importanza del nome

Una condizione che rimanda ulteriormente all’importanza per le emittenti di dotarsi di denominazioni chiare, memorizzabili, indiziarie del contenuto (nomen omen), univoche (nel senso di non equivocabili da parte dei sistemi) e protette (non sfruttabili da altri).

Sfida cogente

Per editori, broadcaster e stakeholder del comparto audio-video, la sfida è cogente: adattarsi alle nuove interfacce, presidiare i canali di accesso (come le app infotainment) e negoziare la propria presenza negli ecosistemi digitali dominati da Apple e Google.

Non solo schermo touch

Il cruscotto del futuro non sarà solo uno schermo touch: sarà la nuova home screen dell’informazione, dell’intrattenimento e della pubblicità connessa. Sempre più reattivo ai comandi vocali. (M.R. per NL)

 

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